L’energia di Sonego: “Al Roland Garros è una lotta, io sono pronto. Mi sono allenato con Sinner: a Roma gli è mancata solamente una cosa”

  • Postato il 22 maggio 2025
  • Tennis
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Il Roland Garros? È una lotta ogni partita, e a me piace quando c’è da lottare”. A dirlo è il tennista Lorenzo Sonego, numero 44 del ranking ATP, che a pochi giorni dall’inizio dello Slam parigino (si comincia domenica 25 maggio) si racconta tra la passione per la musica e il suo amore per il tennis: “Ho iniziato grazie a mio padre, mi ispiro a Ronaldinho perché giocava con il sorriso”, spiega l’atleta. E non manca un commento sugli Internazionali d’Italia, il torneo di casa, da cui è uscito troppo presto, con la sconfitta all’esordio per mano dell’argentino Burruchaga: “È stato difficile, ma ogni sconfitta mi aiuta ad imparare”. Sonego parla anche dell’importanza di avere nel movimento azzurro giocatrici come Jasmine Paolini, che ha vinto a Roma in singolare, e Sara Errani, vincitrice in doppio sempre con la tennista toscana. O come Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, che hanno raggiunto rispettivamente la finale e la semifinale nel maschile: “I loro risultati spronano anche tutti gli altri giocatori, me compreso”.

Agli Internazionali d’Italia forse non è andata come speravi, con la sconfitta all’esordio. Cosa è mancato secondo te in quella partita? E in che modo quell’esperienza può servirti – mentalmente o tatticamente – per affrontare al meglio il Roland Garros?
A volte partite come queste ti fanno capire che non è solo il livello di tennis che conta ma soprattutto l’aspetto mentale. Dall’inizio dell’anno mi sto allenando bene e fisicamente sono pronto per lo Slam. La partita a Roma è stata difficile perché non sono riuscito a far uscire la mia personalità in campo, cosa che sarà obiettivo principale per questo slam. Da ogni sconfitta come questa si possono imparare tante cose e l’obiettivo è poi quello di aggiustare le cose che non sono andate nei tornei successivi. La cosa bella degli Slam è che hai più tempo per far girare partite come queste dalla tua parte.

A Roma sono arrivate la vittoria di Paolini in singolare e in doppio con Errani, la semifinale di Musetti e la finale di Sinner. Che bilancio faresti di questi Internazionali d’Italia per il tennis azzurro?
Direi che la domanda si risponde da sola (ride, ndr). Da Jasmine in singolo e in doppio con Sara, a Jannik e Lorenzo credo che sia un momento storico e significativo per tutti noi italiani. I risultati loro spronano anche tutti gli altri giocatori, me compreso.

A proposito di Sinner: ti sei allenato con lui prima e dopo l’inizio del torneo. Che impressione ti ha fatto vederlo arrivare in finale nel primo Masters 1000 dal suo rientro? È cresciuto di partita in partita o avevi già percepito questo livello negli scambi in allenamento?
Jannik il livello non lo ha mai perso. L’unica cosa che magari gli è mancata in qualche momento del torneo è stato il ritmo partita, ma che è difficile da mantenere non giocando competizioni per così tanto tempo. Io sono davvero felice per lui perché se lo merita e so il lavoro che continua a metterci dietro ogni giorno anche con il suo team.

Tornando a Parigi: qui hai raggiunto per la prima volta gli ottavi di finale in uno Slam. Che rapporto hai con questo torneo, e dove punti ad arrivare quest’anno?
Il Roland Garros è un torneo fantastico che mi carica sempre ogni anno. È il secondo slam dell’anno ed è sulla terra rossa, quindi credo si possa dire che è una lotta ogni partita che si gioca, e a me piace quando c’è da lottare. Voglio concentrarmi su una partita alla volta e punto ad esprimere al meglio me stesso ogni partita, i risultati poi seguiranno. Ovvio che poi uno punta sempre all’obbiettivo migliore possibile…

Di recente hai spiegato di avere adesso la maturità giusta, sottolineando anche l’importanza della meditazione. Quando hai iniziato a praticarla?
Ho iniziato dopo un viaggio in Sri Lanka con Alice (la fidanzata, ndr): lì mi sono avvicinato alla meditazione e da allora ho continuato a praticarla. La sera, prima di dormire, mi dedico spesso alla respirazione o alla meditazione. Inoltre, già l’anno prima avevo iniziato a lavorare con un professionista che si occupa di gestione dello stress e recupero. Mi ha insegnato varie tecniche di respirazione che utilizzo nei momenti decisivi dei match. Mi aiutano a restare lucido e presente.

L’anno è iniziato con i quarti di finale degli Australian Open, i primi a livello Slam. Quali sono i tuoi obiettivi per il 2025?
L’anno prossimo è semifinale Slam. Ogni anno bisogna salire!

Lo scorso anno hai interrotto la tua storica collaborazione con Gipo Arbino. Su cosa hai lavorato dopo il cambio di allenatore e com’è adesso il rapporto con il tuo ex coach ?
A livello tecnico ho lavorato tanto sul rovescio, in particolare sull’uso corretto delle gambe, che prima non sfruttavo al meglio. Ho messo molto focus anche sul servizio e sulla risposta, sia tecnicamente che tatticamente. Stiamo costruendo un gioco sempre più aggressivo, con più variazioni e presenza a rete. Per quanto riguarda il rapporto con Gipo preferisco sempre tenere ciò che c’è tra me e lui privato.

Hai vinto quattro titoli ATP, uno per ogni superficie. Quale pensi che sia la più adatta alle tue caratteristiche?
Ad oggi credo che le superfici rapide siano quelle che esaltano di più il mio gioco. Mi permettono di essere più aggressivo, valorizzano il servizio e il mio approccio offensivo. In Australia ho avuto buone sensazioni e anche sull’erba credo di poter fare molto bene continuando a lavorare nella direzione giusta.

Nel 2021 hai debuttato nella musica con il tuo primo singolo “Un solo secondo” e ora sei l’unico tennista di alto livello ad avere una canzone con più di un milione di stream su Spotify. Com’è nata questa passione e come la inserisci tra i tuoi impegni lavorativi?
È nata un po’ per gioco con un mio amico: da piccoli ci divertivamo a scrivere canzoni utilizzando le basi trovate su YouTube. All’inizio erano canzoni che facevano ridere, poi abbiamo deciso di fare una canzone vera. Così è nata questa passione. È un modo per staccare dal tennis, per vivere qualcosa di diverso e passare del tempo con il mio migliore amico. Quando torno a Torino, tra un allenamento e l’altro, troviamo sempre un momento per andare in studio, registrare o parlare di musica.

Cosa ascolti prima di una partita importante? Preferisci qualcosa che ti carica o un brano più rilassante?
Musica che mi carica, musica latina.

Qual è l’atleta – tennista o di qualsiasi altro sport – che consideri il tuo idolo e perché è stato importante?
Ronaldinho. Mi ha sempre ispirato perché giocava col sorriso, si vedeva quanto amasse quello che faceva. Trasmetteva felicità e passione: è questo che mi ha colpito più di tutto.

Negli ultimi anni è stato registrato un aumento delle iscrizioni alle scuole di tennis. Tu come hai iniziato?
Ho iniziato grazie a mio padre, grande appassionato di tennis. Dopo qualche anno di calcio, mi ha fatto provare e me ne sono innamorato subito. Ho capito che poteva diventare la mia strada quando ho cominciato a ottenere risultati nei Challenger: lì ho realizzato che questo “gioco” poteva davvero essere il mio lavoro.

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