L’Ue multa Apple e Meta, ma aumenta la distanza dagli Usa
- Postato il 23 aprile 2025
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- Di Formiche
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Apple e Meta di nuovo nel mirino dell’Unione europea. Le violazioni del Digital Markets Act (Dma) costano caro ai due colossi americani. “Dopo un ampio dialogo con le aziende interessate che ha permesso di presentare in dettaglio i loro punti di vista e le loro argomentazioni”, la Commissione ha multato l’azienda di Tim Cook con 500 i milioni euro, per aver impedito agli sviluppatori di applicazioni di pubblicizzare gratuitamente offerte alternative a quelle dell’App store, e quella di Mark Zuckerberg con altri 200 milioni a causa del modello di consenso all’utilizzo dei dati. La legge comunitaria obbliga le grandi piattaforme digitali (gatekeeper), come appunto le due in questione, a informare gratuitamente i propri clienti di altre offerte al di fuori del loro perimetro, consentendo di sfruttarle. A tutte e due, sono stati concessi 60 giorni di tempo per conformarsi alle decisioni, altrimenti il rischio è di incappare in penali periodiche.
Apple, spiegano da Bruxelles, non avrebbe provveduto al rispetto dei suoi oneri non essendo “riuscita a dimostrare che queste restrizioni sono oggettivamente necessarie e proporzionate”. Per Meta il discorso è diverso. Il suo modello pubblicitario chiamato “consenso o pagamento” – secondo cui gli utenti europei di Facebook e Instagram possono scegliere se dare il loro placet alla combinazione dei dati personali per la pubblicità personalizzata o pagare una quota mensile per usufruire del servizio senza pubblicità – non sarebbe conforme in quanto non offre “l’offerta di un servizio con uso minore dei loro dati personali né gli ha permesso di esercitare il loro diritto di acconsentire liberamente alla combinazione dei dati personali”. Tuttavia, siccome l’azienda aveva ottemperato alle richieste dell’Ue, il periodo sotto esame è quello precedente agli interventi.
La decisione della Commissione arriva forse nel momento peggiore. Con l’America di Donald Trump che chiede a gran voce di esentare le aziende a stelle e strisce da regole così stringenti che soffocano il progresso tecnologico, la risposta dell’Europa va nella direzione opposta.
“La Commissione europea sta cercando di penalizzare le aziende americane di successo, mentre consente alle imprese cinesi ed europee di operare secondo standard diversi”, è il commento durissimo dello chief global affairs officer di Meta, Joel Kaplan. “Non si tratta solo di una multa. Il fatto che ci costringa a cambiare il nostro modello di business equivale, di fatto, a imporre a Meta una tariffa di miliardi di dollari, obbligandoci a offrire un servizio di livello inferiore. Inoltre – aggiunge – limitando ingiustamente la pubblicità personalizzata, la Commissione sta danneggiando anche le imprese e le economie europee”. Molto simile il giudizio che arriva da Apple dopo aver ricevuto la condanna. “È l’ennesimo esempio di come la Commissione ci abbia ingiustamente preso di mira con una serie di decisioni dannose per la privacy, la sicurezza dei nostri utenti e per i prodotti e ci costringono a distribuire la nostra tecnologia gratis”, afferma un portavoce da Cupertino. “Abbiamo dedicato centinaia di migliaia di ore di progettazione e apportato dozzine di modifiche per conformarci a questa legge, nessuna delle quali chieste dai nostri utenti. Nonostante innumerevoli incontri, la Commissione continua a spostare ogni fase del percorso. Faremo appello e continueremo a impegnarci con la Commissione al servizio dei nostri clienti europei”, assicura.
Con i dazi di Trump solamente sospesi, la possibilità che l’Ue utilizzi il bazooka contro le Big Tech è concreta. Il che aprirebbe un sanguinoso scontro commerciale con lo storico alleato. Ma non sembra ancora essere arrivato il momento. “Fatemi essere completamente chiara”, precisa la portavoce della Commissione, Arianna Podestà. “Si tratta di applicazione della legge, non si tratta di negoziati commerciali. Sono due questioni distinte, completamente separate. Abbiamo un regolamento e lo stiamo applicando, ovviamente, allo stesso modo per tutte le aziende”. La percezione dall’altra parte dell’Atlantico è però diversa.