L’Ue non sa più che pesci pigliare: arriva in tavola il tonno senza tonno
- Postato il 25 novembre 2025
- Di Panorama
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Dopo la farina di grillo, l’Ue ci regala un’altra prelibatezza alimentare da non farsi sfuggire: il tonno senza pesce. No, non è uno scherzo di cattivo gusto (più cattivo di così…), ma l’ultima genialata partorita dalle menti illuminate di Bruxelles. Un tonno fatto con le alghe, rigorosamente senza una squama di pesce. Perché evidentemente il vero scandalo del XXI secolo non sono le guerre, la povertà o l’inverno demografico, ma il fatto che qualcuno osi ancora aprire una scatoletta di tonno vera. Non osate, assassini!
La start-up berlinese BettaFish, finanziata generosamente dall’Unione Europea, ha deciso che era giunto il momento di “salvare il pianeta” sostituendo uno degli alimenti più consumati al mondo con un surrogato a base vegetale. Il loro ragionamento? Il 43% degli stock mondiali di tonno viene pescato in modo insostenibile. Soluzione logica: eliminare il tonno dalle nostre tavole. Non la pesca selvaggia, non i metodi predatori, no: direttamente il tonno. Geniale, no?
L’esperimento in Svizzera che fece scappare tutti
Le prime avvisaglie di questa fantomatica rivoluzione culinaria si sono già viste a Canobbio, nel distretto di Lugano, a un’ora scarsa da Milano. Qui il tonno vegetale campeggia sugli scaffali dei supermercati, confezionato in scatolette che imitano alla perfezione quelle tradizionali. La scritta “Tonno” ben visibile, l’aspetto rassicurante, tutto studiato per far dimenticare al consumatore che sta per acquistare alghe spacciate per pesce.
Ma come hanno reagito i clienti svizzeri interpellati dalla trasmissione Fuori dal Coro, nella puntata di domenica 23 novembre? Con un entusiasmo paragonabile a quello di chi scopre una bella multa sul parabrezza. Nessuno, a quanto pare, si è detto interessato all’acquisto. Insomma, il tonno fake parte già con il piede sbagliato: respinto al mittente prima ancora di varcare il confine italiano. Eppure loro insistono, insistono imperterriti. Beh, rimangono coerenti con le loro ideologie assurde (di questa coerenza, almeno, gliene dobbiamo dare atto).
Cosa dice davvero la legge europea
E qui casca l’asino, o meglio, il finto tonno. Lo scorso ottobre il Parlamento europeo aveva approvato un emendamento che vieta l’uso di denominazioni animali per prodotti vegetali. Tradotto: se vendi proteine vegetali, devi scriverlo chiaro e tondo, senza ammiccamenti al prodotto originale. Eppure, le confezioni del tonno vegano sembrano fare esattamente il contrario.
Roberto Vannacci, vicesegretario della Lega e deputato europeo, non ha usato mezzi termini: ” Dico che è una vergogna, ma ancora di più: è una truffa, è una truffa a tutti gli effetti”. Difficile dargli torto quando si osservano packaging studiati apposta per confondere il consumatore. Il risultato? Un cliente disorientato che non sa più distinguere cosa sta comprando, se pesce dell’oceano o alghe del Baltico.
Bruxelles e le sue ossessioni culinarie
Ma il tonno vegano è solo l’ultimo episodio di una lunga telenovela gastronomica. Chi può dimenticare il sugo di carbonara simil maionese recentemente scoperto nel market del Parlamento europeo? Una salsa belga con pancetta al posto del guanciale, spacciata per italiana con tanto di bandierina tricolore in etichetta. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida aveva giustamente alzato le barricate, ma evidentemente a Bruxelles hanno orecchie solo per ascoltare le lobby dei surrogati.
E poi ci sono i famigerati novel foods: grilli domestici, larve della farina, locuste migratorie. Insetti presentati come “cibo del futuro”, quando milioni di consumatori continuano a preferire una bistecca o un piatto di pasta. Senza dimenticare la carne sintetica da laboratorio, quella meraviglia della scienza che promette di sostituire millenni di storia e cultura alimentare con provette e bioreattori.
Se questo è il futuro del cibo…
Il mercato del tonno vale ben 42 miliardi di dollari. Che la pesca vada regolamentata e resa sostenibile, è un dato di fatto. Ma credere che la soluzione sia sostituire il pesce con delle alghette è come curare il mal di testa con la decapitazione: tecnicamente risolve il problema, ma forse c’erano alternative migliori.
Persino il Giappone, patria del sushi e tempio della cultura ittica, dal 2026 importerà il tonno vegano tedesco di BettaFish con il progetto “Rivoluzione del pesce”. Sì, proprio il Paese che ha fatto del pesce crudo un’arte, che venera il tonno come fosse oro rosso, ora cederà agli algoritmi della sostenibilità imposta dall’alto.
Viene da chiedersi: se perfino i giapponesi cedono al tonno di alghe, cosa ci riserva il futuro? Sushi di cartone? Sashimi di tofu? O forse, speriamo, un ritorno alla ragione prima che sia troppo tardi.