Loquendum: il latino spiegato con un linguaggio ironico e leggero

  • Postato il 31 agosto 2025
  • Di Panorama
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“Haud ignota loquor”:  “Non si stanno dicendo cose che non si sanno già”, ma “Vestis virum fact”, cioè “il vestito fa l’uomo”. Queste due citazioni latine possono rispecchiare l’apprezzatissimo lavoro di Daniele Michienzi, professore di lettere al liceo, due libri in uscita l’anno prossimo e una passione travolgente per il latino. Grazie al suo profilo Instagram @Loquendum (che possiamo intendere come“qualcosa che va detto”) divulga il latino, ma (ed è qui che ci viene in aiuto il saggio adagio di  Erasmo) lo fa in una maniera talmente divertente, da rendere le lingue antiche piacevoli e spiritose.

Amante della scrittura, nel 2004, a soli diciannove anni, vince il premio letterario giovanile “Sofia” con un racconto ispirato alla famiglia un po’ sgangherata dei Malaussène di Pennac. Alla sua prima laurea in Comunicazione, ne aggiunge subito un’altra, in lettere moderne, per seguire la sua vocazione per l’insegnamento.

Daniele, raccontaci un po’ di te…

“Sono nato a Catanzaro, ma in realtà vivo a Milano da sempre perché i miei genitori, entrambi docenti di matematica (ora in pensione), si erano trasferiti qui per lavoro. Credo che l’amore  per l’insegnamento mi sia stato trasmesso proprio da loro. Ho fatto il liceo classico Manzoni  a Milano, dove ho scoperto il greco, ma soprattutto il latino, la mia grande passione.

Com’è nato questo amore?

“In realtà è nato ancor prima di iniziare a studiarlo al liceo. Ricordo un libro che mi regalarono i miei genitori durante le scuole medie: insegnava il latino ai ragazzi più piccoli. In quel piccolo volume, c’erano due cose che mi avevano colpito. L’uso di immagini coloratissime, e l’uso del latino per creare dei piccoli dialoghi. Quel volumetto, purtroppo oggi introvabile, è rimasto impresso fin da subito nel mio immaginario.”

Un’assoluta predilezione per la lingua latina, ma non solo.

“Ho un’enorme passione per la linguistica. Ho amato materie come semiotica e scrittura creativa; nel mio profilo, ironizzando, spiego che ho un fetish per l’ablativo e dichiaro di essermi commosso dopo aver superato l’esame di glottologia. Da persona curiosa quale sono, mi piace andare a scoprire nelle lingue la grammatica, la morfologia e la struttura. L’ho fatto per esempio con il francese e soprattutto con la lingua giapponese. Quando ero un adolescente un po’ nerd leggevo i manga, guardavo le anime e i cartoni animati nipponici. Mi  stimolavano gli ideogrammi, che ho poi scoperto chiamarsi Kanji. Così mi sono messo a studiare giapponese da autodidatta.”

Come si studia il giapponese da autodidatta, in un epoca in cui Internet era ancora agli albori e i libri sulla materia erano davvero scarsi?

“Ricordo che avevo scaricato degli appunti di un ragazzo universitario e mi ero comprato un libro in giapponese, il dizionario dei Kanji. Un’estate, in Calabria, mi sono messo a studiarlo.”

Tipico passatempo calabrese… soprattutto, in un mondo ancora analogico, come facevi a cercare i caratteri e i Kanji nel dizionario? 

“Approfittavo del caldo torrido delle prime ore del pomeriggio, poi essendo la mia passione ero davvero coinvolto nello studio! Per cercare un carattere dovevi seguire uno schema preciso, basandoti sul numero dei tratti, ma avendo un’anima nerd, mi divertivo anche.”

Com’è il rapporto con i tuoi studenti?

“Credo di aver instaurato un buon rapporto; loro sono stati e sono tuttora entusiasti dell’attenzione dedicata al mio profilo, faccio divulgazione anche per loro, anche se ovviamente, non li espongo mai nei miei contenuti. Per me il lavoro dell’insegnante è un lavoro molto serio che deve rimanere nel proprio ambito. Con loro mi piace utilizzare tecniche didattiche moderne. La mia pagina Instagram, nel febbraio dell’anno scorso, è nata un po’ per caso: avevo creato con i miei studenti un laboratorio con le traduzione in latino delle canzoni di Sanremo. Questa notizia è uscita sul Corriere della Sera e mi hanno intervistato. Vedendo che era un argomento che raccoglieva consensi e incuriosiva, ho aperto un profilo per rendere pubblici i miei “esperimenti”. La pagina è poi cresciuta, fino ad essere quella odierna, con followers in costante crescita e tantissime visualizzazioni.”

Chi sono i tuoi followers?

“Parlo soprattutto alle persone curiose, o a quelle persone che hanno assaporato il latino al liceo, ma che non lo ricordano. Secondo me oggi c’è una grande richiesta di classici e di classicità. Io cerco di rendere i contenuti più “pop”, non assolutamente nel senso di essere semplificate o peggio snaturate, ma con l’intento proprio di renderle popolari. Sono una persona creativa e cerco di usare le mie competenze sviluppate nel mondo della scrittura, del canto e del teatro nel miglior modo possibile. I miei post sono ironici e divertenti ma sempre con una precisa e solita base culturale. Per esempio ho fatto il doppiaggio in latino di una scena de “Il diavolo veste Prada”, il mai dimenticato passaggio sull’importanza del colore ceruleo.”

Una solida professionalità condita con umorismo e leggerezza, non a caso, per la tua tesi di laurea, hai portato il Satyricon. 

“Ho scelto il Satyricon perché mi fa ancora ridere tantissimo: un romanzo che sembra essere stato scritto negli anni Ottanta. Lo vedo molto affine al mio linguaggio e al mio modo di essere. Una mia caratteristica è proprio l’uso dell’ironia, la vita ha già i suoi pesi e mi piace il non prendersi mai troppo sul serio. La mia idea è rendere il latino quanto più piacevole e leggero possibile.”

Quasi trent’anni fa, un volumetto ormai introvabile aveva avvicinato con grande curiosità Daniele Michienzi al latino. Lui oggi ne sviluppa una sorta di versione 2.0. Una versione moderna e altrettanto stimolante per chiunque decida di saperne di più di questa lingua, probabilmente non così morta, spiegata con un linguaggio spiritoso, contemporaneo e, soprattutto, competente.

Autore
Panorama

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