“Lo sport non può restare in silenzio”: la lettera di oltre 50 atleti per chiedere l’esclusione di Israele dalle competizioni

  • Postato il 1 ottobre 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Una dichiarazione congiunta per opporsi a indifferenza e ingiustizia. Perché rimanere in silenzio “significa accettare che la vita di alcuni valga meno di quella di altri”. Dare voce allo sport e ai suoi valori “infranti dall’uccisione di civili e dalla violazione dei diritti umani”. Così, mentre la Uefa ha rassicurato Israele di non aver organizzato alcuna riunione per decretare una sua possibile sospensione, oltre 50 atleti – tra cui calciatori professionisti, giocatori di rugby e cricket – hanno chiesto pubblicamente alle istituzioni sportive di escludere dalle competizioni internazionali squadre e atleti israeliani.

Una lettera, diffusa tramite la piattaforma Athletes 4 Peace, per dare voce a tutti quelli che “si battono per la giustizia, l’equità e l’umanità nello sport”. Tra i firmatari più noti ci sono l’ex Ajax (e Chelsea) Hakim Ziyech e Anwar El Ghazi, che nel 2023 venne licenziato dal Mainz per aver preso posizione pubblicamente in favore della causa palestinese. La richiesta è stata supportata da Nujum Sports, un’organizzazione no-profit che supporta gli atleti musulmani e promuove la loro integrazione nello sport e nella società.

Non solo atleti e sportivi. C’è anche una squadra che ha firmato il documento. Si tratta del Palestino, club cileno fondato nel 1920 da immigrati palestinesi. Simbolo di orgoglio e solidarietà nei confronti della Palestina, la squadra indossa i colori della bandiera palestinese con lo slogan “Más que un equipo, todo un pueblo” (“Più di una squadra, tutto un popolo”). Non si parla di politica, ma di umanità. Il messaggio è chiaro: lo sport deve intervenire. E mentre le autorità ufficiali tergiversano, gli atleti fanno sentire la loro voce.

La dichiarazione congiunta degli “atleti per la pace”

Partiamo dai dati: la Palestine Football Association (Pfa) ha riferito che il numero di calciatori uccisi o morti di fame a Gaza ha raggiunto quota 421, tra cui 103 bambini. Secondo la Pfa, 288 impianti sportivi – quali stadi, campi di allenamento, palestre e club house di cui 268 a Gaza – sono stati danneggiati o ridotti in macerie a Gaza e in Cisgiordania. Dopo aver dato una panoramica generale di quella che è la situazione, la dichiarazione congiunta degli ‘atleti per la pace’ si apre così: “Crediamo che lo sport debba sostenere i principi di giustizia, equità e umanità. Lo sport non può restare in silenzio mentre atleti e civili, compresi i bambini, vengono uccisi indiscriminatamente e in massa a Gaza”.

“È un obbligo per gli organismi sportivi agire contro le squadre sportive che rappresentano un Paese che, secondo una commissione delle Nazioni Unite, sta commettendo un genocidio contro i palestinesi a Gaza. Il rapporto della commissione delle Nazioni Unite conclude che le autorità e le forze di sicurezza israeliane hanno commesso e continuano a commettere quattro dei cinque atti di genocidio definiti dalla Convenzione sul genocidio del 1948 contro un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in questo caso i palestinesi di Gaza”, si legge sulla piattaforma Athletes 4 Peace.

Restare in silenzio e non agire non sono scelte sensate”

Gli atleti per la pace non parlano di politica e ideologia, ma di un senso di giustizia che deve riconciliare. “Non si tratta di politica o di schierarsi. Si tratta di giustizia, umanità e dei valori che lo sport afferma di rappresentare, e di non permettere alle nazioni di insabbiare le loro azioni illegali e disumane attraverso lo sport. Siamo pienamente d’accordo con il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, che ha recentemente commentato: ‘Israele non può continuare a usare alcuna piattaforma internazionale per insabbiare la propria immagine’”.

Poi, il ricordo e l’omaggio a Suleiman al-Obeid, stella del calcio palestinese uccisa a Gaza mentre cercava cibo per sfamare i suoi figli: “Oggi ci troviamo di fronte a un’altra prova della nostra coscienza collettiva e restare in silenzio e non agire non sono scelte sensate. Ad agosto di quest’anno, il mondo ha perso Suleiman al-Obeid, noto come il “Pelé palestinese”, un talento calcistico che ha ispirato innumerevoli bambini. Secondo la Palestine Football Association, è stato ucciso quando le forze israeliane hanno attaccato i civili in attesa di aiuti umanitari nel sud di Gaza. In vita, ha portato speranza attraverso lo sport; da morto, è diventato un duro monito del perché il mondo, e in particolare le organizzazioni sportive, debbano agire”. E ancora: “Il nostro ruolo è coordinare le loro voci, tutelare il loro diritto a parlare apertamente di diritti umani e sostenere il principio secondo cui lo sport non deve mai rimanere in silenzio di fronte all’ingiustizia”.

Chiediamo la sospensione immediata”

Una richiesta di sospensione immediata per non rimanere in silenzio di fronte all’ingiustizia: “Noi, firmatari di Athletes 4 Peace (athletes4peace.org), chiediamo alla Uefa di sospendere immediatamente Israele da tutte le competizioni finché non rispetterà il diritto internazionale e non porrà fine alle uccisioni di civili e alla diffusa carestia.

Lo sport non è neutrale di fronte all’ingiustizia. Rimanere in silenzio significa accettare che la vita di alcuni valga meno di quella di altri. Crediamo in un unico standard per tutte le nazioni e tutti i popoli, in una giustizia senza doppi standard. Firmato, Atleti per la pace”.

Chi sono gli atleti firmatari

Questo l’elenco completo degli atleti che hanno firmato la lettera di Athletes 4 Peace:

  • Anwar El Ghazi
  • Hamza Choudhury
  • Hakim Ziyech
  • Moeen Ali
  • Cheick Doucoure
  • Romain Saïss
  • Sam Morsy
  • Keshi Anderson
  • Ilias Chair
  • Rayan Kolli
  • Hassan Hamid
  • Raheem Conte
  • Cyrus Christie
  • Saidou Khan
  • Akwasi Asante
  • Zak Chelli
  • Tanil Salik
  • Yousef Salech
  • FC Palestino
  • Idris El Mizouni
  • Easah Suliman
  • Momo Dabre
  • Adi Yussuf
  • Ajaz Patel
  • Illiess Macani
  • Fouad Bachirou
  • Michel Termanini
  • Farouk Miya
  • Ibra Sekajja
  • Abtaha Maqsood
  • Khadijah Mellah
  • Yasine En Neyah
  • Lamine Kaba Sherif
  • Yakou Meite
  • Halil Dervisoglu
  • Ty Mitchell
  • Ali Reghba
  • Boy Waterman
  • Tete Yengi
  • Jonathan Benitez
  • Antonio Ceza
  • Layla Banaras
  • Cheick Diabate
  • Harun Hamid
  • Richard Chin
  • Alie Sesay
  • Riza Durmisi
  • Taofiq Olomowewe
  • Harry Panayiotou
  • Panutche Camara
  • Ziyad Larkeche
  • Nigel Pearson
  • Mo Eisa
  • Ayman Benarous
  • Amadou Bakayoko

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