Luna, il progetto segreto americano del ’59 torna di moda
- Postato il 20 luglio 2025
- Di Panorama
- 2 Visualizzazioni


l documento si intitola Project Horizon, sottotitolo: Proposal to establish a lunar outpost, ovvero «Proposta per stabilire un avamposto lunare». Nulla di straordinario, almeno in apparenza: Stati Uniti, Russia e Cina hanno già annunciato l’intenzione di tornare sulla Luna per costruirvi basi permanenti. Ma ciò che rende unico questo rapporto di 118 pagine è la data: 9 giugno 1959. Il documento è classificato «secret» ed è stato redatto dall’esercito degli Stati Uniti. L’obiettivo? Occupare militarmente la Luna per proteggere gli interessi americani nel pieno della Guerra fredda.
Uno scenario che fino a pochi anni fa sarebbe sembrato anacronistico, quasi fantascientifico, ma che oggi, con le crescenti tensioni tra Washington, Pechino e Mosca, torna a essere attuale. I due principali progetti lunari in corso sono il programma Artemis della Nasa, che punta a riportare l’uomo sulla Luna entro il decennio e a costruire un modulo abitativo, e la collaborazione tra Russia e Cina per una stazione scientifica lunare alimentata da energia nucleare, prevista tra il 2033 e il 2035. Parallelamente, Europa, India, Cina e Corea del Sud hanno avviato missioni robotiche per lo studio del satellite, ufficialmente a scopo scientifico. Ma dietro la facciata pacifica, potrebbero celarsi ambizioni strategiche e militari.
Proprio come quelle immaginate 66 anni fa dal generale Arthur G. Trudeau, capo della divisione Ricerca e sviluppo dell’esercito americano. Veterano della Seconda guerra mondiale e della guerra di Corea, tra il 1953 e il 1955 guidò l’intelligence militare statunitense prima di essere incaricato della supervisione dei progetti tecnologici più avanzati. Convinto anticomunista, Trudeau seguiva con allarme i successi spaziali dell’Unione Sovietica: nel 1957 i russi avevano lanciato lo Sputnik, il primo satellite artificiale. I servizi americani temevano che i sovietici potessero raggiungere la Luna entro il 1968.
Da qui l’idea di un avamposto militare lunare da completare attorno al 1966. Nella lettera introduttiva al Project Horizon, oggi desecretato, Trudeau scrive: «È richiesto un avamposto militare con equipaggio sulla Luna. Tale presenza è necessaria per sviluppare e proteggere i potenziali interessi degli Stati Uniti, per sorvegliare la Terra e lo spazio dalla Luna, come base per l’esplorazione lunare e spaziale, e per operazioni militari, se necessario, oltre che per sostenere indagini scientifiche».
Secondo Trudeau «il potere militare basato sulla Luna costituirà un forte deterrente contro la guerra, a causa dell’estrema difficoltà, dal punto di vista del nemico, di eliminare la nostra capacità di ritorsione. Qualsiasi operazione militare sulla Luna sarà difficile da contrastare per il nemico, a causa della difficoltà per lui di raggiungerla. La situazione si capovolge se le forze ostili arrivano per prime: esse potrebbero contrastare militarmente i nostri sbarchi e tentare di negarci politicamente l’uso del loro territorio».
Per questo, Trudeau auspicava che il progetto venisse trattato con la stessa urgenza e priorità del piano Manhattan, che aveva portato alla bomba atomica: «La creazione dell’avamposto dovrebbe essere un progetto speciale, con autorità e priorità simili a quelle del progetto Manhattan durante la Seconda guerra mondiale. Una volta stabilita, la base lunare sarà gestita sotto il controllo di un comando spaziale unificato. Essere secondi all’Unione Sovietica nell’istituire un avamposto sulla Luna sarebbe disastroso per il prestigio della nostra nazione e, di conseguenza, per la nostra filosofia democratica. Sebbene ciò sia contrario alla politica degli Stati Uniti, l’Unione Sovietica, stabilendo la prima base permanente, potrebbe rivendicare la Luna o aree critiche di essa come proprie. Un successivo tentativo da parte degli Stati Uniti di istituire un avamposto potrebbe allora essere considerato e propagandato come un atto ostile».
Il piano segreto prevedeva, a pieno regime, una base abitata da 12 astronauti. «I primi due uomini arriveranno sulla superficie lunare nell’aprile del 1965», si legge nel rapporto. «Saranno guidati verso un’area in cui è già iniziato l’accumulo di materiali per la futura costruzione. Il loro veicolo di atterraggio disporrà della capacità immediata di rientro sulla Terra; tuttavia, è previsto che rimangano nell’area fino all’arrivo del gruppo avanzato della squadra di costruzione. Durante la loro permanenza, vivranno nella cabina del loro veicolo lunare, che sarà dotata degli elementi essenziali per la vita e delle fonti di alimentazione necessarie. Per un soggiorno prolungato, questi elementi saranno integrati con il supporto del carico consegnato precedentemente e successivamente sul sito da altri veicoli. Durante la seconda fase dell’avamposto, il personale e il carico si troveranno nelle vicinanze del sito permanente, con la capacità di costruire strutture abitabili. In questa fase, che durerà circa 18 mesi, è prevista una rotazione del personale. La permanenza massima non supererà un anno. Il responsabile ufficiale dell’avamposto durante questo periodo sarà una persona la cui specializzazione principale è la costruzione. A questo punto, l’avamposto può sostenere comodamente 12 uomini, sei dei quali dedicheranno gran parte del loro tempo alla manutenzione generale e al supporto vitale». Gli astronauti avrebbero vissuto in moduli abitativi pressurizzati, interrati sotto la superficie per proteggerli da radiazioni e micrometeoriti. L’energia sarebbe stata fornita da generatori nucleari, e si prevedeva anche la presenza di armamenti, eventualmente anche nucleari, a scopo deterrente.
Un piano di tale portata richiedeva mezzi colossali: erano stimati 147 lanci dei razzi Saturn I e II per trasportare circa 226.796 chilogrammi di materiale. I carichi sarebbero stati assemblati in orbita terrestre prima di essere inviati verso la Luna per la costruzione della base. Un progetto visionario, ma anche incredibilmente esoso e tecnicamente troppo ambizioso per l’epoca. Il costo stimato era di circa 6 miliardi di dollari del 1959 (equivalenti a quasi 60 miliardi di oggi), pari a circa il 15 per cento del bilancio annuale della Difesa americana. Le tecnologie disponibili non erano sufficienti per realizzare l’avamposto nei tempi previsti. Per questo motivo, il Project Horizon fu abbandonato, e gli Stati Uniti concentrarono le loro risorse su un programma più realistico e meno militaresco: l’Apollo, che avrebbe portato l’uomo sulla Luna nel 1969.