«Lo spartito della vita», al cinema la storia di una famiglia disgregata

  • Postato il 25 agosto 2025
  • Di Panorama
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Una famiglia disgregata, che passa attraverso la morte e la vita, anche lì in maniera disunita, è protagonista de Lo spartito della vita, lungometraggio dall’11 settembre al cinema distribuito da Satine Film.

La regia del tedesco Matthias Glasner, che ha anche scritto il film, osserva con sguardo naturalista e molto personale in una sinfonia in più atti che si compone ora con austerità, ora con una pacatezza quasi empatica che ha anche rare stille di humour.
Orso d’argento per la migliore sceneggiatura al Festival di Berlino 2024, nonostante la durata “preoccupante” di 3 ore Lo spartito della vita incede come un flusso avvolgente senza retrocedere mai, senza sbadigli.

«Lo spartito della vita», al cinema la storia di una famiglia disgregata
Lilith Stangenberg e Ronald Zehrfeld nel film “Lo spartito della vita” (Credits: Satine Film)

La trama de Lo spartito della vita

I Lunies protagonisti del film, in verità, non sono più una famiglia da tempo. Lo scopriamo pian piano, mentre i cinque capitoli si sviluppano.
I genitori Lissy (Corinna Harfouch) e Gerd (Hans-Uwe Bauer), che vivono in una cittadina nel nord della Germania, si trovano in una fase critica. Lui, affetto da demenza, sfugge al controllo di lei, che inizia a mostrare segni di fragilità fisica ed emotiva.

E poi c’è Tom (Lars Eidinger), il figlio primogenito, su cui si ferma di più la camera. È direttore d’orchestra a Berlino e sta lavorando a un brano originale per orchestra e coro scritto dal suo amico Bernard (Robert Gwisdek) che, costantemente irritato e depresso, interferisce di continuo durante le prove. Il titolo dell’opera? Sterben, ovvero “Morire”, che è anche il titolo originale del film.

Ellen (Lilith Stangenberg) è la sorella di Tom, lavora ad Amburgo come assistente in uno studio dentistico. Anche lei è dotata di talento musicale: ha una bella voce che però riesce ad esprimere e valorizzare soltanto nei momenti di ebbrezza…

Le conflittualità sono lì sotto, incrostate e immote negli anni, senza soluzioni, nello scorrer della vita.

«Lo spartito della vita», al cinema la storia di una famiglia disgregata
Lars Eidinger nel film “Lo spartito della vita” (Credits: Satine Film)

Le dichiarazioni del regista

Mathias Glasner ha iniziato a scrivere il film in un bar a pochi passi da casa quando una volta, guardando fuori dalla finestra, vide i fantasmi dei suoi genitori, morti poco prima, in piedi in mezzo al traffico.

«Voglio finalmente avvicinarmi a loro, cosa che non sono mai riuscito a fare durante la loro vita. E l’unico modo per avvicinarmi a qualcosa o a qualcuno è di farne un film. Così inizio a scrivere, nel rumore delle macchine del caffè, in questo luogo desolato. Scrivo qui per qualche ora al giorno per qualche settimana a seguire», ha raccontato Glasner nelle note del film. «È un esperimento: è possibile fare un film come approccio a se stessi, contro ogni regola drammaturgica? Un film che non vuole essere un “prodotto” o un “contenuto”? Un film che non conosce se stesso, che consiste di pura atmosfera, che rimane nell’approssimativo? Un film che non vuole dimostrare nulla, non pretende nemmeno di affermare nulla. A qualcuno potrebbe interessare il finale?».

Glasner ce l’ha fatta.

In questo video in esclusiva un estratto del film Lo spartito della vita.

Autore
Panorama

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