Liverpool campione d’Inghilterra, dall’addio di Klopp al trionfo: così i Reds hanno dominato la Premier

  • Postato il 27 aprile 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Una festa messa in dubbio per soli quattro minuti. Poi è arrivato il pareggio, il vantaggio e il dominio. Il Liverpool è campione d’Inghilterra per la 20esima volta nella sua storia e aggancia il Manchester United nell’albo d’oro. Il punto esclamativo a una Premier League mai in discussione è arrivato ad Anfield Road contro il Tottenham, superato con il punteggio di 5-1. Firme: Diaz, Mac Allister, Gakpo, Salah e l’autorete di Udogie. Regia: l’allenatore Arne Slot. I Reds chiudono un campionato vissuto senza rivali con 82 punti, frutto di 25 vittorie, 7 pareggi e appena 2 sconfitte. Ottanta i gol fatti e appena 32 quelli subiti. Quindici punti di vantaggio sull’Arsenal, secondo in classifica. Insomma, un vero e proprio monologo.

E pensare che a Liverpool c’erano tanti dubbi alla vigilia di questa stagione. Se l’addio di Jürgen Klopp aveva lasciato un senso di smarrimento, l’arrivo di Arne Slot era stato visto inizialmente con perplessità. Il tecnico olandese era sì reduce da una grande esperienza al Feyenoord, condita da un titolo nazionale e una finale di Conference League, ma non era certo un profilo di primissimo livello, e poi prendere in mano un club della dimensione dei Reds – andando per di più a sostituire uno degli allenatori migliori del mondo – è tutta un’altra cosa. I dubbi poi erano dovuti anche da un altro fattore non secondario: la scelta di un mercato molto contenuto. Gli unici acquisti sono stati Federico Chiesa (ai margini tutto l’anno) e Giorgi Mamardashvili (rimasto in prestito al Valencia). Stop.

Ma nella mente del direttore sportivo Richard Hughes la situazione è sempre stata chiarissima. Insieme a Slot infatti sono arrivati da Rotterdam anche l’assistente allenatore Sipke Hulshoff, il responsabile delle prestazioni fisiche Ruben Peeters e l’allenatore dei portieri Fabian Otte. Quest’ultimi due hanno portato uno stile nuovo nei metodi di allenamento: il primo ha applicato una periodizzazione dell’allenamento, una sorta di programmazione per la preparazione di ogni giocatore. Il secondo, invece, ha introdotto degli occhiali che migliorano i riflessi e le capacità decisionali dei portieri.

Tutti i dubbi e gli interrogativi sono stati cancellati nel giro di un mese. Ipswich Town, Brentford e il netto 3-0 inflitto al Manchester United a Old Trafford. Tre partite in cui si notano i cambiamenti. Possesso palla prolungata per accerchiare gli avversari e poi colpirli; calcio intenso e dinamico. Niente di nuovo rispetto allo stile Klopp. Le differenze magari ci sono in fase difensiva: limitato gegenpressing, aggressione sul possesso avversario più controllato e razionale. Un filotto iniziale di vittorie che convince tutti, rendendo la sconfitta interna contro il Nottingham Forest un’incidente di percorso senza peso specifico. Si, perché poi i Reds mettono in fila tutte le grandi del campionato, con le sole eccezioni per i pareggi esterni contro Arsenal e Newcastle. Un periodo in cui il momento più alto è il 2-0 ad Anfield Road contro il Manchester City. Il primo punto di svolta del campionato, suggellato da Gakpo e Salah. Un risultato replicato nel ritorno dell’Etihad a febbraio, grazie a Salah e Szoboszlai.

L’eliminazione a sorpresa in FA Cup contro il Plymouth Argyle e la sconfitta nella finale di Coppa di Lega contro il Newcastle sono amare; l’addio agli ottavi di finale di Champions League contro il Paris Saint Germain (dopo una prima fase dominata) amarissimo, ma la squadra di Slot è sempre stata capace di azzerare tutto, ripartire, non regalare niente in campionato. Newcastle, Everton, Aston Villa superate indenne, con l’unico scivolone primaverile (indolore) contro il Fulham. La seconda sconfitta di una cavalcata trionfale conclusa, come detto, contro il Tottenham, e che è stato favorita anche dall’andamento altalenante delle rivali. Su tutte, l’Arsenal.

Tanti i protagonisti. In primis il capocannoniere della Premier League Momo Salah. La lunga telenovela per il suo rinnovo di contratto non ha distratto l’egiziano, che sotto Slot ha disputato la migliore stagione della carriera. Attualmente sono 28 le reti in Premier, con addirittura 18 assist. È stato lui il trascinatore dei Reds. Alexis MacAllister e Ryan Gravenberch determinanti davanti alla difesa, con Dominik Szoboszlai incaricato di supportare l’attacco sia nella fase offensiva che in quella difensiva. Ungherese che è stato il vero faro tecnico e l’anima della squadra di Slot, unendo quantità, qualità e una sconfinata dose di classe. Finito? Non ancora, perché un posto di rilievo in questo 20esimo titolo ce l’hanno anche Luis Diaz e Cody Gakpo, centrali già con Klopp e divenuti ancora più importanti sotto Slot. Una lista in cui è impossibile dimenticare Virgil Van Dijk, anche lui rinnovato dopo esser stato a un passo dall’addio, e autore di una delle reti più pesanti della stagione contro il West Ham lo scorso 13 aprile.

Ma questo trionfo è arrivato nel segno anche di un’altra persona, quella che ha preparato il percorso. È il 19 maggio di un anno fa, ultima giornata della Premier League 2023/24. In mezzo ad Anfield Road un uomo con una tuta rossa e un cappellino nero sta intonando un coro verso la Kop, la curva dei tifosi del Liverpool. È Jürgen Klopp, al suo passo d’addio dopo 8 anni. Il tedesco non sta cantando però il famoso inno You ‘ll never walk alone, bensì il nome dell’allenatore scelto (ma non ancora ufficializzato) per sostituirlo. Il predecessore che lancia il successore, ne benedice l’arrivo, lo tifa. Una scena forse mai vista prima nella storia del calcio. La Kop segue il tedesco, canta il nome di Slot, lo accoglie, lo rende già uno di famiglia. Un gesto genuino e altruista che alleggerisce l’eredità lasciata in dote da Klopp, legittimando il tecnico olandese agli occhi di giocatori e tifosi. La Premier League 2024/25 non può essere legata a Klopp per almanacco, eppure, emotivamente, un pezzo appartiene anche a lui, perché ha facilitato l’inserimento di Arne Slot in un ambiente pieno di pressioni, abituato a primeggiare per storia. Un mondo che oggi è tornato ad essere quello con più campionati in bacheca in Inghilterra.

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Il Fatto Quotidiano

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