“Lei aveva già avuto rapporti”, così i giudici di Macerata hanno assolto l’imputato accusato di violenza sessuale

  • Postato il 21 ottobre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Da tempo viene chiesta dalle associazioni che tutelano le vittime di violenza sessuale una legge sul consenso e oggi, con l’inizio in Corte d’appello di Ancona di un processo all’imputato “assolto” in primo grado perché la ragazza, all’epoca 17enne, “aveva già avuto rapporti dunque era in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione”, l’argomento torna a essere politico con la richiesta del Pd di approvare la legge in materia.

A innescare la reazione le motivazioni del processo di primo grado nei confronti di un uomo, all’epoca 25enne, assolto dall’accusa perché non più vergine. Come riporta Il Messaggero la minorenne, una cittadina straniera a Macerata per motivi di studio. “accettato la proposta dell’amica di un’uscita in quattro, in compagnia di due ragazzi italiani pressoché sconosciuti e di appartarsi in tarda serata in automobile in un luogo isolato e scarsamente illuminato“. La prima coppia era scesa e la 17enne aveva accettato di sedersi sul sedile posteriore “nonostante fosse evidente a chiunque che fossero giunti in quel posto proprio a tale scopo” presumono i magistrati. La 17enne però aveva denunciato di essere bloccata e di aver opposto resistenza cercando di dare un pugno perché non voleva avere un rapporto. Ma l’uomo aveva proseguito lasciandole anche un livido sulla spalla bloccata. La giovane si era confidata con un’amica e con un’insegnante. Era stata quindi visitata e presentata una denuncia.

Per i magistrati però la 17enne “non aveva in alcun modo opposto resistenza, né invocato aiuto. Non aveva cercato di sottrarsi ad esempio aprendo la portiera posteriore, pur potendolo fare tranquillamente… Il suo ripensamento, non è stato recepito dall’imputato se non, forse, al termine del breve rapporto, quando la ragazza aveva deciso di fare ritorno al residence da sola a piedi”. I segni sulla spalla, come proposto dai consulenti della difesa, sarebbero stati dovuti a una “suzione”. Il Tribunale poi aveva ritenuto in motivazione che la giovane donna “possa aver subito conseguenze sotto il profilo psicologico a seguito del rapporto che sicuramente non era avvenuto secondo le sue aspettative e forse in maniera troppo fugace e priva di tatto“. A verdetto e motivazioni si sono opposti procura e parti civili e saranno i giudici di secondo grado a determinare se la sentenza va ribaltata o confermata.

Parlano di “sentenza choc” i parlamentari del Pd in Commissione Femminicidio Cecilia D’Elia, vicepresidente, Sara Ferrari, capogruppo dem, Filippo Sensi, Valeria Valente, Antonella Forattini e Valentina Ghio che “conferma che in Italia c’é assoluto bisogno di una legge sul consenso. Chiediamo alla Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e al Parlamento tutto di schierarsi senza distinzione di colori politici e appartenenze su una battaglia per l’approvazione di un testo di civiltà per le donne”.

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Il Fatto Quotidiano

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