L'offerta finale di Trump che non convince Kiev

  • Postato il 23 aprile 2025
  • Di Agi.it
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L'offerta finale di Trump che non convince Kiev

AGI - Gli Stati Uniti attendono per oggi la risposta dell'Ucraina a una proposta di pace che, secondo quanto riferito da Axios, è stata presentata la scorsa settimana a Parigi come l'"offerta finale" della Casa Bianca. Il documento, lungo una sola pagina ma dal peso geopolitico considerevole, delinea una possibile via d'uscita dal conflitto russo-ucraino, subordinata però a concessioni che il governo di Volodymyr Zelensky ha finora sempre escluso.

Cosa prevede la proposta

La proposta statunitense, riferiscono fonti con accesso diretto ai colloqui, prevede che gli Stati Uniti riconoscano ufficialmente la Crimea come parte del territorio russo, e accettino implicitamente il controllo di Mosca su ampie porzioni del Donbass e di altri territori occupati dopo l'invasione del 2022 includendo quindi la quasi totalità dell'oblast di Luhansk e di ampie porzioni di Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia. Non solo: verrebbero revocate tutte le sanzioni imposte dal 2014. In cambio, all'Ucraina verrebbe garantita la possibilità di un futuro ingresso nell'Unione Europea, ma si escluderebbe in modo esplicito qualsiasi prospettiva di adesione alla Nato.

Secondo una fonte vicina al governo di Kiev, il documento viene percepito come "estremamente sbilanciato a favore della Russia". La sensazione a Kiev è che il testo definisca con chiarezza i vantaggi concreti per Mosca, mentre lascia nel vago le eventuali ricompense politiche e strategiche per l'Ucraina. A complicare il quadro, le dichiarazioni informali che attribuiscono al presidente russo Vladimir Putin una disponibilità a "congelare" le attuali linee del fronte, una proposta che, sebbene possa sembrare un'apertura, mantiene intatto il controllo russo su territori occupati e compromette ulteriormente l'integrità territoriale ucraina.

Testo vago su come dovrebbe funzionare una eventuale forza di peacekeeping

Uno dei punti centrali del piano è la previsione di una "robusta garanzia di sicurezza", da attuarsi tramite un gruppo ad hoc di Paesi europei e, potenzialmente, anche extraeuropei. Tuttavia, il testo rimane vago su come esattamente dovrebbe funzionare questa forza di peacekeeping e soprattutto non prevede alcuna partecipazione diretta degli Stati Uniti, segnalando un chiaro disimpegno militare da parte di Washington. 

Un gesto distensivo verso Kiev

È rappresentato dalla restituzione di una piccola porzione della regione di Kharkiv attualmente sotto occupazione russa, così come la garanzia di un passaggio senza ostacoli lungo il fiume Dnipro, che in molte aree del sud del Paese rappresenta oggi la linea del fronte. Viene anche menzionata la possibilità di compensazioni economiche e aiuti per la ricostruzione, anche se il documento non specifica chi dovrebbe finanziarli.

Cosa succederebbe a Zaporizhzhia

Tra le proposte più sorprendenti c'è quella che riguarda la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa: resterebbe formalmente sotto sovranità ucraina, ma sarebbe gestita dagli Stati Uniti, con l'energia prodotta destinata sia a Kiev che a Mosca. Il piano fa inoltre riferimento a un accordo tra Stati Uniti e Ucraina per l'estrazione di minerali strategici, che secondo Trump sarà firmato già domani.

Mentre Witkoff è atteso nuovamente a Mosca per un nuovo incontro con Putin, si registrano due assenza di peso: sia lui che il segretario di Stato Marco Rubio non hanno partecipato ai colloqui a Londra con le delegazioni di Stati Uniti, Ucraina, Regno Unito, Francia e Germania. A guidare il gruppo americano è invece l'inviato Keith Kellogg.

Dietro questa scelta ci sarebbe un cambio di rotta dell'Ucraina, che ha messo come condizione di discutere prima un cessate il fuoco di 30 giorni, anziché entrare subito nei dettagli del piano Trump. "La decisione di non partecipare all'incontro di Londra è stata presa per mantenere aperti i canali di comunicazione con le controparti britanniche e ucraine", ha spiegato un funzionario americano.

Rubio, da parte sua, ha definito "produttivo" il confronto con il suo omologo britannico e ha promesso un seguito alle discussioni nei prossimi giorni.
Nel contesto di questa trattativa, la pressione su Zelensky è palpabile. Accettare il piano significherebbe riconoscere formalmente una perdita territoriale senza precedenti e rinunciare a un'integrazione atlantica considerata da anni come obiettivo strategico. Ma respingere la proposta potrebbe significare anche perdere il sostegno, o parte di esso, da parte di Washington. Il documento americano si chiude con un monito implicito: gli Stati Uniti sono pronti a "chiudere il dossier" se le parti non si accordano in tempi brevi.

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Autore
Agi.it

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