L’EDICOLA, Il Corriere: “Meloni: al seggio per i referendum ma non voterò”. La Stampa: “Putin chiude la porta alla pace”. La Verità: “Se dà fastidio alla sinistra non votare diventa un reato”
- Postato il 3 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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Sono due le notizie principali di oggi in apertura sui quotidiani: le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che riguardo ai referendum di domenica e lunedì prossimi ha dichiarato la sua partecipazione al seggio senza però ritirare le schede per votare; l’incontro che si è tenuto a Istanbul fra Russia e Ucraina e che non ha portato ad alcun risultato concreto. “Putin chiude la porta alla pace”, titola La Stampa. “Meloni: al seggio per i referendum ma non voterò”, è l’apertura del Corriere della Sera. “Se dà fastidio alla sinistra non votare diventa un reato”, titola invece La Verità.
Ecco la rassegna stampa di oggi:
“Meloni: vado ma non voto. È scontro sul referendum” (La Repubblica).
“Meloni: al seggio per i referendum ma non voterò” (Il Corriere della Sera).
“L’ex pugile che ha due nemici”. L’editoriale di Paolo Mieli: “Brutto risveglio quello di ieri mattina per i leader europei che auspicano un futuro della comunità motivato da una più decisa collocazione al fianco di Volodymyr Zelensky. Erano andati a dormire avendo appena appreso i particolari dell’«operazione ragnatela» con la quale sabotatori ucraini grazie ai droni avevano distrutto una quarantina di aerei russi, colpendoli persino in una base siberiana. All’alba, però, il presumibile entusiasmo dei «volenterosi» è stato spento dalla notizia che nelle elezioni presidenziali polacche il candidato della destra, Karol Nawrocki aveva battuto, sia pure d’un soffio, il ben più europeista sindaco di Varsavia Rafal Trzaskowski, uomo dell’élite prossima al primo ministro Donald Tusk. Un bel guaio”.
“Putin chiude la porta alla pace” (La Stampa).
“Concordato, promossi e bocciati” (Il Sole 24 Ore).
“Referendum, Meloni: non voto” (Il Messaggero).
“Il costo pagato dagli Usa per i dazi”. L’editoriale di Romano Prodi: “Sono passati due mesi e un giorno dallo sciagurato due aprile, definito da Trump il giorno della liberazione. Doveva essere il punto forte del grande progetto “Make America Great Again” che, soprattutto usando un aumento dei dazi senza precedenti, avrebbe riequilibrato e fatto rifiorire sia l’economia sia la politica degli Stati Uniti, trasferendo sugli altri paesi il costo necessario. Anche se l’allucinante serie di quotidiane decisioni fra loro contraddittorie sta creando incertezza in tutto il mondo, possiamo distinguere almeno due fasi di questa politica”.
“Referendum, la premier manda in tilt la sinistra” (Il Giornale).
“Di male in seggio” (Il Manifesto).
“Londra: guerra a Mosca (a distanza di 2500 km)” (Il Fatto Quotidiano).
“La bravata dannunziana”. L’editoriale di Marco Travaglio: “Ha torto marcio il Cremlino quando definisce “terrorismo” lo spettacolare attacco di droni ucraini alle sue basi aeree, che ha beffato l’intelligence e distrutto (forse) 41 caccia. È un atto di guerra del Paese invaso contro obiettivi militari del Paese invasore. Atti di terrorismo ucraini furono l’attentato ai gasdotti NorthStream e gli assassini di Darya…”.
“Se dà fastidio alla sinistra non votare diventa un reato” (La Verità).
“Tenta il suicidio e accusa la destra” (Libero).
“Le urne sono vicine, alla sinistra non resta che alzare i decibel”. L’editoriale di Mario Sechi: “Giorgia Meloni andrà al seggio ma non ritirerà le schede dei referendum, è una delle opzioni a disposizione dell’elettore nella consultazione dell’8 e 9 giugno: esercito il mio diritto di andare a votare, ma sottolineo che nessuno dei quesiti merita il mio voto, è un giudizio politico forte, più efficace della semplice astensione e non concorre alla formazione del quorum”.
“Ucraina e Russia, accordo lontano. In usa attacco al sit-in pro Israele” (Domani).












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