Le polizze rc auto italiane restano le più care dell’Ue. Per le compagnie 2 miliardi di profitti in più nel 2024
- Postato il 19 giugno 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Le polizze rc auto obbligatorie italiane sono le più care dell’Unione europea, con un costo medio di 286 euro. Esattamente cento euro in più rispetto ai valori medi di paesi come Francia o Spagna. A segnalarlo è l’Ivass, l’autorità che vigila sul settore assicurativo che oggi ha presentato la sua relazione annuale. Nel documento si spiega che “i differenziali fra i Paesi sono legati a fattori quali i costi delle riparazioni e i sistemi di risarcimento in caso di lesioni o morte” e che il differenziale fra i premi pagati in Italia e quelli all’estero “si è progressivamente ridotto dal 2012″.
Resta il fatto che in tutta Europa soltanto la Gran Bretagna ha costi medi più elevati (381 euro). “Una pessima notizia nota da anni, con la quale siamo costretti a convivere da troppo tempo“, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
Non aiuta il cattivo funzionamento di Preventivass, il servizio di comparazione del costo delle polizze Rc auto, entrato a regime nel 2023, che in 12 mesi ha elaborato quasi 80 milioni di preventivi. Come ammette il presidente Ivass Luigi Federico Signorini “continuiamo a rilevare uno scarto significativo” fra i prezzi esposti nel portale e quelli, più bassi, effettivamente pagati dai consumatori.
Al di là del comparto auto, la relazione riporta che, a fine 2024, gli investimenti delle compagnie assicurative italiane avevano superato i mille miliardi di euro, circa i tre quarti dei quali con rischio diretto a carico dei bilanci assicurativi. Esclusi gli attivi per contratti index linked e unit linked, gli investimenti delle assicurazioni erano a 728,2 miliardi di euro, dei quali il 47,3% in titoli di Stato e il 34,9% in obbligazioni societarie e quote di Oicr (Organismi di investimento collettivo nel risparmio, come sono ad esempio i fondi comuni, ndr).
Fra il 2019 e il 2024, segnala Ivass, la quota dei titoli governativi italiani sul totale degli attivi degli assicuratori operanti in Italia “si è ridotta di 10,5 punti percentuali mentre la quota dei governativi esteri è aumentata di cinque punti percentuali”. Rilevata anche una crescita di 1,7 punti percentuali, come quota sul totale attivi, degli investimenti in fondi comuni e di due punti percentuali per la componente azionaria. Stabile, invece, la quota delle obbligazioni societarie.
Presentando i dati, il presidente dell’Ivass Luigi Federico Signorini ha osservato che finora il sistema assicurativo italiano “pur esposto alle rinnovate incertezze di oggi, ha mostrato nel suo insieme robustezza e capacità di reagire“. Signorini ha spiegato che “il conto economico è migliorato, il patrimonio si è confermato solido” e che l’incidenza dei premi sul Pil è aumentata dal 6,1 al 6,9% nel 2024. Nel 2024, l’utile complessivo delle compagnie assicurative è stato pari a 10,5 miliardi nel contro gli 8 miliardi del 2023. Dell’utile complessivo 4,5 miliardi sono riconducibili alla gestione danni, i rimanenti sei alla gestione vita.
Quanto ai movimenti che stano caratterizzando il sistema bancario e assicurativo italiano (Ops di Unicredit su Banco Bpm, offerta di Mps su Mediobanca e ops di Mediobanca su Banca Generali, etc) Signorini ha affermato che “Le operazioni di concentrazione proposte negli ultimi mesi, sebbene vedano come protagoniste in primo luogo le banche, avranno, se realizzate, significativi effetti anche sul sistema assicurativo“. Pertanto “continueremo a seguire con la massima attenzione gli sviluppi”. “Fermi i criteri alla base delle autorizzazioni prudenziali, il giudizio su ciascuna offerta spetta alle dinamiche di mercato e alle scelte degli azionisti“.
Secondo Assoutenti, il mercato assicurativo italiano, dalla Rc Auto alle polizze vita Unit e Index Linked, non tutela più i cittadini, ma favorisce oligopoli e speculazioni. In particolare, “Sulla Rc Auto i premi aumentano mentre i diritti calano. Le clausole vessatorie, la riparazione imposta presso riparatori di fiducia delle assicurazioni, il risarcimento diretto e il potere contrattuale delle compagnie hanno ridotto sensibilmente la concorrenza e la qualità delle prestazioni – denuncia il presidente Gabriele Melluso. “Il settore assicurativo ha realizzato oltre 10 miliardi di utili complessivi, di cui più di 4 miliardi nel solo ramo danni: un record mondiale che rappresenta la cartina di tornasole della mancanza di reale concorrenza e di possibili speculazioni”, conclude.
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