“L’ex assessore di FdI ordinò al capo dei vigili un dossier per screditare Salis”: perquisizioni in Comune a Genova

  • Postato il 17 giugno 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Doveva essere la bomba da sganciare in campagna elettorale per demolire la credibilità di Silvia Salis, candidata sindaca di Genova del centrosinistra: l’investimento di una donna avvenuto sulle strisce, un incidente stradale risalente a un anno prima e rimasto fino a quel momento inedito. Dietro a quella storia, pubblicata dal giornale di destra La Verità molti mesi più tardi – proprio nei giorni precedenti le elezioni, nell’ambito di una serie a puntate dedicata tutta a Salis – si nascondeva, secondo la Procura di Genova, una sorta di dossieraggio con mandanti politici. Un disegno orchestrato secondo i pm da un uomo di Fratelli d’Italia, Sergio Gambino, uno degli assessori più di peso prima della giunta di Marco Bucci e poi di quella guidata dal suo delfino Pietro Piciocchi. A passare materialmente ai cronisti il verbale secretato sarebbe stato Gianluca Giurato, comandante della Polizia municipale nominato da Bucci nel 2018. Entrambi, sia Giurato che Gambino, sono indagati per rivelazione di atti coperti da segreto. Il tentativo non ha però avuto l’effetto sperato: come noto il 27 maggio scorso Silvia Salis ha vinto a valanga, battendo al primo turno Piciocchi, 51,5% a 44%, e riportando il centrosinistra alla guida di Genova dopo otto anni di dominio del centrodestra.

La vicenda emerge da un’inchiesta per corruzione che vede indagato proprio Gambino. In queste ore sono in corso perquisizioni in varie sedi, fra cui l’ufficio dell’ex assessore, oggi consigliere comunale d’opposizione, a Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova. Al centro dell’inchiesta ci sono favori e assegnazioni elargiti a Luciano Alessi, imprenditore locale attivo nel mondo delle residenze private per anziani e dell’accoglienza ai migranti. Nel mirino degli inquirenti ci sono bonifici e incarichi ottenuti dalla società della moglie di Gambino, attiva nel mondo delle cure dentali. L’inchiesta, coordinata dalla pm Arianna Ciavattini, è condotta dallo Sco della Squadra mobile e dall’aliquota della Guardia di finanza, sotto la supervisione del procuratore capo Nicola Piacente. Il gruppo Alessi, attore importante della sanità ligure, è stato anche finanziatore di Giovanni Toti: fra il marzo e l’aprile del 2024, alla vigilia del suo arresto per corruzione, l’ex governatore fece una raccolta straordinaria di fondi in vista degli impegni elettorali futuri, incassando 229.150 euro in un solo mese. Una cifra stellare notata anche dalla Guardia di finanza, che stava indagando sul flusso di finanziamenti illeciti al potere politico di centrodestra ligure. Per questo gli investigatori avevano acquisito l’elenco dei donatori, tra cui figurava anche il gruppo Alessi con 2.250 euro. Il gruppo, va sottolineato, non è stato mai indagato in quel procedimento; in Liguria è stato protagonista di operazioni importanti, come la trasformazione dell’ex hotel Hermitage in una Rsa.

Tornando invece al filone del dossier confenzionato nei confronti di Silvia Salis, nei giorni più caldi della campagna elettorale genovese, riemerge un comunicato che Gambino affidò anche ai social. Appena pubblicata la notizia dell’incidente che vedeva Salis indagata, l’esponente di Fratelli d’Italia fu tra i primi a rilanciarla: “Come può pensare di guidare una città responsabilimente, se non sa farlo nemmeno con un’automobile? Con noi i morti sulle strade si sono dimezzati, grazie a un lavoro concreto fatto di prevenzione e campagne educative, non di slogan”. In quel comunicato c’era anche una coda che poi si rivelerà falsa: “Leggendo la rassegna stampa di oggi scopriamo che Silvia Salis è indagata per aver investito una donna passando con il rosso. La vittima ha riportato un trauma cranico, un piede rotto e altre lesioni. Ma oggi ci parla di sicurezza stradale con toni solenni sui social”. In realtà, Salis non era passata con il semaforo rosso, ma con il verde. E l’assessore non lo aveva appreso dalla rassegna stampa: era stato lui, secondo la Procura, a fare passare l’informazione al giornale amico.

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Il Fatto Quotidiano

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