Le mosse di Donald per il Medio Oriente disarmano la sinistra

  • Postato il 1 ottobre 2025
  • Esteri
  • Di Libero Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni
Le mosse di Donald per il Medio Oriente disarmano la sinistra

Ha parlato Papa Leone XIV, ha parlato il Presidente Sergio Mattarella, ha parlato la premier Giorgia Meloni. Hanno parlato i Paesi Arabi. Tutti sperano nel piano di Donald Trump per la Palestina, tutti vedono un’opportunità nell’iniziativa americana sottoscritta dal capo del governo israeliano, Benjamin Netanyahu. Tutti chiedono alla Flotilla di fermare la sua folle corsa verso Gaza. Alla sinistra italiana questo coro non basta. A poche ore dal voto nelle Marche ho visto in tv un dirigente del Partito democratico, Pierfrancesco Majorino, mantenere ferma la “linea Flotilla”. Il suo partito era sugli scogli, distrutto da una surreale campagna con la kefiah tra Pesaro e Ascoli Piceno, ma lui insisteva nel raccontare (su Quarta Repubblica, Rete4) che la regata pro -Pal verso Gaza era una cosa bellissima e che il problema era il «genocidio» e, naturalmente, Israele.

Una strategia kamikaze perfettamente riuscita di cui Majorino non riusciva a cogliere le conseguenze, neppure dopo il naufragio. «Il sonno della ragione genera mostri», è l’epigrafe di un celebre dipinto del Goya. Giorgia Meloni ieri sera ha detto chiaramente cosa sta accadendo, qual è la vera posta in gioco. Ha ricordato che «si è finalmente aperta una speranza di accordo per porre fine alla guerra», ma è una «speranza» che «poggia su un equilibrio fragile, che in molti sarebbero felici di poter far saltare. Temo che un pretesto possa essere dato proprio dal tentativo della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano. Anche per questo ritengo che la Flotilla dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle diverse proposte avanzate per la consegna, in sicurezza, degli aiuti». Meloni dice che «è il tempo della serietà e della responsabilità», ma la reazione della sinistra è quella di un gruppo di politicanti in preda alle allucinazioni. Hanno accusato Meloni di «irresponsabilità», loro, talmente irresponsabili da non vedere neppure l’ombra della tragedia che stanno alimentando con il mantice.

Che cosa può indurre la sinistra a perseverare nell’errore? Quali ragioni guidano un gruppo di dirigenti verso la catastrofe, pur essendo chiaro e imminente il pericolo? Antonio Gramsci, ormai poco citato e per niente letto dai compagni, nel 1930 scrisse che «la crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati». È la foto del centrosinistra italiano, in pieno smarrimento culturale («il vecchio muore e il nuovo non può nascere», un’eterna agonia), sta rischiando lo sfascio e la consegna della rappresentanza sociale agli agenti del caos («i fenomeni morbosi», il disordine) di cui abbiamo già l’identikit: i gruppi pro-Pal che marciano gridando «blocchiamo tutto», bypassano i partiti (e non li votano); il sindacato Usb che supera a sinistra la Cgil; i movimenti di studenti (esagero, chi studia sul serio sa riconoscere il bene e il male) che occupano gli atenei e danno la caccia agli ebrei e ai sionisti nelle università. Sono gruppi extraparlamentari che la sinistra dovrebbe isolare. Invece no, l’opposizione li insegue, li coccola, afferma che hanno «nobili sentimenti» dove in realtà sono presenti solo pulsioni distruttive. Nutrono la bestia e alla fine la bestia li divorerà. La Flotilla fa parte di questa dimensione parallela, è l’ultima carta da giocare nel festival dell’orrore pro-Pal, è chiaro da tempo che si tratta di una regata dove c’è la spinta della manina di Hamas, i legami sono esposti, le parole d’ordine tradiscono l’ideologia. Quando affermano che l’obiettivo è «forzare il blocco navale», progettano un’azione che ha un solo scopo: creare l’incidente con Israele, provocare una situazione favorevole per Hamas che è con le spalle al muro.

Tutta la missione della Flotilla ha una pianificazione di tipo militare: la durata del viaggio è progettata per arrivare il più vicino possibile al 7 ottobre, il giorno della strage degli ebrei; il racconto sugli aiuti umanitari è sparito per lasciare il posto al traguardo vero, ingaggiare la Marina israeliana (che si prepara all’abbordaggio con le forze speciali). È la trama di un’operazione che ha il sottotesto inquietante del “martirio”, una missione in cui la vita non ha valore perché punta a far saltare il piano di pace della Casa Bianca. Accecati dall’ideologia, ubriachi di propaganda corrosiva, la Flotilla continua la navigazione perché questo è il disegno, impedire a Trump e Netanyahu di chiudere la guerra, liberare gli ostaggi e mettere Hamas per sempre fuori dalla vita dei palestinesi. Avanti tutta e, come urlava un flotillante sulla banchina del porto, «hasta la victoria siempre». È lo sfascio della sinistra.

Continua a leggere...

Autore
Libero Quotidiano

Potrebbero anche piacerti