Londra, 7 luglio 2005: l’attentato che sconvolse il Regno Unito

  • Postato il 7 luglio 2025
  • Di Panorama
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Londra, 7 luglio 2005. Alle 08:50 del mattino, in un’ora di punta come tante, la capitale britannica viene colpita dal più grave attacco terroristico sul suolo inglese dalla fine della Seconda guerra mondiale. Tre esplosioni simultanee devastano il sistema della metropolitana — nei pressi delle stazioni di Aldgate, Edgware Road e Russell Square. Poco dopo, un quarto ordigno esplode a bordo di un autobus a due piani a Tavistock Square. In tutto, 56 civili perdono la vita e oltre 700 persone restano ferite. Il Regno Unito entra in una nuova fase del terrore jihadista: non più attacchi pianificati dall’estero, ma attentatori britannici cresciuti in casa. I responsabili sono quattro insospettabili giovani britannici di origine asiatica: Mohammad Sidique Khan, Shehzad Tanweer, Hasib Hussain e Germaine Lindsay. Tutti nati o cresciuti nel Regno Unito, erano considerati parte della cosiddetta seconda generazione di musulmani britannici. L’attentato viene rivendicato da al-Qaeda: un’azione suicida, ispirata dall’ideologia jihadista e destinata a colpire il cuore di una delle democrazie europee più esposte nella cosidetta «guerra al terrore». Gli investigatori e i servizi di intelligence britannici e statunitensi hanno poi confermato che gli attentatori erano stati addestrati in Pakistan e avevano legami con gruppi affiliati ad al-Qaeda, come Lashkar-e-Taiba o Harkat-ul-Mujahideen.

Al-Qaeda rivendica indirettamente gli attentati attraverso un video diffuso successivamente, in cui uno degli attentatori suicidi, Mohammad Sidique Khan, dichiara la propria fedeltà alla causa jihadista e giustificava gli attacchi come risposta alle guerre occidentali in Iraq e Afghanistan. Nel filmato, diffuso da Al Jazeera il 1º settembre 2005, Khan afferma: «Sono un soldato musulmano. Noi siamo in guerra e io sono parte di questa guerra. Fino a quando non ritirerete le vostre truppe da Afghanistan e Iraq, continuerete a subire». Successivamente, Ayman al-Zawahiri, all’epoca numero due di al-Qaeda, elogió l’operazione in un video, rafforzando l’idea che l’attentato fosse ispirato – se non direttamente orchestrato – da al-Qaeda centrale o da affiliati locali. Tra i quattro attentatori, spicca la figura di Germaine Maurice Lindsay, noto come Abdullah Shaheed Jamal, che si fa esplodere sull’autobus di Tavistock Square. Originario della Giamaica e convertito all’Islam per volere della madre a sua volta convertita, Lindsay era sposato con Samantha Louise Lewthwaite, una giovane britannica che diventerà uno dei volti più discussi del terrorismo internazionale.

Londra, 7 luglio 2005: l’attentato che sconvolse il Regno Unito

Nata nel 1983 a Banbridge, Irlanda del Nord, da padre militare, Samantha Lewthwaite si era convertita all’Islam all’età di 17 anni, assumendo il nome di Sherafiyah. Dopo l’attentato del 7 luglio, la sua figura inizialmente appare come quella di una moglie ignara, scioccata e inconsapevole delle attività del marito. In un’intervista alla stampa, Lewthwaite dichiara: «Condanno totalmente e sono inorridita dalle atrocità. Sono la moglie di Germaine Lindsay e non avevo mai previsto o immaginato che fosse coinvolto in attività così orribili. Era un marito e un padre amorevole. Non ho mai sospettato nulla. Se avessi saputo, avrei fatto di tutto per fermarlo. Sto cercando di venire a patti con gli eventi recenti. Tutto il mio mondo è andato in pezzi e i miei pensieri vanno alle famiglie delle vittime di questa incomprensibile devastazione».  Tuttavia, negli anni successivi, la narrazione cambia radicalmente. Nel 2009 Samantha Lewthwaite scompare dai radar dei servizi britannici dopo aver incassato indebitamente decine di migliaia di sterline in aiuti dello Stato e dopo aver lasciato dietro di se una voragine di debiti. Riemerge in Africa orientale, dove si ritiene abbia assunto un ruolo centrale all’interno del gruppo jihadista somalo al-Shabaab, affiliato ad al-Qaeda. La stampa la soprannomina “La vedova bianca”, un appellativo che riecheggia quello dato a terroriste come la giapponese Fusako Shigenobu o le militanti della RAF tedesca.

Le autorità kenyane e occidentali ritengono che Lewthwaite sia coinvolta nell’organizzazione o nella pianificazione di diversi attentati in Kenya, tra cui quello al centro commerciale Westgate di Nairobi nel settembre 2013, in cui morirono 67 persone. Anche se il suo coinvolgimento diretto non è mai stato confermato ufficialmente, numerosi rapporti di intelligence e testimonianze indicano la sua presenza nella regione con documenti falsi, la sua capacità di spostarsi con documenti falsi, e un ruolo crescente nella propaganda jihadista e nel reclutamento di nuovi combattenti. Il caso di Samantha Lewthwaite rappresenta uno degli esempi più inquietanti di radicalizzazione in ambito occidentale. Cresciuta in una cittadina inglese, madre di quattro figli avuti da altrettanti uomini legati al jihadismo, è diventata una delle figure più ricercate del terrorismo globale. L’ultimo compagno noto è Abdi Wahid, ex ufficiale della Marina militare del Kenya poi arruolatosi tra le fila di Al Shabaab. Con lui Lewthwaite è stata vista per l’ultima volta nel giugno 2016, mentre si imbarcava su una nave. Da allora, di lei non si hanno più notizie. Per i servizi di sicurezza occidentali, il suo percorso ha segnato un punto di svolta, dimostrando come l’estremismo jihadista non sia più circoscritto a specifiche origini etniche o a tradizionali itinerari religiosi, ma possa proliferare in forme ibride, transnazionali e digitali. A oggi, la sorte di Lewthwaite resta incerta e il suo nome è tuttora incluso in diverse liste di ricercati internazionali, anche se la sua visibilità mediatica è calata negli ultimi anni. A vent’anni dagli attentati di Londra, la storia della «vedova bianca» rimane una ferita aperta nella memoria britannica e un monito sulla persistente minaccia del radicalismo jihadista. Non solo per gli atti di terrore già consumati, ma per le narrazioni e i simboli che, come quello di Samantha Lewthwaite, continuano a circolare nei circuiti più estremi dell’estremismo globale.

Autore
Panorama

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