L’incredibile storia del genio italiano della truffa
- Postato il 3 agosto 2025
- Di Panorama
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Dimenticatevi Anna Sorokin, alias Anna Delvey, la geniale truffatrice che una dozzina d’anni fa ingannò la New York che conta, spacciandosi per ricca ereditiera tedesca, tanto da meritare di essere raccontata dalla serie tv “Inventing Anna”. Scordatevi anche Frank Abagnale, che negli anni Sessanta si mise a girare il mondo in auto-stop travestito da pilota della Pan-Am, e lungo la strada riuscì a incassare 3 milioni di dollari di assegni falsi, ispirando Steven Spielberg a girare il film “Prova a prendermi”, con Leonardo di Caprio.
Oggi c’è un italiano che batte di svariate incollature sia Anna, sia Frank. E anche la sua storia, oggettivamente, meriterebbe un film. Il suo nome in sigla è GP: quello vero non è importante, e del resto non dice quasi nulla alle cronache giudiziarie italiane. È così perché la nostra giustizia, se si esclude un procedimento secondario, non s’è ancora occupata a fondo della sua arte: la truffa. Del resto, per almeno una decina d’anni, GP ha portato a termine le sue incredibili frodi finanziarie soprattutto altrove.
Una vita tra identità fittizie e lusso estremo
Nato 49 anni fa nel Sud Italia, una formazione (forse) da ingegnere informatico, GP ha manifestato il suo estro creativo in almeno quattro continenti, rimbalzando come la pallina impazzita di un flipper dall’Inghilterra agli Stati Uniti, dal Giappone alla Turchia, dal Canada a Hong Kong, passando anche – in ordine alfabetico – per Algeria, Austria, Bulgaria, Cecoslovacchia, Francia, Germania, Egitto, Emirati Arabi Uniti, India, Iran, Liechtenstein, Spagna, Svizzera e Zambia.
In quasi ognuno di questi Paesi, tra il 2016 e il 2024, GP ha fatto decine di vittime. Ovunque ha ingannato persone fisiche e società grandi e piccole, sottraendo loro milioni di euro e di dollari, ogni volta assumendo una diversa identità e fingendosi l’amministratore delegato di grandi società attive nel trading petrolifero, basate tra la Svizzera e Hong Kong, ma anche un ricco barone tedesco, o un Cavaliere di Malta, e perfino un Templare d’Inghilterra.
La condanna in Francia
Questo, almeno, è il complesso percorso che è riuscita a ricostruire la Corte d’appello di una città del sud della Francia, che il 21 ottobre 2024 ha condannato definitivamente GP a tre anni di reclusione: una pena che l’uomo al momento sta scontando nel carcere parigino di Fleury-Merogis, con i suoi oltre 4.000 detenuti la più grande prigione d’Europa.
Ed è proprio per questo che oggi emerge la vicenda di GP. Perché ora lo studio dell’avvocato Daria Pesce, tra i più noti penalisti milanesi, sta cercando di fargli scontare la pena in Italia. L’istanza di trasferimento, presentata al nostro Ministero della Giustizia dopo la condanna in Francia, è stata trasmessa al governo di Parigi e adesso si attende soltanto la decisione della magistratura d’Oltralpe. Dovrebbe arrivare in pochi mesi, forse già dopo l’estate.
Il ritratto del truffatore perfetto
«È un procedimento difficile», dice a Panorama.it l’avvocato Pesce, «ma il mio cliente ha tutto il diritto a essere trasferito in un carcere italiano. È così in base al nostro Codice penale, e lo ha stabilito anche la Corte d’appello di Milano, cui a suo tempo avevo chiesto che GP venisse processato in Italia: su quel punto specifico la risposta dei giudici era stata negativa, però era stata accolta la richiesta che potesse essere detenuto in una prigione milanese».
L’avvocato Pesce descrive il suo cliente come «un uomo molto intelligente e particolarmente simpatico, oltre che elegante e distinto». Nella sentenza francese si legge che GP «conduceva uno stile di vita sfarzoso», fatto di auto di lusso (gli inquirenti hanno contato almeno tre Jaguar e sette Aston Martin), di grandi hotel a cinque stelle e di spostamenti su jet privati: una sola società di noleggio aereo ha certificato che GP ha speso quasi 74.000 euro in tre mesi, e uno dei suoi primi arresti è avvenuto nel febbraio 2019 all’aeroporto parigino di Le Bourget, proprio mentre scendeva dalla scaletta di un volo privato.
Una rete globale di frodi
Anche per gestire le sue tante identità, GP disponeva di almeno 14 diverse carte di credito e di molteplici conti esteri. Grazie a questi particolari, oltre che al suo perfetto accento inglese e a un francese impeccabile, GP si presentava alle sue vittime con l’estetica di un intermediario finanziario d’alto bordo, più che affidabile e in grado di garantire prestiti per importi molto elevati. A quel punto, gli bastava chiedere in garanzia fondi, titoli o beni, e se ne impadroniva per poi scomparire.
Nel processo francese, GP inizialmente ha negato ogni addebito, poi ha ammesso soltanto una minima parte delle truffe contestategli, motivandole con «un momento di difficoltà finanziarie nella sua attività nel settore petrolifero». Nella sentenza si legge che l’imputato «ha mostrato una propensione alla menzogna, alla falsificazione e alla dissimulazione di tutto ciò che potrebbe offuscare la sua immagine»: un’analisi che pare rinviare a una sorta di narcisismo, un tratto psicologico a suo modo tipico dei grandi truffatori della Storia, che nel loro quotidiano gioco di specchi finiscono quasi per convincersi davvero del ruolo interpretato. La sua stessa avvocata non nasconde un certo grado di ammirazione: «Anche se la sua capacità di convinzione è anomala e virata a un uso non proprio commendevole», ammette Daria Pesce, «mi è impossibile non apprezzarla».
Milioni scomparsi e 350 vittime silenziose
Gli inquirenti francesi hanno accertato che i computer di GP contenevano oltre 70.000 file informatici e le schede di almeno 350 “clienti” entrati in affari con lui, e che le società di GP segnavano una «fatturazione» di quasi 16 milioni di euro e 28 milioni di dollari. Eppure sono stati appena 27 i “clienti” di GP che hanno risposto alle richieste d’informazione del Tribunale francese e si sono presentati come vittime. Gli altri, forse, hanno preferito evitare la cattiva pubblicità derivante dall’essere caduti nelle maglie del grande truffatore.
L’unica condanna italiana
In Italia, GP è stato condannato nel 2022 per la contraffazione di due passaporti: il primo gli attribuiva la nazionalità del Lussemburgo e un nome falso (e come al solito altisonante), mentre l’altro risultava rilasciato a suo nome dal Sovrano Ordine di Malta. Ma anche quel documento, ovviamente, era un falso.