Lopez Romero, da Rabat una voce contro le politiche migratorie
- Postato il 5 maggio 2025
- Di Agi.it
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Lopez Romero, da Rabat una voce contro le politiche migratorie
AGI - "Se minacciano di eleggermi, scappo e mi ritroveranno in Sicilia". È naturalmente portato a sdrammatizzare, anche nei momenti di maggior tensione come lo è l'ingresso nel Conclave come "papabile", Cristobal Lopez Romero, arcivescovo di Rabat e pastore della minoranza cattolica in Marocco. Compirà 73 anni il prossimo 19 maggio. È nato in Spagna a Velez-Rubio (Almeria) Andalusia, ed è entrato in Conclave come uno dei 33 cardinali elettori (su 135) che fanno parte di 17 famiglie religiose, dopo aver studiato giornalismo e trascorso la sua vita come missionario ed educatore.
Erede fedele di Papa Francesco
Tutto questo ne fa un erede molto fedele di Papa Francesco e un sicuro continuatore del Pontificato appena concluso che ha voluto una Chiesa rivolta alle periferie, che si inginocchi davanti ai dimenticati, che preferisca il verbo servire al verbo comandare. "Sono venuto per amarvi", disse alla popolazione che lo ha accolto come arcivescovo in Marocco nel 2017. E quella frase, lontana da ogni ornamento, è diventata un programma pastorale che ha sostenuto con coerenza: amare la piccola comunità cristiana che vive in terra islamica, amare il popolo che accoglie, amare i migranti senza documenti né patria, amare i poveri con nome e volto.
Denuncia delle politiche migratorie
La sua voce, serena ma ferma, ha denunciato le politiche migratorie europee, ha difeso la possibilità reale di convivenza tra cristiani e musulmani, e ha chiesto giustizia senza diplomazia né eufemismi. Dopo l'ordinazione sacerdotale - ricevuta il giorno del suo compleanno il 19 maggio 1979 - ha svolto gran parte del suo ministero in ambito educativo e sociale, prima in Spagna e poi come missionario, in particolare in America Latina. Ha lavorato in Paraguay, Bolivia e infine Marocco, occupandosi di pastorale giovanile, formazione dei religiosi e promozione sociale.
Nomina a arcivescovo di Rabat
Nel 2003 è stato nominato superiore della Visitatoria salesiana in Bolivia e, successivamente, nel 2014, superiore della Visitatoria salesiana del Marocco, con sede a Kenitra. Questo incarico lo ha posto in contatto diretto con le sfide dell'essere Chiesa in un contesto a maggioranza musulmana. Il 29 dicembre 2017 Francesco lo ha nominato arcivescovo di Rabat, successore di monsignor Vincent Landel. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 10 marzo 2018. Come arcivescovo del Marocco, ha assunto un ruolo importante nel promuovere il dialogo interreligioso, l'accoglienza dei migranti e la convivenza pacifica tra religioni e culture diverse.
Viaggio apostolico di Papa Francesco
Ha accolto e accompagnato Papa Francesco nel viaggio apostolico in Marocco nel marzo 2019, contribuendo a sottolineare il valore del rispetto reciproco e della cooperazione tra cristiani e musulmani. Il 5 ottobre 2019 è stato creato cardinale da Papa Francesco, con il titolo di cardinale presbitero di San Leone I. È uno dei pochi cardinali residenti in un Paese a maggioranza musulmana, e la sua nomina è stata interpretata come un forte segnale dell'attenzione della Chiesa per le periferie, il dialogo interreligioso e le realtà minoritarie.
Critica delle politiche migratorie europee
Due anni fa in un'intervista criticò senza mezzi termini la blindatura delle frontiere europee, definì "ipocrita" l'esternalizzazione del controllo migratorio e contestò la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona protestando contro l'esclusione dei giovani africani. Rivendicò allora una Chiesa che non agisce come mediatrice tra governi, ma come madre samaritana: una Chiesa che si china, che cura, che non chiede da dove viene il ferito né a quale parte appartiene.
Preferenza per le periferie
Come Papa Francesco preferisce le periferie. Crede nella sinodalità come cammino, nella fraternità come metodo e nel Vangelo come bussola. Per lui, lo Spirito soffia dove vuole, e a volte ha detto lo fa dal sud: da un paese del Maghreb, da una comunità di appena trentamila cattolici, dalla voce pacata di un vescovo che ha fatto della speranza una forma di resistenza.
Parole su Papa Francesco
Parlando di Papa Francesco nei giorni precedenti al Conclave, ha detto: "Per me è stato come un padre, per la Chiesa un buon pastore, nel senso evangelico. Una persona che si è preoccupata della pecora smarrita più che delle novantanove. Una persona che è andata incontro, soprattutto a quelli che erano ai margini, emarginati, o nelle periferie, come lui ci ha insegnato a dire. Ha cercato di essere come Gesù, che percorreva le strade, le città, e voleva arrivare ovunque".
Sinodalità e cammino
"Più che organizzare eventi, ha voluto iniziare processi. Processi a lungo termine, ma che trasformano la realtà. Non la truccano". Secondo Lopez Romero, "la sinodalità è agli inizi, ma se riusciremo a radicarla, a diffonderla e a farla arrivare ovunque, sarà rivoluzionaria. Il fatto di camminare insieme, tutti: laici e religiosi, ordinati e battezzati, uomini e donne, giovani e adulti. Seguire Cristo verso il Regno di Dio con tutta l'umanità, con tutte le persone di buona volontà. Questo è il cammino".
Profilo del nuovo Pontefice
A proposito del profilo che dovrebbe avere il nuovo Pontefice, pochi giorni prima del Conclave l'arcivescovo di Rabat ha chiarito che "la Chiesa ha bisogno di una voce che rifletta gli insegnamenti di Cristo. E il nuovo Papa dovrà proseguire lungo le linee tracciate da Francesco, non per fedeltà personale alla sua figura, ma perché tali linee si fondano su principi evangelici e sulla tradizione più autentica della Chiesa".
Missione della Chiesa
Il cardinale ha anche affermato che la Chiesa deve essere "missionaria, altrimenti non sarà la Chiesa di Gesù Cristo". Secondo lui, il Papa deve essere il primo missionario, una guida che spinga la Chiesa a uscire dalla propria zona di comfort e a portare il messaggio cristiano in ogni angolo del mondo. Questa dimensione missionaria, per Lopez Romero, deve essere una priorità nell'orientamento futuro della Chiesa.
Sfide globali
Per quanto riguarda le sfide globali, da cardinale ha espresso preoccupazione per la perdita dei consensi internazionali raggiunti dopo la Seconda Guerra Mondiale. In questo contesto, ha osservato che il prossimo Papa dovrà essere "una figura profetica, capace di denunciare le politiche omofobe e l'industria delle armi, e al contempo promuovere la fraternità universale come via verso la pace e la fine delle guerre e del riarmo".
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