L’Intelligenza Artificiale ha sete: i mega centri di Meta (grandi come Manhattan) divorano energia e acqua

  • Postato il 16 luglio 2025
  • Tecnologia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La “scalata” di Mark Zuckerberg verso le vette dell’Intelligenza artificiale continua. Prima l’acquisto del 49% della startup Scale AI, un investimento da 15 miliardi che ha compreso il caposquadra Alexander Wangm, passato al servizio dell’AD di Meta, ora la costruzione di due enormi centri per l’addestramento dell’intelligenza artificiale. Nel mezzo, come riporta il Corriere della Sera, le tendopoli per dare alloggio temporaneo ai data center, la soluzione di passaggio per non perdere tempo in attesa che siano pronti Prometheus, come colui che diede il fuoco agli uomini, e Hyperion, il titano della luce celeste.
I centri multi-gigawatt di Meta, destinati a sorgere in Ohio e Louisiana ed essere grandi quasi quanto Manhattan. Un progetto futuristico ma non troppo lontano, con il primo che dovrebbe essere inaugurato già il prossimo anno. Più lontana la data di apertura di Hyperion, di cui però si conoscono già le potenzialità energetiche: fino a 5 gigawatt (cioè 5.000 megawatt) di capacità computazionali, alcune decine di volte in più i data center odierni, che di solito consumano poche centinaia di megawatt.
Una grande opportunità per il gruppo di Zuckemberg, che anche affronta la sfida delle Super AI come qualsiasi altra industria, cercando spazi liberi per costruire e risorse naturali da utilizzare. E le comunità che da un giorno all’altro vedono stagliarsi all’orizzonte tendopoli ultratecnologiche o futuristiche costruzioni energivore? Pazienza. Un esempio è quanto accaduto a Newton County, contea della Georgia che ha da poco un data center come nuovo vicino di casa.
A raccontare delle conseguenze di questa novità il New York Times, che riporta la criticità della situazione idrica della città. Pozzi distrutti per creare spazio, acqua che lascia le abitazioni per andare a raffreddare i server, prezzi in ascesa. Secondo quanto spiegato al quotidiano da Mike Hopkins, responsabile dell’autorità cittadina per l’acqua, il nuovo data center sfrutta circa il 10% dell’acqua a disposizione nella zona del comune. E anche quella che resta soffre per la situazione: non è raro che l’acqua arrivi nelle casa sporca, marrone, inquinata dalla terra spostata durante i lavori. Il rischio è che la situazione di Newton Country diventi critica entro il 2030. Lo stesso 2030 entro il quale sarà pronto il data center in Lousiana, che già preoccupa.
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