Le quotate fondamentali per i piccoli azionisti e per la tenuta dell’Italia

  • Postato il 18 ottobre 2025
  • Economia
  • Di Libero Quotidiano
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Le quotate fondamentali per i piccoli azionisti e per la tenuta dell’Italia

L’annoso rompicapo dei salari insufficienti e dei postumi dell’inflazione sul costo della vita e di riflesso sul potere d’acquisto ha sollecitato il Presidente della Repubblica a espiare e un pensiero critico. Sottolineare le gravi problematiche che derivano era opportuno così come evidenziare lo spropositato divario che esiste tra gli stipendi dei top manager e i loro dipendenti. Un divario esagerato che può trovare motivazioni se arriva a superare i tre zeri, divario che comunque in Italia trova molto limitati casi. Il Presidente, però, ha voluto soffermarsi sugli azionisti delle quotate, dimenticandosi che l’azionariato diffuso è costituito da circa 15 milioni di risparmiatori di piccole dimensioni che posseggono ben meno del 20% dell’intero capitale delle imprese quotate. Il rischio che essi assumono investendo nei mercati regolamentati, attraverso il sistema bancario nelle sue varie declinazioni, è tutt’altro che insignificante ma il possibile risultato che ne deriva può ripagarlo. D’altronde la redditività dei titoli pubblici, fa sovente fatica anche solo a compensare l’inflazione.

Il fatto che si punta su azioni bancarie ed energetici, la cui maggioranza di controllo è nelle mani pubbliche, è dovuto alle cedole significativamente più elevate e soprattutto, dal dopo Covid, al lievitare dei valori investiti in azioni, condizione che consente loro di porre un valore aggiuntivo per il quotidiano ordinario e straordinario. I mercati finanziari regolamentati rappresentano una componente essenziale per le aziende, ma anche per gli azionisti, ben sapendo che il rischio è assolutamente elevato e che, nel caso si verifichino perdite e interventi straordinari sul capitale, come successo ripetutamente pochi anni fa, proprio con le banche, osi vede diluire la loro partecipazione azionaria o la debbono ricostituire a spese loro.

L’Italia, da quando s’è incamminata sull’industrializzazione ha consentito alla maggioranza della popolazione di aumentare il risparmio, dedicandolo in prima istanza all’acquisto della casa, in seconda agli acquisti di Titoli di Stato e, negli ultimi 10-15 anni, in azioni di società quotate. Un certo numero di loro ha perso ben più di quanto abbia guadagnato, poi però l’affinarsi dei regolamenti e dei controlli hanno fatto invertire la rotta. Ciononostante, Piazza Affari non è decollata nel numero di aziende quotate, mentre è sensibilmente aumentato l’acquisto di titoli del settore bancario -assicurativo, tanto da portare i due maggiori istituiti nazionali, Intesa e Unicredit, ad avere la maggior capitalizzazione borsistica europea del comparto. Bene sarebbe valutare con la massima attenzione l’importanza che rivestono per il sistema economico italiano i piccoli azionisti e quanto questi ne possano ottenere sostanziali benefici per le loro tasche grazie al rendimento dei loro risparmi che viene poi utilizzato essenzialmente in consumi sopratutto voluttuari. Siamo all’interno di un periodo di grandi fibrillazioni che spaventano famiglie e aziende facendo limitare il più possibile, sia il rischio che la spesa, non indispensabile. Avere coscientemente la voglia di rischiare, perché i titoli azionari sono sempre e comunque un rischio, è da applauso, anche in ragione del fatto che un risultato positivo ne alimenta indirettamente e diffusamente altri attraverso i consumi.

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Autore
Libero Quotidiano

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