Liste d’attesa, in arrivo l’ultimatum a Fontana e Bertolaso: “Agiscano sui dg lombardi”. Se non accade, governo costretto a intervenire
- Postato il 24 luglio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Ultima chiamata per il governatore Attilio Fontana e il suo assessore al Welfare, Guido Bertolaso. Sulle liste d’attesa, in Lombardia la misura è colma e i nodi verranno presto al pettine, direttamente negli uffici della giunta di centrodestra. Perché in molte aziende sanitarie, le direzioni generali continuano a infischiarsene dell’accordo coi carabinieri dei Nas sottoscritto dal governatore, e soprattutto delle leggi, compresa quella voluta un anno fa da Giorgia Meloni: in caso di indisponibilità del Servizio sanitario nazionale e indipendentemente dalla richiesta formale dell’utente, vuole la legge 107/2024, il direttore generale deve attivarsi automaticamente per l’erogazione del servizio nei tempi prescritti, in intramoenia (privatamente ma a spese del Servizio Sanitario) o nel privato accreditato, senza oneri per il paziente se non il ticket, qualora dovuto. Tutto fiato sprecato, finora. “La legge di Meloni non la applica nessuno, anzi”, assicurano i coordinamenti territoriali degli Sportelli per la Salute, i presidi volontari della società civile che tante volte hanno avuto ragione della Sanità regionale impugnando i tempi di attesa. Ma i loro ricorsi ormai si scontrano direttamente con le direzioni generali, un muro di gomma.
Le direzioni non ne fanno più un segreto. In un recente comunicato, l’Azienda socio sanitaria territoriale (Asst) Melegnano Martesana spiega di aver ricevuto, nei primi sei mesi dell’anno, 293 richieste da parte di pazienti per visite o un esami gratuiti in intramoenia. Due casi su tre (28%) non hanno ottenuto la prestazione, ma hanno ricevuto solo le “indicazioni per l’attivazione del percorso di tutela”. In altre parole, i pazienti sono stati rimandati indietro e invitati a muoversi da soli: presentarsi al CUP, compilare moduli, collegarsi online, raccogliere documenti e seguire tutta una procedura burocratica per ottenere quello che la legge già impone di garantire senza complicazioni. Nemmeno il protocollo tra la Regione e i Nas sembra fare da deterrente. La carta che Fontana e Bertolaso si sono giocati a maggio per mostrare iniziativa e promettere controlli sulla gestione delle prenotazioni, ha tra i principali obiettivi quello di censurare le cosiddette “agende chiuse”. Prassi diffusa che alla richiesta del medico curante oppone una sorta di tutto esaurito, e ai solleciti degli Sportelli della Salute non risponde o si limita a indicare i privati accreditati, come raccontano i volontari del Coordinamento Lodigiano per il Diritto alla Salute. Che lo ripetono da tempo: “A mancare è la volontà di far rispettare la legge ai dg delle aziende sanitarie”.
E se a fare muro sono le direzioni generali, il passaggio successivo è obbligato: il ricorso amministrativo all’assessorato regionale, perché prenda provvedimenti contro le direzioni inadempienti. Casi isolati? “Nemmeno per sogno. Abbiamo almeno altre sei Asst contro le quali chiedere provvedimenti, tutti casi documentati di inadempienza in capo alle direzioni generali”, spiega Andrea Viani del Coordinamento Lodigiano, che si sta organizzando insieme agli altri. Poco importa se i direttori sono tutti di nomina politica, messi lì dallo stesso centrodestra che in Lombardia governa da decenni: l’intervento dell’assessorato lo prevede la legge, compresa la possibilità del licenziamento. Così, sulla scrivania di Bertolaso potrebbero presto arrivare le storie di chi, per esempio, avrebbe dovuto fare un esame entro poche settimane e dopo sei mesi non ha ancora visto nulla, se non una lunga sequela di porte in faccia. Coi dg che calano la maschera, il re è nudo, si chiami Bertolaso, Fontana o addirittura Meloni. La premier ha infatti concluso l’accordo con le Regioni sui poteri sostitutivi per i casi di inadempienza. Dopo mesi di trattative, il nuovo decreto ministeriale prevede che il governo, attraverso l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, possa sostituirsi alla Regione inadempiente, prenotare la visita o l’esame presso un’altra struttura, anche privata, a spese del sistema sanitario e senza che il paziente debba fare nulla o anticipare costi. Un dilemma tutto interno al centrodestra: se Fontana e Bertolaso non prederanno provvedimenti contro i loro direttori generali, Meloni dovrà prenderne contro Fontana e Bertolaso.
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