Le istituzioni italiane assenti da Sinner a Wimbledon, Abodi: “Capita anche a un ministro di aver bisogno di fermarsi”

  • Postato il 14 luglio 2025
  • Tennis
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Come ho vissuto la vittoria di Sinner a Wimbledon? Con l’emozione grande, a distanza, perché contrariamente a tante altre volte, questa volta non sono andato, capita anche a un ministro a volte di aver bisogno di fermarsi, di stare in famiglia”. Andrea Abodi, ministro dello Sport e dei Giovani, rompe il silenzio sull’assenza delle istituzioni italiane sul Centrale di Wimbledon durante la finale tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Un fatto di stanchezza, secondo l’uomo del governo Meloni per lo sport: questa è la sua traballante giustificazione durante un intervento a “La Politica nel Pallone” su Gr Parlamento.

Contrariamente a Sinner, Carlos Alcaraz ha potuto salutare e ringraziare Re Felipe VI, accompagnato dal ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska e dall’ambasciatore spagnolo a Londra José Pascual Marco Martinez. E se per la Spagna c’era una fitta presenza delle istituzioni, per l’Italia non c’era nessuno. Né in rappresentanza del governo, né del Coni. C’era ovviamente Angelo Binaghi, presidente della FederTennis ed euforico per l’ennesimo successo del campione che ha rivoluzionato la popolarità della racchetta in Italia.

Le parole di Abodi sull’assenza a Wimbledon

Sui social, in tv e sui giornali, la mancanza di istituzioni italiane a Londra è stata però notata. E il grande assente è appunto il ministro dello Sport, che per ruolo avrebbe probabilmente dovuto presenziare a un evento storico per lo sport italiano. Andrea Abodi ha provato a spiegare la sua scelta così: “Io credo che la cosa più importante sia poter gioire comunque, come ho detto prima, da presente o da diversamente presente, per un’impresa che riunisce tutti”. “Poi c’è chi chiaramente ha diritto, e io ho grande rispetto alla polemica – ha proseguito il ministro – non c’era nessun membro del governo, non c’erano le istituzioni, può capitare, è capitato in questa circostanza, ce ne dispiace, perché sarebbe stato molto più bello essere lì presenti, ma a volte anche noi abbiamo circostanze della vita che ci impediscono di farlo e questo non penso che debba meritare un giudizio che, tutto sommato, distoglie dalla grande gioia che dovrebbe accomunarci”. “La cosa più importante è celebrare la vittoria di Jannik”, ha concluso il ministro italiano.

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Il Fatto Quotidiano

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