Le consegne a domicilio, i turni di lavoro e le ‘cucine’ in vari quartieri: così il crack arrivava puntuale in tutta Genova
- Postato il 10 novembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Un’organizzazione perfettamente rodata dove ognuno aveva un ruolo ben determinato nell’ambito nell’attività di spaccio che riforniva di cocaina, ma soprattutto di crack tutta la città.
Il crack su chiamata arrivava in ogni quartiere e fino al Tigullio
Le richieste “a chiamata” arrivano da da Nervi a Voltri, da Castelletto a Carignano, Oregina, Struppa, ma anche il Tigullio: nessun quartiere escluso, ad eccezione del centro storico e in particolare della zona di via Pré, esplicitamente vietata dal capo della banda perché “territorio di altri“.
C’era chi cucinava il crack, chi organizzava gli spacciatori, rigorosamente su quattro turni, chi si occupava dei contatti con i fornitori, chi guidava l’auto dello spaccio a domicilio, con il passeggero che scendeva per la consegna. Quando l’auto non era a disposizione le consegne erano fatte in taxi.
Nei guai anche un tassista genovese: per lui fissato l’interrogatorio
Per questo tra i 20 indagati (tutti stranieri, quasi tutti del Senegal) c’è anche un tassista genovese: lui è accusato solo di alcuni episodi di spaccio e per lui è stato chiesto – come prevede la legge, l’interrogatorio preventivo. Per tutti gli altri no: gli uomini della polizia locale, dopo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Nicoletta Guerrero su richiesta delle pm Francesca Rombolà e Monica Abbatecola, sono stati arrestati subito perché per loro c’è il pericolo di fuga e anche di reiterazione del reato.
Lo spaccio, d’altronde, andava avanti con lo stesso sistema da anni. Almeno dalla fine del 2022, quando è cominciata l’indagine della polizia locale (allora guidata da Gianluca Giurato e oggi portata avanti dal nuovo comandante Fabio Manzo) sulla base di una segnalazione dopo che un uomo di etnia centro-africana era stato notato uscire tutte le sere da un civico di via Piacenza per salire in auto e fare consegne in tutta la città. I poliziotti della locale quell’auto hanno cominciato a osservarla, poi hanno piazzato un localizzatore gps e ancora una cimice che ha cominciato a riprendere le consegne. L’indagine è durata due anni e un’altro c’è voluto per trasformare il copioso materiale in una richiesta di misura cautelare per una ventina di persone, accusate quasi tutte di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio.
I clienti “fideizzati” e i turni di lavoro: di notte a domicilio, di giorno in strada
L’organizzazione era dotata di utenze di servizio dove i clienti ‘fideizzati’ chiamavano per ordinare la loro dose. I telefoni venivano passati a uno spacciatore all’altro al termine del turno di lavoro. Ogni cliente aveva uno-due spacciatori di fiducia, con cui aveva un rapporto consolidato: la droga non mancava mai e arrivava puntuale, e in cambio talvolta se il cliente era senza contanti poteva lasciare in pegno degli oggetti. In alcuni casi alcuni clienti venivano usati come cavie per testare nuove partite di droghe e in quel caso la dose era gratis, e talvolta la dose poteva essere pagata con una prestazione sessuale.
Di notte la droga veniva esclusivamente consegnata a domicilio, con il passeggero che teneva le dosi in bocca per poterle ingoiare in caso di controlli. Il cliente scendeva di casa in piena notte, entrava nell’auto per lo scambio e via. Di giorno invece lo spaccio era più tradizionale, per strada, il posti non lontani dalle cucine-laboratorio, collocate in diversi quartieri, utilizzando i tradizionali imboschi in giardini pubblici o muretti a secco per tirare fuori solo lo stretto necessario al momento dell’arrivo del clienti.
Il giro fruttava parecchio, secondo gli investigatori a ciascuno dei telefoni di servizio nelle 24 ore arrivano circa 200-250 chiamate, con un guadagno, calcolando che una dose di crack veniva venduta a 15-20 euro, di 3-5mila euro al giorno per ciascuna ‘batteria’. I soldi venivano distribuiti tra gli spacciatori oppure inviati in Senegal per essere poi suddivisi. Uno degli organizzato era stato fermato e arrestato mentre partiva per il Senegal con oltre 18mila euro.
Gps, cimici ma anche tossicodipendenti e informatori: così è stata incastrata la gang
L’inchiesta si è avvalsa di intercettazioni, pedinamenti, gps sulle auto ma anche di ben 54 testimonianze, tra tossicodipendenti e informatori, che hanno aiutati gli investigatori a ricostruire il funzionamento dell’organizzazione. Poco si sa al momento sui rifornimento della cocaina: le tracce al momento parlano di un unico fornitore, un albanese al momento ignoto che risiede a Varazze, ma sul punto le indagini sono in corso e alcune risposte potrebbero arrivare dalle perquisizioni e dai sequestri di oggi.