“L’intelligenza artificiale è un impero: il potere in mano a pochi che sfruttano le risorse della comunità”: la scenario devastante descritto da Karen Hao
- Postato il 15 giugno 2025
- Diritti
- Di Il Fatto Quotidiano
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“L’intelligenza artificiale è come un impero dove il potere è accentrato nelle mani di pochi che si arricchiscono sfruttando le risorse delle comunità più vulnerabili. Il rischio più grande di permettere a questi imperi di IA di continuare ad operare è una completa perdita di potere di autodeterminazione del nostro futuro. In quel mondo la democrazia non può sopravvivere”. Karen Hao è un’esperta di tecnologia (ex direttrice della rivista MIT Tech Review e corrispondente tech da Hong Kong per il Wall Street Journal) ed è arrivata a questa conclusione dopo essere stata embedded per tre giorni dentro OpenAI e aver condotto 300 interviste a personaggi che gravitano attorno al suo fondatore Sam Altman, oltre ad ex dirigenti ed impiegati di Meta, Microsoft, Google, DeepMind e Anthropic. Gli imperatori.
Anche lei – che nel 2019 è stata tra le prime ad occuparsi di OpenAI – all’inizio credeva nelle sue potenzialità a fin di bene. Poi ha cominciato ad analizzare documenti realizzando che l’equilibrio costi-benefici dell’IA è ‘sbilanciato’ a favore di una cerchia troppo piccola di persone e, soprattutto, che c’erano delle verità scomode da tirare fuori dietro alle promesse no profit di AI e ChatGPT, esplosa nel 2022.
Così mentre il mondo si approccia all’Intelligenza Artificiale con un misto di entusiasmo e diffidenza, Hao ha pubblicato un libro – Empire of AI | Inside the reckless race for total domination – dove esplora quella che definisce la “spericolata corsa per il dominio totale dell’Impero dell’AI”. Intrigante e al tempo stesso devastante la sua presentazione alla Foreign Press Association di Londra perché – 426 pagine alla mano- il libro contiene rivelazioni disarmanti su una tecnologia che ha cominciato ad infiltrarsi nelle nostre vite già dal 1956, e quindi, come sostiene la scrittrice, forse avremmo potuto prepararci meglio a questa proliferazione delll’intelligenza artificiale dannosa per la società ed il pianeta.
UNA NUOVA ERA COLONIALE
Karen Hao ci invita a pensare a come giganti come OpenAI e le aggressive startup tecnologiche della Silicon Valley stiano perseguendo un modello di sviluppo ‘colossale e a qualsiasi costo’ che richiede una straordinaria quantità di dati, di chip e risorse naturali. Questo, secondo la giornalista, ha scatenato una nuova forma di imperialismo. “Gli imperatori dell’AI si appropriano dei nostri dati e della proprietà intellettuale delle persone come se tutto ciò che postiamo online sia di pubblico dominio, stiamo seguendo una strada che penalizza la maggior parte delle persone, dal lavoro alla capacità di accedere a opportunità economiche e alla qualità dell’informazione – dice la reporter di The Atlantic riconoscendo che sì l’Intelligenza artificiale ha applicazioni positive, ad esempio nel settore medico o nell’ottimizzazione di problemi computazionali, ma “si sta cercando di rendere artificiale tutto, l’uso di questa tecnologia è nebuloso e quindi pericoloso per chi non la comprende a pieno. E la cosa importante è mitigare l’impatto sulle sue catene di approvvigionamento“.
INTELLIGENZA INSOSTENIBILE
Citato nel libro è uno studio di McKinsey secondo il quale con il moltiplicarsi dei centri dati per l’addestramento dei modelli di IA, nei prossimi cinque anni avremo bisogno di una quantità di energia da due a sei volte superiore a quella consumata dall’intero Stato della California. “La maggior parte di questa energia sarà fornita da combustibili fossili e infatti stiamo già assistendo alla proroga di impianti di carbone che sarebbero dovuti essere chiusi – spiega la giornalista – Trump ha annunciato un investimento miliardario per il programma Stargate, un massiccio conglomerato di centri dati sull’AI, e abbiamo letto del supercomputer xAI di Elon Musk a Memphis alimentato da circa 35 turbine a gas metano che pompano migliaia di tonnellate di inquinanti tossici nell’aria di quella comunità”. Karen Hao è stata a vedere di persona la situazione in Uruguay dove, nonostante la grave siccità, Google ha deciso di costruire un centro dati per il cui raffreddamento servono servono milioni di litri d’acqua al giorno. “A Montevideo gli effetti dell’emergenza idrica sono stati devastanti su chi non poteva permettersi acqua in bottiglia, le donne incinta che bevevano acqua tossica dal rubinetto hanno avuto aborti spontanei e gli anziani hanno sviluppato infiammazioni croniche”, ha raccontato Hao, sottolineando che l’espansione dei centri dati su AI stia accelerando la crisi climatica e quella della salute pubblica mentre tra le comunità più vulnerabili si sta aprendo la competizione per ospitare le infrastrutture dei giganti tecnologici in cambio di risorse vitali“.
CERVELLI AI-DIPENDENTI
Si chiama intelligenza artificiale, ma la scrittrice di ‘Impero di AI’ denuncia i pericoli per lo sviluppo cognitivo dei bambini e la tendenza all’assuefazione da ChatGTP per le giovani generazioni che “senza AI fanno fatica a prendere decisioni o persino a formulare costrutti“, come le è stato rivelato da un medico e investitore della Silicon Valley, con fierezza. “Chi ha investito tanto In OpenAI ora vuole rendere proficuo questo business e per monetizzare si sta cercando di massimizzare l’engagement facendo leva sulla ‘piaggeria’”, dice Karen, che per sensibilizzare l’opinione pubblica ha creato l’AI Spotlight Series del Pulitzer Centre dove ha lanciato un programma che nell’ultimo anno e mezzo ha formato 2200 giornalisti su come utilizzare IA.
LA SOLUZIONE?
Karen Hao non ha account sui social media e non usa ChatGPT. Se IA può ‘rinforzare le capacità intrinseche che abbiamo come essere umani, allora va bene usarla, ma se ChatGPT erode i nostri valori e competenze meglio astenersi – ci dice. La parola chiave è regolamentazione. “Penso che la UE ed il Regno Unito (che ha appena annunciato un piano da 2 miliardi di sterline per sviluppare IA puntando ad attrarre investitori) possano avere un ruolo di leadership nel regolare queste compagnie tech, incrementando trasparenza sulle catene di approvvigionamento di AI e sul suo sviluppo. E le compagnie che usano intelligenza artificiale dovrebbero essere chiare su come utilizzano questi strumenti e sull’impatto dei loro centri dati. Ogni governo dovrebbe finanziare ricerche specifiche ed indipendenti su come salvaguardare i propri cittadini e utilizzare forme di intelligenza Open Source come bene pubblico. Persino la Cina che è uno dei più grossi ecosistemi in IA, è più trasparente dell’Europa ed è diventata leader sullo sviluppo AI Open Source”.
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