L’Ue non può più boicottare la cultura d’impresa. Svolte necessarie 

  • Postato il 30 ottobre 2025
  • Di Il Foglio
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L’Ue non può più boicottare la cultura d’impresa. Svolte necessarie 

Al direttore - A Bruxelles, il prossimo 4 novembre, l’aula del Parlamento europeo accoglierà una sessione speciale. Non saranno eurodeputati a discutere di regole e bilanci, ma imprenditori provenienti da tutto il continente: protagonisti del Parlamento Europeo delle Imprese, l’iniziativa biennale di Eurochambres, l’associazione che riunisce le Camere di commercio europee. Nato nel 2008 come esperimento di partecipazione, il Parlamento delle Imprese è diventato nel tempo un vero laboratorio di democrazia economica. Qui, chi ogni giorno produce, investe e rischia sul mercato porta la propria voce direttamente nel cuore delle istituzioni europee. È un gesto politico nel senso più alto: far parlare l’economia reale in un’Europa che troppo spesso si percepisce distante dai suoi territori e dai suoi imprenditori. L’edizione 2025 – cui parteciperanno 76 imprenditori italiani, accompagnati dai vertici del sistema camerale – arriva in un momento cruciale per l’Unione. L’Europa si trova a un bivio: mantenere la propria competitività globale, accelerare sulla transizione verde e, allo stesso tempo, ricostruire un tessuto sociale ed economico più coeso. Tre saranno i temi al centro del dibattito. Primo: decarbonizzazione e competitività. Le imprese chiedono una transizione ecologica praticabile: regole chiare, tempi certi, meno burocrazia. La sfida è conciliare sostenibilità e crescita, rendendo accessibili l’energia e la finanza sostenibile. Non un’utopia verde, ma una politica industriale europea che sostenga chi investe in tecnologie pulite e processi circolari, senza penalizzare la produttività.

 

Secondo. Mercato unico e semplificazione. Il mercato unico resta il più grande successo dell’integrazione europea, ma oggi rischia di incepparsi sotto il peso della frammentazione normativa. Liberarne il potenziale significa semplificare, garantire parità di condizioni tra Stati membri e rendere più agevole per le imprese crescere oltre i confini nazionali. Da qui l’attenzione a un uso strategico del bilancio UE per sostenere liquidità, credito e innovazione, soprattutto per le PMI. Terzo. Commercio internazionale e sicurezza economica. In un mondo di tensioni geopolitiche e regole commerciali sempre più incerte, l’Europa deve rafforzare la propria autonomia strategica. Il dibattito verterà su come sostenere le imprese nei mercati globali, diversificare le filiere e costruire partnership solide con i paesi vicini e candidati all’adesione, trasformando la competizione in cooperazione. In fondo, il Parlamento Europeo delle Imprese non è un semplice evento: è un segnale. Un’Europa che ascolta le sue imprese è un’Europa che si prepara al futuro, riconoscendo che la competitività non nasce nei regolamenti, ma nei laboratori, negli stabilimenti, nelle botteghe e negli uffici dove ogni giorno si costruisce ricchezza reale. E che la vera integrazione europea, oggi, passa anche da qui: dal coraggio di mettere al centro chi fa impresa.

 

Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere

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Il Foglio

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