Madrid riaffida a Huawei le intercettazioni, Usa in allarme: “Temiamo siano rivelati nostri segreti a Pechino”
- Postato il 31 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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I comitati di Intelligence del Senato e della Camera degli Stati Uniti hanno esortato la presidente del National Intelligence, Tulsi Gabbard, a “rivedere gli accordi di scambio di Intelligence con il governo spagnolo” affinché attraverso Madrid non siano rivelati “segreti di sicurezza nazionale Usa al Partito comunista cinese”. È quanto si legge in una lettera datata 16 luglio e firmata dai repubblicani Tom Cotton e Rick Crawford, entrambi dell’Arkansas e presidenti dei comitati di Intelligence nelle relative Camere. Il tono da guerra fredda riflette il clima di preoccupazione nella Casa Bianca dopo il rinnovo del contratto con cui il ministero dell’Interno spagnolo affida ad Huawei l’archiviazione delle intercettazioni giudiziarie eseguite dagli organi di sicurezza del Paese iberico, poi depositate presso i server OceanStor 6800V dell’azienda di telecomunicazioni.
Cotton e Crawford proseguono avvertendo che “Huawei ha profondi vincoli con il Pcc ed è soggetto a leggi di Intelligence nazionale e di Sicurezza di dati” in Cina. L’azienda è quindi obbligata a dare a Pechino “ogni informazione che il Pcc ritenga necessaria”. I senatori ipotizzano anche l’eventuale “accesso sotto copertura” alle intercettazioni di un Paese Nato e persino il controllo cinese su eventuali attività di Intelligence che riguardino lo stesso Paese asiatico. Dal canto suo l’ambasciata cinese, attraverso un portavoce a Madrid, ha denunciato l’intervento Usa come un “tipico gesto di bullismo” contro i prodotti Huawei, aggiungendo che “già da un po’ di tempo” gli Stati Uniti provano “diffamare, restringere e attaccare le imprese cinesi in tutto il mondo”, mettendo in campo “una manipolazione politica senza scrupoli” contro Pechino. Per i diplomatici cinesi l’attacco Usa contro Huawei “è il classico esempio di come gli Stati Uniti generalizzano il concetto di sicurezza nazionale, politicizzano affari commerciali e impongono blocchi e repressione” contro imprese cinesi, senza mai aver “presentato prove convincenti”. La controparte cinese è quindi intenzionata a difendere “risolutamente gli interessi legittimi e legali delle sue aziende” auspicando che la Spagna, quale “stato di diritto”, possa fornire “un ambiente imprenditoriale giusto, equo e senza discriminazioni”.
Lo stato dell’arte – Huawei ha ottenuto, sempre dal ministero dell’Interno, un altro contratto da 1,5 milioni di euro per rafforzare la capacità di archiviazione del Sistema integrato di controllo delle frontiere della Polizia nazionale. In questo caso si prevede l’acquisto di un altro server dell’azienda, l’OceanStor 5500, che possiede 75 dischi rigidi da 14 terabytes. Quanto al contratto sulle intercettazioni: già in precedenza Huawei forniva i propri servizi a Madrid attraverso il Sistema di intercettazione legale (Sitel) e l’appalto è stato aggiudicato al colosso cinese nel rispetto delle gare centralizzate avviate dal 2021 al 2025 relative all’archiviazione digitale delle intercettazioni autorizzata da giudici e procuratori. Nulla a che vedere con “operazioni di spionaggio” e il sistema non viene adoperato dal Consiglio nazionale d’Intelligence. Inoltre, il governo ha già fatto sapere che “il sistema di intercettazioni è a circuito chiuso, non ha collegamenti con l’esterno e all’azienda spagnola spetterebbe solo una parte minore di tutto l’apparato”.
Inoltre Huawei ha sostenuto di “non avere accesso ai dati dei clienti” in quanto il controllo su questi ultimi “spetta all’utente finale”, cioè alla Spagna. Il colosso ha anche ribadito che “tutti i prodotti Huawei disponibili nel mercato spagnolo rispettano le leggi e normative” del Paese così come “gli standard applicabili all’ammissione dei prodotti, che in questo caso rientrano nello Schema nazionale di sicurezza e le guide del Centro criptológico nacional (Ccn). Tuttavia balza all’occhio dei media locali ed esteri, la contraddizione di un Paese in cui Huawei è stato tagliato fuori dal mercato interno delle telecomunicazioni – specie da aziende come Telefónica, Orange e Vodafone – e dalle sovvenzioni pubbliche per il 5G nelle zone rurali, ottenendo invece la gestione di sistema di infrastrutture ritenute critiche per la sicurezza nazionale.
Prosegue il dibattito – Il premier socialista Sanchez, sempre più distante da Washington, ha sempre ribadito che un’azienda non dovrebbe essere discriminata per le sue origini. Ma per l’Unione Europea il dossier Huawei è ancora scottante, specie dopo il caso di corruzione esploso a metà marzo. In più Bruxelles sostiene di non capire la scelta spagnola e fa pressing su Madrid ribadendo che il colosso è considerato un partner “ad alto rischio”. Nel frattempo le opposizioni a Sanchez ne approfittano, con il leader dell’estrema destra, Santiago Abascal, che a inizio mese è volato in Usa per promettere a Donald Trump il coinvolgimento diretto della Spagna nella guerra commerciale contro Pechino in cambio del sostegno politico degli Usa.
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