L’indagato Pazzali col vento in poppa. Per l’amministratore di Equalize può portarsi a casa un milione di euro della società sotto inchiesta
- Postato il 9 giugno 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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La fortuna sembra di nuovo sorridere a Enrico Pazzali, che, indagato per associazione a delinquere nella cricca dei presunti spioni di via Pattari e con una richiesta d’arresto pendente, si è permesso il lusso di tornare a presiedere la Fondazione Fiera con lauto stipendio annesso e indiretto avallo del governatore Attilio Fontana. Vento in poppa, dunque. Soprattutto ora che l’amministratore giudiziario di Equalize e di altre tre società travolte dalle indagine della Procura di Milano, nella sua relazione depositata al gip sembra avergli servito su un piatto d’argento la possibilità di portarsi a casa un milioncino e due puliti puliti. E che il rischio sia questo lo conferma il parere contrario alla relazione del pm Francesco De Tommasi.
Parere scritto che il pm porterà all’udienza del prossimo 16 giugno davanti al giudice Fabrizio Filice, anche perché negli atti d’indagine emerge chiara la posizione della Procura rispetto a una continuità aziendale tra Equalize e Mercury (stessa sede e stesso oggetto sociale), srl questa riconducibile all’hacker Samuele Sam Calamucci. Continuità che invece pare non esistere per l’amministratore giudiziario – nominato dallo stesso gip -, il quale prima di tutto usa due pesi e due misure rispetto al denaro di Equalize. Se da un lato, quello cospicuo, circa 1,4 milioni, presente sul conto di Equalize alla data degli arresti dello scorso ottobre appare pulito e utile per avviare una liquidazione volontaria, dall’altro i 48mila euro che Mercury deve ricevere da Equalize, per una consulenza ritenuta lecita, non si possono usare perché considerati provento del reato.
Tanto che l’amministratore scrive: “Il pagamento integrale della debitoria sociale sarebbe costituito principalmente dal credito verso Equalize S.r.l., il quale allo stato ha natura di irrecuperabilità poiché potenzialmente derivante da operazioni di probabile natura illecita”. E dunque se Mercury allo stato si avvia verso una liquidazione giudiziale e una ipotesi di bancarotta, per Equalize e soprattutto per Pazzali il futuro è ricco di prospettive. Giusto per capire, il presidente della Fondazione Fiera è proprietario del 95% delle quote, il resto è oggi della famiglia Gallo, dopo la morte il 9 marzo scorso dell’ex poliziotto. E così a far di conto al 28 ottobre 2024, Equalize mostra un attivo di 1.459.615 euro (oggi immutato), che scende a 1.348.490 euro con le varie passività dovute dalla liquidazione. A questa cifra vanno poi tolti 44mila euro per la cessazione del rapporto per i dipendenti e 30mila euro di spese di liquidazione. A conti fatti ne restano puliti circa 1.274.490 milioni ovviamente da dividere con la famiglia Gallo. Così Pazzali potrà accedere al 95% della cifra ovvero 1,2 milioni e spiccioli. Cifra che comprende i 354.610 euro di crediti di Equalize nei confronti della Fenice spa di Lorenzo Sbraccia, indagato per accesso abusivo a sistemi informatici e per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sbraccia, però quella consulenza del 2024, si rifiuta di pagarla sostenendo la natura illecita del contratto tra le parti.
Ovviamente nel corso dell’istruttoria lo stesso Pazzali si è detto disponibile alla liquidazione volontaria così come all’epoca anche Carmine Gallo che diede il via libera a che fosse il presidente di Fondazione Fiera a scegliere il liquidatore. Naturalmente durante le tante interlocuzioni avvenute tra Pazzali e l’amministratore giudiziario, lo stesso presidente di Fiera vicino ad Attilio Fontana ha tenuto ad allontanare da sé sospetti e accuse sulle attività illecite. In prima battuta rispetto ad Equalize ha sostenuto che “questa è la struttura con ovviamente l’ad operativo in azienda (Carmine Gallo, ndr) mentre io non ero né presente né operativo in società”. La relazione così conclude che “allo stato considerando anche le spese maturate e maturande successivamente al 28 ottobre 2024, emerge che le disponibilità liquide consentono una liquidazione volontaria della società”.
Posizione bocciata dalla Procura che lancia l’allarme sul rischio che in questo modo il denaro, considerato dal pm provento del reato, tornerà all’indagato Pazzali e non allo Stato. Destino ben diverso per le altre società e in particolare per Mercury che non pare avere i requisiti della liquidazione in bonis anche a causa di quel credito inesigibile da Equalize. Situazione alla quale si aggiunge una gestione allegra dei soldi della società tanto che l’amministratore scrive che alcune poste contabili per circa 400mila euro “evidenziano un costante, ingiustificato ed ingente prelievo di somme da parte dei soci senza titolo che, peraltro, non pare essere state assoggettate a tassazione in capo agli stessi”. Giusto per concludere va ricordato quello che il pm scrive di Enrico Pazzali nella sua richiesta d’arresto presentata mesi fa davanti al Tribunale della Libertà: “Detto indifferentemente ‘zio bello’, ‘il Capo’, il ‘Presidente’, socio di maggioranza di Equalize ricopriva un ruolo di vertice all’interno del sodalizio, quale ideatore, promotore e organizzatore dell’associazione” e “in virtù della fitta rete di relazioni e di conoscenze di cui godeva anche in ragione del proprio incarico di Presidente di Fondazione Fiera Milano, si occupava del procacciamento d’importanti clienti”. Inoltre, secondo il pm, Pazzali era “pienamente consapevole che una delle principali fonti informative era lo Sdi”, ovvero le schede di polizia individuali accessibili solo alle forze dell’ordine. “Lo stesso – prosegue la Procura – per finalità personali o di altri, acquisiva illecitamente, per il tramite di altri componenti del sodalizio informazioni Sdi”.
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