Leoncavallo, Centri sociali e movimenti: un conflitto di diritti, proprietà contro droga

  • Postato il 31 agosto 2025
  • Politica
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Leoncavallo, Centri sociali e movimenti: un conflitto di diritti, proprietà contro droga.

I giovani stentano a comprendere che esiste il diritto di proprietà. Questo diritto ha estinto la stirpe dei “tiranni” che disponevano dei beni, della vita e della morte dei sudditi.

Il diritto di proprietà è inculcato nella mente della gente più umile che non accetta di essere privata dei frutti del proprio lavoro.

I giovani dei Centri sociali che occupano gli immobili senza averne diritto, rappresentano l’emblema di una rivolta contro la proprietà privata.

Il ripristino della proprietà dell’immobile occupato dal “Leoncavallo” era un atto dovuto in forza della nostra Costituzione: “La proprietà privata può essere espropriata per motivi di interesse generale salvo  indennizzo” (art. 42).

Il che significa che neppure lo Stato può mettere in discussione il diritto di proprietà.

Leoncavallo, 30 anni d’acquiescenza

Leoncavallo, Centri sociali e movimenti: un conflitto di diritti, proprietà contro droga, nella foto il Leoncavallo
Leoncavallo, Centri sociali e movimenti: un conflitto di diritti, proprietà contro droga – Blitzquotidiano.it (Foto Ansa)

Significa anche che lo Stato deve impedire l’occupazione abusiva. Va in questa direzione la condanna del Ministero dell’Interno a risarcire i Cabassi.

Se quindi fosse stato emanato un “editto” di qualche “Autorità” con il quale si dichiarava il Leoncavallo una fucina di giovani talenti, una valvola di “sfogo” della politica più genuina, un veicolo originale, benefico e democratico per far sentire la voce delle nuove generazioni, in tutti questi casi lo stesso “editto” avrebbe dovuto indicare il capitolo di spesa del bilancio pubblico a copertura degli affitti dovuti al proprietario.

Che si dovesse aspettare tanto tempo per agire, in attesa di una sentenza giudiziaria esecutiva, la dice lunga sulla credibilità delle nostre istituzioni.

Sul piano penale l’occupazione di spazi era ridotta a reato bagatellare di competenza del giudice di pace. C’è voluta la recente previsione dell’intervento d’ufficio della Procura e il rischio di arresti, per attuare lo sgombero.

L’iniziativa del sindaco Sala

Quando invece ci chiediamo se i leoncavallini potessero esigere di non essere “sfrattati” le cose cambiano, perché i principi di diritto non possono essere separati dai fatti e il fatto determinante è quello di avere consentito l’occupazione per un trentennio.

La realtà ci dice che i governi, i partiti, i sindaci, hanno dato l’impressione di accettare l’abuso, in questo modo “legittimandolo”.

Mentre la Corte dei Conti dovrà recuperare gli affitti pagati per il Leoncavallo, il sindaco Sala ci informa di avere individuato un altro immobile presso cui trasferire il Centro e di essere disponibile a stanziare alcuni milioni per rendere agibili i locali. Non è del tutto chiaro se sarà richiesto un affitto, di che entità, se si pretenderanno garanzie del pagamento dei canoni oppure se sarà la mano pubblica a farsene carico.

Esiste l’obbligo dello Stato di mettere a disposizione, gratuitamente, spazi per “socializzare”? Certamente, a condizione che in quegli spazi non si esercitino attività “politiche”, perché tali attività, secondo la Costituzione (art. 49), sono svolte dai partiti e perché i finanziamenti pubblici agli stessi partiti sono stati abrogati con il referendum del 1993.

Non voglio impantanarmi in una discussione sul “ruolo” e sull’utilità dei Centri sociali che cercano di dare voce agli “esclusi”. Esistono infatti Centri che offrono attività ludiche e ricreative e Centri legati a ideologie e movimenti, come le Sardine che erano associate a cortei a favore di alcuni gruppi politici.

Del resto, i Centri sociali intesi come aggregazioni di persone che contestano il “potere ufficiale” non sono una scoperta dei nostri giorni. Nel 1808 il francese Francoise-Marie Fourier proponeva a coloro che non erano soddisfatti dell’organizzazione statuale di unirsi in comunità (le falangi) e di vivere una vita comunitaria in un “falinsterio”, cioè in un edificio comune. Esperienze di questo tipo, che si sono avute in Europa e specialmente negli Usa, hanno avuto vita breve.

E invece sui problemi “politici” di cui si occupano i “Centri” che intendo prendere posizione. Per capire se l’attuale Leoncavallo svolga “anche” attività politica, basterà considerare la prossima manifestazione del sei settembre, indetta “per difendere gli spazi sociali, la cultura libera, l’arte sovversiva, l’antirazzismo e i movimenti dal basso”.

Per prima cosa, i frequentatori dei Centri sociali dovrebbero capire la differenza tra il razzismo “individuale” che in Italia è quasi inconsistente  e la necessaria tutela del paese dalle immigrazioni incontrollate che rappresentano un problema degli “occidentali”, dal momento che nessuno organizza tratte umane  verso Cina, Russia o Afganistan.

