Le grandi manovre dell’industria militare italiana

  • Postato il 28 maggio 2025
  • Di Panorama
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Continuano le grandi manovre dell’industria militare italiana, le cui attività devono giocoforza aumentare sia per la situazione internazionale attuale, sia per raggiungere il 2% del Pil come richiede la Nato. L’Italia, come già previsto dal piano nazionale degli armamenti, raddoppierà la produzione di missili per le sue batterie di difesa aerea Samp/T il prossimo anno. Lo ha confermato il Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, motivando la decisione per il fatto che l’Ucraina avrebbe esaurito le scorte per le due batterie fornite dal nostro Paese e dalla Francia nel 2023. In un’intervista televisiva rilasciata lunedì 26 maggio, Crosetto ha affermato che la divisione italiana del produttore missilistico europeo Mbda aumenterà la produzione di missili Aster del 40% quest’anno e del 100% nel 2026, con le prime consegne che arriveranno tra 12 e 18 mesi da oggi. La notizia segue quanto riportato dal quotidiano francese Le Monde nelle stesse ore, ovvero che Kiev avrebbe esaurito i missili per le sue batterie proprio mentre la Russia intensifica gli attacchi con effettori missilistici e droni. Domenica 25 maggio le autorità ucraine avevano dichiarato che la Russia stava lanciato il più grande attacco di droni mai scagliato contro l’Ucraina, utilizzando 355 droni tipo Shahed e almeno nove missili da crociera.

Il giorno successivo il cancelliere tedesco Friedrich Merz aveva dichiarato che “non ci sono più restrizioni di gittata” per i missili forniti dagli alleati occidentali all’Ucraina, il che significa che le posizioni militari in Russia potrebbero essere prese di mira. Dal 2022 a oggi l’Ucraina ha ricevuto due batterie Samp/T donate da Italia e Francia, la seconda delle quali è arrivata dall’Italia a dicembre. Lo Samp-T è un sistema antimissile tattico imbarcato su camion progettato per distruggere missili da crociera, velivoli con e senza pilota e missili balistici e la batteria inviata dall’Italia lo scorso anno era una delle cinque gestite dal nostro Paese. Lo scorso settembre, Crosetto aveva dichiarato che l’Italia avrebbe ordinato dieci nuove batterie e che le democrazie europee stavano lottando per procurarsi e produrre armi in modo più rapido. Disse il ministro: “Questo è solo l’inizio e siamo già in ritardo perché non siamo pronti ad affrontare la sfida odierna. Siamo lenti perché viviamo in un mondo di democrazie che saranno sempre sconfitte dalle dittature”.

Ma l’Italia si muove anche sul fronte dei veicoli militari, valutando acquirenti per Iveco Defence Vehicles (Idv), il più grande produttore nazionale, e il governo italiano potrebbe avere difficoltà a impedirne la vendita all’estero. Il principale fornitore di veicoli da combattimento dell’Esercito Italiano, IDV, potrebbe essere venduto entro la fine dell’anno da Iveco, di proprietà del Gruppo Exor, il maggiore azionista della casa automobilistica Stellantis controllata dalla famiglia Agnelli. Proprio Iveco il 15 maggio aveva annunciato che Idv sarebbe stata scorporata entro quest’anno, con una possibile vendita, facendo sapere di aver ricevuto offerte preliminari da diversi attori strategici. Lo scorso anno Idv ha registrato un aumento del fatturato del 15%, raggiungendo la cifra di 1,1 miliardi di euro, a seguito dell’aumento dei budget causato dalle guerre in atto e specialmente da quella russo-ucraina.

L’otto maggio scorso l’amministratore delegato di Leonardo Roberto Cingolani ha dichiarato che Leonardo ha presentato un’offerta congiunta con la tedesca Rheinmetall. LE due società sono già in affari con una joint venture annunciata lo scorso anno per costruire 1.050 nuovi veicoli da combattimento per l’Esercito italiano basati sul modello Lynx di Rheinmetall e altri 132 carri armati basati sul Panther KF-51 di Rheinmetall oggi in fase di sviluppo. Anche Idv detiene una quota dell’enorme commessa di veicoli italiana e nel dicembre scorso aveva dichiarato di aver firmato un accordo con Leonardo per acquisire il 12-15% delle attività di sviluppo e produzione dell’accordo, il cui valore è valutato essere 23 miliardi di euro. Anche Leonardo e Idv avevano già da tempo in essere una joint venture tra loro chiamata Cio che costruisce i veicoli da combattimento Vbm e carri armati Centauro sempre per l’Esercito italiano.

Secondo fonti italiane Leonardo avrebbe offerto di acquistare Idv per 750 milioni di euro lo scorso anno, ma l’offerta è stata rifiutata. Nel frattempo, numerose aziende in tutto il mondo sarebbero pronte a presentare offerte per Idv: i media spagnoli suggeriscono che la Indra sarebbe pronta a pagare un miliardo di euro, mentre sarebbero interessati anche i fondi statunitensi e il consorzio franco-tedesco Knds. Infine c’è Bae Systems, che la scorsa settimana ha annunciato una partnership tra Bae Systems Hägglunds e Idv per offrire il suo veicolo fuoristrada BvS10 al nostro Esercito con progettazione e produzione in Italia.

Del resto, Bae costruisce già veicoli anfibi insieme con Idv per i Marines statunitensi. Cingolani ha lasciato intendere che Leonardo sarà riluttante a pagare cifre esorbitanti solo per mantenere Idv italiana, mentre Exor probabilmente cercherà di massimizzare il profitto di un’azienda che ha un’elevata occupazione, sapendo che le aziende extraeuropee sono sempre più interessate ad acquistare realtà europee mentre l’Ue rafforza il proprio sistema di difesa. Vedremo se il governo italiano potrà applicare la golden Power per evitare di perdere Idv.

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Panorama

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