L’operazione “Martello di mezzanotte” non ferma i combattimenti: Teheran bombardata di nuovo, missili anche su Israele
- Postato il 23 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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L’operazione Usa “Martello di mezzanotte” di domenica 22 su tre siti nucleari iraniani, 18 ore complessive dal decollo dei bombardieri B-2 dalla base aerea del Missouri alla conclusione dell’attacco, ha ufficializzato due cose: che Trump è in guerra con l’Iran (fatto che ha spiazzato il mondo) e che Teheran chiede vendetta e minaccia di chiudere lo stretto di Hormuz.
Certo, adesso c’è da aspettarsi di tutto. Il tycoon ha avvisato: “Ogni ritorsione scatenerebbe una nostra reazione molto maggiore”. Un avvertimento inquietante. Di qui le prime misure: America blindata, allerta massima sugli obiettivi sensibili, rafforzata la sicurezza delle basi americane (anche in Italia), Hezbollah e Houthi sotto stretto controllo perché torneranno a colpire. E poi sedi diplomatiche attenzionate al massimo livello, flotte Usa iper protette, già allertati in particolare i 40 mila soldati americani distribuiti nelle 19 basi in Medioriente. Insomma gli Stati Uniti si preparano ad una escalation (con lo spettro di un’altra Kabul). Lo scenario non promette niente di buono. Tutt’altro. Lunedi 23 giugno sono continuati i bombardamenti: bombardata a tappeto Teheran, la capitale è stata “coperta di fumo”, colpiti di nuovo la tv di Stato, i comandi militari, l’Università, il carcere di Evin, il quartier generale dei Pasdaran. Immediata la reazione iraniana: colpiti 4 siti israeliani con 6 missili.

L’ira di Russia e Cina, l’Europa tagliata fuori
Il raid americano di domenica notte ha portato alla luce l’ira di Mosca e Pechino che hanno condannato l’operazione “Martello e rimarcato la frustrazione della Ue per essere stata emarginata. Bruxelles ha invocato nuovamente la “soluzione diplomatica”. Solo il primo ministro britannico ha assolto gli Stati Uniti “intervenuti per ridurre la minaccia”. E i mercati? il petrolio sta andando verso un rialzo di 4-5 dollari, spaventa soprattutto l’eventuale chiusura del Golfo Persico.
Trump fa infuriare i Maga
L’attacco all’Iran ha spaccato il Congresso. Ora il timore prevalente è per i 40 mila soldati USA in Medioriente. Sì è spaccato anche il partito Maga (“Make America Great Again”) che pur sostenendo il presidente è contrario ad una espansione della guerra. I democratici Usa sono insorti sostenendo che per un atto di guerra occorre l’approvazione del Congresso e non solo la decisione del Presidente; ma anche al loro interno i dem sono divisi. La deputata progressista Alexandria Ocasio – Cortez, per ora da sola, ha chiesto addirittura l’impeachment ritenendo cattiva la condotta del tycoon. Dal canto loro c’è tra i repubblicani chi teme che Trump possa spendere male il suo vantaggio con azioni non ponderate. I soli ad esultare sono i falchi interventisti, la pancia dell’America.
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