Se uscite dai Centri sociali e fate un giro turistico in Egitto, Algeria, Marocco e nei principali paesi nordafricani, potrete verificare che gli italiani sono tenuti in alta stima, molto più dei francesi, inglesi e tedeschi. Sono piuttosto i paesi dell’integralismo religioso a fomentare il razzismo come strumento di destabilizzazione delle Nazioni europee.

A tale riguardo, rammento che le dittature cercano di delegittimare i paesi a cultura democratica, finanziando movimenti di opinione.

Durante gli anni precedenti la seconda guerra mondiale, le vie di Londra erano invase da manifestanti che sventolavano i simboli del Terzo Reich. All’interno della stessa famiglia reale esistevano personaggi che flirtavano con i nazisti.  I Club filo hitleriani aumentavano ogni giorno. Ci sarebbe voluta la determinazione di Churchill per spazzare via quella marmaglia.

Nessuno può oggi garantire che Nazioni come la Russia o l’Iran non utilizzino metodi analoghi.

Capire che l’Europa attraversa un periodo di conflitto latente con questi paesi e che dobbiamo scegliere tra oriente e occidente, rappresenta una pre-condizione invalicabile di qualsiasi Centro sociale o movimento.

L’accertamento, rigoroso e imprescindibile, che devono fare i giovani è quello di chiarire che i loro valori non siano inquinati da finanziamenti “condizionanti”.

Non avere mai organizzato neppure un girotondo a favore del popolo ucraino, rappresenta il segno di una possibile sudditanza. Rilevo inoltre che ogni giorno si tengono in Europa manifestazioni pro Pal e che tuttavia il governo “democratico” di Netanyahu continua a usare metodi nazisti per snidare i nazisti di Hamas.

Cari ragazzi, partiti e sindacati che partecipano alle vostre manifestazioni costituiscono fattori inquinanti di autonomia e credibilità: cacciate gli inquinatori.

I Centri sociali vogliono proibire gli investimenti nel settore militare. Per dare un’idea del gap tecnologico nel comparto, rimarco che nell’odierna “guerra spaziale”, i cinesi hanno superato gli americani e che l’Europa è rimasta ferma alla “preistoria” dei satelliti metereologici.

L’ulteriore argomento che consiglio ai giovani di approfondire è il Vangelo della politica green.

Chi conosce la storia antica, sa che fin dalle origini il suolo italiano oltreché splendore portava morte, perché i terremoti, le eruzioni e le inondazioni, riducevano in cenere e fango il lavoro di secoli. Viene difficile accreditare l’idea che gli odierni fenomeni distruttivi del nostro paese dipendano dall’attività umana piuttosto che dalla morfologia del territorio. Trovo molto più “convincente” attribuitre un maremoto al Dio Nettuno, fulmini e saette a Giove.

I giapponesi, vittime della nefandezza atomica americana, alle prese con problemi più gravi dei nostri, si organizzano al meglio ma non rinunciano all’energia nucleare di “pace”.

Insomma, i problemi dell’inquinamento e del degrado territoriale non si risolvono con gli slogan e i cortei, bensì andando a votare.

Voglio infine considerare il problema della droga, che non riguarda l’attuale Leoncavallo, anzi. Le “mamme del Leoncavallo” ci ricordano i figli Fausto e Ialo che organizzavano ronde anti-spaccio e furono per questo uccisi.

Tuttavia, nell’opinione pubblica, i Centri sociali non godono di grande considerazione riguardo a questa piaga sociale.

I Centri dovrebbero organizzare manifestazioni per denunciare il problema ed espellere dai loro movimenti chi fa uso della sostanza. Dovrebbero dichiarare a viso aperto che i drogati possono provocare delinquenza diffusa ai danni delle categorie meno protette della società, che subiscono i delitti degli “sballati”.

Sarebbe anche necessario ricordare un po’ di storia. L’arma più micidiale utilizzata dagli europei per sottomettere la Cina fu l’esportazione dell’oppio dall’India. Il governo cinese ne proibì l’uso per “il danno che la droga provocava alla vitalità della nazione”: questa decisione determinò le due “guerre dell’oppio”.

Gli inglesi avevano diritto di soddisfare il consumo “sociale” della droga che stava distruggendo un antico popolo, volevano cioè “liberalizzare la droga”. C’è voluta la rivoluzione identitaria di Mao con qualche milione di vittime per ridare orgoglio alla Nazione cinese.

Gli utili del commercio della droga vanno a vantaggio delle nazioni esportarici che finanziano il commercio delle armi, come i ricavi dell’oppio andavano a vantaggio della marina militare britannica.

Alla fine di questo intervento mi viene un dubbio: e se fosse vero che il centro-destra ha preso il potere e lo sta mantenendo proprio grazie alle “ideologie” dei Centri sociali e dei movimenti, con i quali il “campo largo” è in privilegiata sintonia?

 

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Blitz

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