Le provocazioni pro Pal ci costano fino a 250.000 euro al giorno
- Postato il 26 settembre 2025
- Di Panorama
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A Gaza non si entra, è stranoto e la Flotilla avrebbe avuto la possibilità di sbarcare nel porto di Ashkelon per scaricare gli aiuti che poi sarebbero stati consegnati tramite i canali umanitari già attivi. Ma questa strada è parsa troppo facile, poco eclatante, ci volevano i riflettori dei media internazionali e allora ecco la forzatura, la rotta verso la destinazione preclusa. Una presa di posizione che però costa cara ai contribuenti italiani.
«Per garantire assistenza ai cittadini italiani presenti sulla Flotilla», ha chiarito in una nota il ministro della Difesa Guido Crosetto, «ho autorizzato l’intervento immediato della fregata multiruolo Fasan della Marina militare che era in navigazione a Nord di Creta nell’ambito dell’operazione Mare Sicuro».
Deviare una fregata, che stava facendo ritorno verso i porti italiani, per fare da scudo in alto mare alla Flotilla, non è gratis. La Fasan non è una nave qualsiasi. È un mezzo all’avanguardia, una struttura missilistica, antisommergibile di recente costruzione dotata di armi elettroniche di ultima generazione e di artiglieria, compresi siluri e missili. Ha operato nel Mar Rosso e nello Yemen, per difendere i mercantili dagli attacchi dei pirati somali e degli Huthi.
Stiamo quindi parlando di una fregata che deviata dal suo percorso brucia denaro in più in termini di carburante, logistica, ore macchina. Ieri poi il ministro Crosetto ha chiarito che la fregata Alpino arriverà per sostituire la Fasan, che rientrerà alla propria missione originaria.
Regole di ingaggio e sicurezza
Dal momento che, per ragioni di sicurezza, non è possibile conoscere nel dettaglio le regole di ingaggio di una nave militare, non è chiaro se, per scongiurare incidenti, l’uso della forza sarà ammesso o meno. Il ministro ha ribadito che «le unità navali italiane non svolgono funzioni di scorta né usciranno dalle acque internazionali» qualora la Flotilla dovesse decidere di forzare il blocco israeliano.
Questo serve a capire quanto è onerosa l’operazione. Ma il tema dei costi che la Flotilla ha messo in moto, non è stato sollevato da nessuno e men che meno dalla sinistra che ha sempre fatto le pulci a quanto il governo spende per trasportare i migranti in Albania con le navi.
I conti dell’operazione
Facciamo due conti. Prendendo a riferimento «le tabelle di onerosità» delle unità navali della Marina Militare, un giorno di navigazione dell’ex unità Maestrale costa circa 60.000 euro, la San Marco 45.000 mentre i pattugliatori tra i 12 e i 15.000 euro. L’impiego delle sole unità navali costerebbe 192.000 euro al giorno ai quali bisognerebbe aggiungere il costo delle ore di volo della decina di velivoli assegnati all’operazione.
Ma Fasan e Alpino sono fregate di nuova generazione, dotate di tecnologie sofisticate e con meno personale a bordo ma di alta specializzazione. Maestrale ne aveva 225 mentre Fasan ne ha circa 170. Una stima approssimativa del costo giornaliero dell’unità navale impegnata a tutela della Flotilla è di circa 30.000 euro.
Stime più alte e il paragone con Mare Nostrum
Ma ci sono stime anche superiori. Prendendo a riferimento i dati pubblici dell’operazione Mare Nostrum (9,3 milioni al mese, circa 300.000 euro al giorno per il dispositivo), l’impiego operativo di una fregata vale circa 120-250.000 euro al giorno. La stessa cifra sulla quale l’opposizione aveva acceso i riflettori, alzando le barricate, quando si trattava di traghettare i migranti in Albania.
Con l’aggravante, nel caso della Flotilla, che l’operazione non smuoverà di un passo la strategia di Israele e non porterà nessun aiuto a Gaza.