L’EDICOLA, Il Corriere: “Trump-Khamenei, sfida finale”. La Stampa: “Iran, Trump gioca con la guerra”. La Verità: “Chi finisce prima i missili”
- Postato il 19 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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La notizia principale di oggi in apertura sui quotidiani è quella relativa alla decisione, molto probabile, di un intervento diretto degli Stati Uniti nella guerra fra Iran e Israele. Alcuni titoli si concentrano invece sul discorso televisivo della guida suprema iraniana, Ali Khamenei, che in un videomessaggio ha dichiarato che l’Iran non ha nessuna intenzione di arrendersi, minacciando gli Stati Uniti in caso di attacco. “Iran, Trump gioca con la guerra”, titola La Stampa. “Trump-Khamenei, sfida finale”, è l’apertura del Corriere della Sera. “Chi finisce prima i missili”, titola invece La Verità.
Ecco la rassegna stampa di oggi:
“Ultimatum a Teheran” (La Repubblica).
“Trump-Khamenei, sfida finale” (Il Corriere della Sera).
“Ma il Paese pensa ai giovani?”. L’editoriale di Francesco Giavazzi: “I giovani italiani che ogni anno si spostano all’estero, per continuare gli studi o per cercare lavoro in un altro Paese, erano 21 mila nel 2010, sono stati oltre 91.400 lo scorso anno. Non lasciano l’Italia perché non trovano lavoro, lavori se ne trovano, parecchi, ma sono lavori sempre più poveri. Tanti giovani emigrano alla ricerca, innanzitutto, di salari migliori. Non a caso l’emigrazione dei giovani ha accelerato dopo l’episodio di inflazione accesa dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022: in molti settori il potere d’acquisto dei salari non ha ancora ripreso quanto perso in quel breve periodo”.
“Iran, Trump gioca con la guerra” (La Stampa).
“Borse, boom del volumi in Cina” (Il Sole 24 Ore).
“Aerei e navi, Iran sotto assedio” (Il Messaggero).
“Lo spiraglio diplomatico nei giorni delle bombe”. L’editoriale di Paolo Pombeni: “Paradossalmente, ma non tanto, è nella fase più acuta di un conflitto che possono riaprirsi le strade per il lavoro delle diplomazie. È quanto, forse, si sta vedendo nell’ultima evoluzione della guerra fra Israele e l’Iran, anche dopo la riunione del G7 in Canada che probabilmente ha consentito la maturazione di linee comuni più di quanto si possa desumere dalle dichiarazioni ufficiali. Due fattori, peraltro abbastanza coincidenti, potrebbero mutare il quadro della situazione (usiamo il condizionale perché in una contingenza tumultuosa come quella che stiamo vivendo è bene tener conto dell’estrema variabilità e volatilità degli elementi)”.
“I partigiani tifano gli ayatollah” (Il Giornale).
“La bomba che c’è” (Il Manifesto).
“L’Aiea: Niente prove sull’atomica iraniana” (Il Fatto Quotidiano).
“Peggio per noi”. L’editoriale di Marco Travaglio: “Se Trump interverrà nella guerra privata di Netanyahu contro l’Iran senza ragioni né sbocchi, sarà peggio per lui e per gli americani, ma soprattutto per noi europei. Peggio per lui perché l’ansia di apparire protagonista dappertutto e purchessia, anche in un conflitto che non voleva e tentava di evitare con un negoziato intelligente e promettente…”.
“Chi finisce prima i missili” (La Verità).
“Gli euroayatollah” (Libero).
“Bruxelles non sa distinguere tra bene e male”. L’editoriale di Mario Sechi: “Quando pensi che l’Europa abbia toccato il fondo, quello è il momento in cui a Bruxelles si inizia a scavare. Ieri l’Alto rappresentante per la politica estera, l’estone Kaja Kallas, ha svelato il suo desiderio: sanzionare Israele. Che la signora fosse inadeguata per quel ruolo lo sapevamo, ma che potesse superare i suoi predecessori – il nulla cosmico di Federica Mogherini e la trombonaggine di Josep Borrell – non era scontato. Kallas ha messo a segno l’impresa ieri, dichiarando al mondo il suo sconforto nel non riuscire a punire Israele perché non c’è accordo tra i 27 Stati dell’Unione. Per fortuna c’è ancora qualcuno che non ha consegnato la testa ai tagliagole di Hamas e ai boia dell’Iran”.
“Potrei attaccare, ma anche no. Il mondo appeso ai dubbi di Trump” (Domani).












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