Lo show di Alcaraz contro un Sinner sottotono: così lo spagnolo ha sempre avuto in pugno la finale degli Us Open

  • Postato il 8 settembre 2025
  • Tennis
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La rivincita di Wimbledon, il numero uno del mondo, il secondo titolo allo US Open. Carlos Alcaraz prende tutto. O meglio, si riprende tutto. Proprio lì dove tre anni fa, nel 2022, aveva ottenuto per la prima volta un titolo Slam e la prima posizione mondiale. Questa volta va allo spagnolo la sfida contro Jannik Sinner, superato a New York in quattro set con per 6-2 3-6 6-1 6-4. L’azzurro vede chiudersi così il suo regno da leader del ranking dopo 65 settimane consecutive. Almeno, per ora. Per Alcaraz invece il punteggio di Flushing Meadows rappresenta una combinazione di numeri che apre nuovi traguardi: il sesto titolo Slam, il 23esimo in carriera, l’aggancio a mostri sacri come Stefan Edberg, Boris Becker, Don Budge nella speciale classifica dei Major. La scalata iniziata a Montecarlo per tornare in vetta alla classifica adesso è terminata. Il suo regno riparte dopo due anni, dalla settimana numero 37. Piccola curiosità: ancora una volta il titolo allo US Open non viene difeso. L’ultimo a riuscirci è stato Roger Federer nel 2008.

Sulla terra che ha fatto dello spettacolo un proprio marchio d’istintivo, è andato in scena lo show di Alcaraz. Uno di quelli degni delle grandi occasioni. Messo in mostra sostanzialmente dal primo all’ultimo punto su un Arthur Ashe gremito in ogni posto. Perché si è visto fin dai primi minuti che lo spagnolo era nella sua versione migliore. Primo game e subito break a decidere, di fatto, il primo set. Il primo vero momento chiave di tutta la partita. Quello in cui si è avuta la sensazione che Alcaraz avesse più energie, ritmo e reattività rispetto all’azzurro. Una sensazione rimasta tangibile anche dopo la grandissima reazione di Sinner nel secondo set. Tutta carattere, mentalità e orgoglio. Un 6-3 che ha solo interrotto la foga agonistica di Alcaraz, senza però placarla. La risposta al parziale perso (l’unico in tutto il torneo) prende infatti la forma di un’impressionante prova di forza. Terzo set: 5-0 in un attimo, 6-1 finale. Il secondo momento chiave di questa finale. Quello che praticamente ha calato il sipario.

Insomma, lo spagnolo è stato incontrollabile. Anche per l’altoatesino. E questo, forse, è il dettaglio più sorprendente. Alcaraz ha servito meglio, ha risposto meglio, è stato più aggressivo. Il tutto facilitato, va detto, anche da un Sinner apparso in generale un po’ sottotono (escluso il guizzo nel secondo parziale). Altalenante al servizio e poco incisivo da fondo campo. Una prestazione che certo non poteva bastare contro questa versione del nuovo numero uno del mondo.

La sconfitta però non toglie niente al grande torneo disputato dall’azzurro, passato da match dominati contro Vit Kopriva, Alexei Popyrin, Aleksandr Bublik e Lorenzo Musetti; fino a quelli più faticosi contro Denis Shapovalov e Felix Auger-Aliassime. Non ci saranno segni da cancellare o da lenire come accaduto al Roland Garros. Ci sarà solo la voglia di riscattarsi, a cominciare dai tornei autunnali. Le uniche conseguenze di questa caduta si materializzano invece nella classifica. Ma il numero uno ha tutto sommato un’importanza relativa. Tutti infatti guardano già a Melbourne, a gennaio. L’Australian Open. Il teatro designato per la prossima resa dei conti.

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Il Fatto Quotidiano

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