L’usura dietro a un giro di scommesse clandestine: 8 anni a Giovanni Bizzarro, 6 anni e 4 mesi a ‘Chicco’ Sechi
- Postato il 9 luglio 2025
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- Di Genova24
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Genova. Il secondo collegio della seconda sezione penale del tribunale di Genova ha condannato a 8 anni di reclusione Giovanni Bizzarro e a 6 anni e 4 mesi di carcere Roberto Sechi, accusati di associazione per delinquere finalizzata all’usura per un giro di scommesse clandestine messo in piedi ai tempi del Covid.
Il procuratore aggiunto della Dda Federico Manotti aveva chiesto pene più alte ma il reato di estorsione è stato riqualificato ed è caduto per assenza di querela. Proprio il timore delle vittime di usura a farsi avanti, quasi vedessero gli usurai come ‘benefattori’ che li hanno aiutati quando avevano bisogno, ha reso difficoltoso anche il processo. Solo una si è infatti costituita parte civile nonostante le parti offese accertate dall’inchiesta fossero oltre una decina. Fondamentali per arrivare alla sentenza di condanna sono state le intercettazioni e i pedinamenti da parte degli investigatori del Sisco e della squadra mobile di Genova che hanno cristallizzato gli episodi con tanto di minacce e passaggi di denaro.
Sechi e Bizzarro e Fabio Praticò (condannato a 3 anni), tutti pluripregiudicati, erano finiti in carcere nel febbraio del 2024. L’indagine era partita da un giro di scommesse clandestine che venivano gestite in pieno periodo di Covid, attraverso alcune chat. Erano tanti a scommettere tra gli appartenenti alla ‘Genova bene’, tra cui l’ex presidente di una squadra calcistica ligure che gioca in Lega pro che gli indagati chiamavano ‘Il campione’ perché scommetteva e perdeva forte, oltre a imprenditori e professionisti.
Proprio dai debiti accumulati da un imprenditore di una nota famiglia che gestisce una catena di pizzerie tra il capoluogo ligure il levante e la Lombardia erano partite le indagini: l’uomo infatti – dipendente da droghe e ludopatico, aveva accumulato debiti per oltre 100mila euro ed era finito nei mirino degli strozzini. Aveva pagato una parte del debito (con tasso annuale del 53%), poi era fuggito dalla città rifugiandosi in una comunità di recupero. I famigliari, che sapevano che parte del debito era stato contratto proprio con Roberto Sechi, detto Chicco, condannato 20 anni fa per associazione per delinquere di stampo mafioso, si erano convinti a pagare, ma i passaggi di denaro erano avvenuto appunto sotto gli occhi degli investigatori che avevano via via scoperto altre vittime degli usurai che si erano fra l’altro messi in testa di aprire una vera e propria bisca clandestina in pieno centro a Genova.
Sechi fra l’altro, che dopo una doppia ordinanza di custodia cautelare in carcere proprio per quest’ultima inchiesta, si trova ai domiciliari, è destinatario di una misura di sorveglianza speciale, eseguita nei giorni scorsi dalla Dia, che dispone un obbligo di soggiorno per tre anni. A marzo di quest’anno è diventata definitiva un’altra condanna per interposizione fittizia di beni, favoreggiamento e falso ideologico, per reati commessi dal 2012 al 2017.