Le scuole negli Usa di Trump libere di ignorare l’integrazione. Il caso del distretto in Louisiana

  • Postato il 29 luglio 2025
  • Mondo
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni

La Plaquemines Parish è la striscia di terra della Louisiana che da New Orleans si allunga nel Golfo del Messico. Qui, dalla metà degli anni Sessanta, era in vigore un consent decree che obbligava il locale distretto scolastico a desegregare le scuole. Bianchi e neri dovevano avere accesso agli stessi programmi, classi, strutture. Con il nuovo anno scolastico, l’ordine non sarà più in vigore. Il Dipartimento di Giustizia lo ha infatti annullato. “Il distretto scolastico di Plaquemines Parish non dovrà più dedicare preziose risorse locali a una questione di integrazione che si è conclusa due generazioni fa”, ha dichiarato la responsabile dell’ufficio diritti civili del Dipartimento, Harmeet Dhillon.

La storia dei consent decree si intreccia a quella, tragica e infinita, del razzismo americano. Una famosa sentenza della Corte Suprema del 1954, “Brown v. Board of Education”, riconobbe il diritto di una ragazzina di Topeka, Kansas, di frequentare la scuola pubblica – bianca – vicino a casa, invece di farsi ogni giorno decine di chilometri in autobus per raggiungere la scuola – nera – dove l’avevano destinata. Sino ad allora, aveva prevalso la dottrina “separate but equal”: le scuole segregate avevano il diritto di esistere, purché le strutture messe a disposizione degli studenti dei diversi gruppi etnici fossero di pari livello. La sentenza del 1954 stabiliva un principio diverso. Strutture scolastiche diverse sono per forza di cosa ineguali. La segregazione nella scuola pubblica violava il 14esimo Emendamento, che riconosce “eguale protezione” per tutti gli americani, a prescindere da appartenenza etnica e razziale, sesso, religione.

Cominciò a quel punto il lungo e difficile processo di desegregazione razziale. Vennero ridefiniti i confini dei distretti scolastici, in modo da riunire quartieri etnicamente diversi. Si mise fine alle “quote razziali”, che sino ad allora avevano limitato il numero di studenti neri nelle scuole bianche. Si incentivò lo strumento del busing. I ragazzi venivano trasportati in autobus fuori dei loro quartieri, per creare classi in cui le diverse etnie fossero rappresentate. A non tutti, soprattutto al Sud, la cosa piacque. In Louisiana, Mississippi, Georgia, Alabama, il processo di desegregazione procedeva lentamente. Una parte delle comunità bianche non accettavano di mandare i loro figli a scuola con i neri. Le autorità scolastiche frapponevano mille difficoltà. A partire dal 1966, con Lyndon Johnson alla Casa Bianca, vennero attivati centinaia di consent decree. Sotto la supervisione di un tribunale, i distretti scolastici dovevano dimostrare di procedere nella desegregazione “alla velocità necessaria”. In caso contrario, si bloccava il flusso di fondi federali.

Uno dei consent decree toccò proprio al distretto scolastico della Plaquemines Parish. La contea era il regno incontrastato di Leander Perez, democratico, suprematista bianco, segregazionista. Perez era stato un giudice distrettuale particolarmente corrotto, generoso nelle sue sentenze con le società petrolifere locali (una di queste, si scoprì dopo la sua morte, era di sua proprietà). In seguito, da presidente del “Plaquemines Parish Commission Council”, Perez portò avanti una feroce campagna segregazionista, diventando una delle voci più celebri a livello nazionale della Massive Resistance, il movimento politico del Sud che si opponeva all’integrazione razziale. Organizzò i “White Citizens Councils”, il braccio politico del Ku Klux Klan. Il suo pallino erano le scuole. A Perez, non andava giù che bianchi e neri studiassero nelle stesse aule. A un comizio a New Orleans del 1960, invitò la folla inferocita ad attaccare la sede del distretto scolastico. Cercò di chiudere le scuole pubbliche della Plaquemines Parish, trasferendo migliaia di studenti bianchi nelle segregation academies, scuole private per soli bianchi. Cattolico, si oppose alla desegregazione delle scuole cattoliche di New Orleans. Nel 1962, l’arcivescovo della città lo scomunicò.

È questa storia che l’amministrazione Usa ora cancella. La decisione è singolare anzitutto da un punto di vista legale. Per annullare un consent decree, un distretto scolastico deve dimostrare in tribunale di aver dato attuazione all’ordine. In questo caso, quindi, di aver desegregato le proprie aule, dando a tutti gli studenti, a prescindere dalla appartenenza etnica e razziale, gli stessi servizi e opportunità. In questo caso, l’annullamento del consent decree avviene attraverso un’intesa “concordata congiuntamente” tra Dipartimento di Giustizia e distretto scolastico della Plaquemines Parish, senza che quest’ultimo abbia dovuto dimostrare nulla. C’è poi il problema politico. Il Dipartimento di Giustizia afferma che la questione della segregazione è cosa vecchia, risolta “due generazioni fa”. In realtà, a 71 anni dalla “Brown v. Board of Education”, e nonostante i miliardi di dollari spesi per integrare le classi, il sistema scolastico Usa resta fortemente segregato. Un rapport dello U.S. Government Accountability Officr mostra che un terzo dei ragazzi americani frequenta scuole pubbliche dove il 75 per cento o più degli studenti appartengono allo stesso gruppo etnico e razziale. La cosa è ancora più evidenti nel settore privato. Negli Stati Uniti esistono ancora circa 300 segregation academies, dove la popolazione studentesca è prevalentemente bianca.

Cancellare un consent decree è dunque scelta politicamente significativa. Tutte le amministrazioni del passato, democratiche e repubblicane, hanno cercato di far rispettare il principio di integrazione. L’amministrazione Trump decide ora che si tratta di cosa superata, non in linea con i tempi. Esistono, attualmente, circa 130 consent decree in giro per gli Stati Uniti. Dopo la decisione relativa alla Plaquemines Parish, altri distretti scolastici potrebbero chiedere di essere sollevati dall’obbligo di desegregare.

L'articolo Le scuole negli Usa di Trump libere di ignorare l’integrazione. Il caso del distretto in Louisiana proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti