L’ultima crociata di Trump, minaccia raid in Nigeria contro i jihadisti per proteggere i cristiani. Ma è solo un calcolo politico
- Postato il 3 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Entreremo sparando a raffica”. Ancora una volta, il presidente statunitense Donald Trump salta i convenevoli e, in perfetto stile Rambo, minaccia un raid in Nigeria per “spazzare via i terroristi islamici”, responsabili del “massacro di migliaia di cristiani”. Il leader della Casa Bianca ha tuonato che l’estremismo islamico rappresenta “una minaccia esistenziale” per il cristianesimo ad Abuja e dintorni. La minaccia non si è limitata all’azione militare: Trump si è anche detto pronto a sospendere “immediatamente tutti gli aiuti e l’assistenza” ad Abuja se il governo centrale dovesse continuare a permettere “l’uccisione di cristiani” nel proprio territorio. Il Dipartimento della Guerra è stato messo in allerta e dovrebbe tenersi pronto per un attacco “rapido” e “violento” contro i “terroristi”.
La replica di Abuja
Il Ministero degli Esteri della Nigeria ha “preso nota” delle dichiarazioni di Trump, ma ha sottolineato il proprio impegno contro “l’estremismo violento, nutrito da interessi particolari, che ha contribuito a fomentare le divisioni e il declino nei Paesi dell’Africa settentrionale e del Sahel”. Abuja ha lamentato la perdita di vittime innocenti, assicurando che “il governo federale della Nigeria continuerà a difendere tutti i suoi concittadini, senza distinzione di razza, credo o religione“.
Una lunga strage
I numeri descrivono una catastrofe in corso: 7.000 cristiani sono stati uccisi in Nigeria nei primi otto mesi del 2025, principalmente per mano dei gruppi jihadisti Boko Haram e Iswap, anche attraverso attentati come quello di metà giugno a Yelewata, nello stato di Benue, che ha provocato migliaia di vittime. Almeno 17.000 cristiani sono stati uccisi dal 2019 al 2023, secondo il Parlamento europeo, con 15 milioni di sfollati interni e quasi 20.000 chiese cristiane distrutte o saccheggiate.
Un appello drammatico è arrivato dal pastore evangelico nigeriano Harrison Ayinete, intervenuto giorni fa tramite videomessaggio da una fossa comune per chiedere l’intervento delle Nazioni Unite e dello stesso presidente USA: “Dite a Trump di salvare le nostre vite in Nigeria” in quanto “stanno uccidendo i cristiani, massacrando i cristiani”.
Gli evangelici dietro l’attivismo Usa
La sensibilità trumpiana, tuttavia, non è priva di calcoli politici e risponde apertamente alle istanze del blocco evangelico nazionalista, influenzato da organizzazioni chiave come Christian Broadcast Network, The Fellowship, New Apostolic Reformation e la Faith & Freedom Coalition. Quest’ultima, durante la campagna del 2024, ha stanziato 62 milioni di dollari per mobilitare il voto evangelico in chiave repubblicana. Tutto ciò si inserisce nell’ambito dell’ascesa del Christian Nationalism, un movimento a cui aderisce il 30% degli americani e la maggior parte dei repubblicani.
Non è mancato il plauso della galassia conservatrice alla minaccia anti-jihadista di Trump. Tom Cole ha affermato che la designazione della Nigeria come Paese pericoloso per i cristiani “è un messaggio forte. Gli Usa non ignoreranno la persecuzione dei cristiani”. Al coro dei sostenitori si è aggiunta anche Nicki Minaj, che ha parlato di “un profondo sentimento di gratitudine” dopo aver letto le parole di Trump: “Viviamo in un paese dove possiamo adorare Dio liberamente”. Anche l’International Christian Concern (ICC) è intervenuta, sottolineando la “fine di un lungo silenzio” sulla mattanza dei cristiani nel Continente africano.
Tra millenarismo e lotta anti-woke
L’amministrazione Usa, a tratti, deve compiacere determinati gruppi di pressione, come accade anche con Tel Aviv dove Trump viene paragonato a “Ciro il grande”, l’imperatore persiano che liberò il popolo ebraico e che, nelle Scritture, è definito “l’unto del Signore” (Isaia 45,4-5). L’alleanza di Trump con la destra cristiana è divenuta più esplicita nel 2017, quando aveva promesso di “distruggere” il Johnson Amendment del 1954 per permettere ai pastori di schierarsi politicamente senza rischiare l’esenzione dalle tasse. Allo stesso tempo, non sono mancati i suoi attacchi al concetto di separazione tra Stato e Chiesa: “Scordiamocelo una volta per tutte”.
Nasce così la White House Office Faith, con la finalità di “rafforzare le famiglie statunitensi” e sradicare “il pregiudizio” e la “violenza contro la comunità cristiana”. La destra cristiana è divenuta megafono del tycoon con personalità come il podcaster Benny Johnson, per il quale Dio avrebbe dato al gabinetto di Trump “il potere sulla nostra nazione e sulla nostra terra”. Questo sentimento si è rafforzato dopo l‘omicidio politico di Charlie Kirk, inserito in una lotta più ampia, di portata globale, contro il declino dei valori occidentali e l’ideologia Woke.
Secondo l’Interfaith Alliance, tuttavia, la suddetta crociata “non ha assolutamente nulla a che fare con la protezione dei cristiani” in quanto “qualsiasi cristiano che esca dalle linee di questa amministrazione” viene preso di mira. Il pericolo – già latente negli Usa da decenni e avvertito dalla geopolitica Luiza Anna Bialasiewicz – è quello di interpretare anche la politica estera come “una lotta millenaria tra il bene e il male”.
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