Mandelson, un “principe delle tenebre” inglese, con una carriera segnata da scandali, che inguaia pure il premier Starmer
- Postato il 12 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Alla fine ha dovuto cedere alle pressioni: giovedí, il premier britannico Keir Starmer ha silurato Lord Peter Mandelson come ambasciatore negli Stati Uniti, a meno di una settimana dalle dimissioni della vicepremier Angela Rayner. La decisione, annunciata con effetto immediato, segue la pubblicazione di email del 2008 in cui Mandelson difendeva Jeffrey Epstein, il finanziere pedofilo poi morto suicida in carcere nel 2019. Allora era appena stato condannato per favoreggiamento della prostituzione minorile, e Mandelson si era compromesso scrivendo: “Penso il mondo di te” e offrendo di intercedere per un rilascio anticipato. Il Foreign Office ha dichiarato che la “profondità” di questi legami, emersa solo ora, era “materialmente diversa” da quanto noto al momento della nomina nel dicembre 2024, e che queste nuove informazioni avrebbero reso la posizione dell’Ambasciatore insostenibile. Versione smentita da reportage del Sunday Times, di Channel 4 e del Guardian che già nel 2019 avevano evidenziato i suoi rapporti con Epstein, inclusi incontri successivi alla prima condanna nel 2009 e una foto del 2011. Il diplomatico ha sostenuto di aver fornito piena trasparenza durante il processo di valutazione, ottenendo il via libera, ma questo non ha fermato il suo siluramento.
Settantuno anni, soprannominato “Principe delle Tenebre” per il suo talento di spin doctor, Mandelson ha una carriera segnata da scandali. Nato in una famiglia ebrea di origine polacca, laburista, negli anni ’80 diventa direttore delle comunicazioni del partito sotto l’allora segretario Neil Kinnock. Eletto deputato di Hartlepool nel 1992, è tra gli architetti del “New Labour” con Tony Blair e Gordon Brown, e principale artefice della campagna di comunicazione che porta il Labour al potere nel 1997. Ministro senza portafoglio e poi al Commercio, si dimette due volte sotto Blair: nel 1998 per un prestito non dichiarato e nel 2001 come segretario per l’Irlanda del Nord per aver favorito un miliardario indiano. Sotto Brown, torna come segretario agli Affari europei e Business, ma resta divisivo. Dopo il 2010, fonda la società di lobbying Global Counsel, mantenendo stretti legami con Blair, che lo definì cruciale per il New Labour.
La nomina a Washington, voluta da Starmer e dal chief of staff Morgan McSweeney, puntava a sfruttare l’abilità diplomatica di Mandelson per gestire Donald Trump, appena rieletto presidente. Visto come un “Trump whisperer” era stato definito ‘uno tosto’ dal presidente USA durante la visita di stato di Starmer alla Casa Bianca del febbraio scorso, considerata un grande successo diplomatico.
I legami con Epstein, noti dal 2019, erano però un rischio evidente. L’MI6 aveva suonato l’allarme anche per i suoi legami con la Cina tramite Global Counsel, ignorati da Starmer e McSweeney, che hanno privilegiato la fedeltà partitica e l’orientamento blairiaino alle richieste di buona parte degli iscritti di un riorientamento del partito più a sinistra. Il voltafaccia di Starmer ha dato la stura ad enormi critiche. Martedi, in Parlamento, il premier aveva difeso Mandelson, dichiarando che le accuse erano state esaminate e il suo lavoro era essenziale. Ventiquattr’ore dopo, lo ha silurato, spinto da pressioni mediatiche e interne al partito. Fonti di Downing St rivelano che McSweeney, inizialmente riluttante, è stato costretto a cedere solo dopo un’escalation di proteste di parlamentari laburisti. Questo ritardo ha trasformato una crisi gestibile in un disastro politico, evidenziato le carenze delle procedure di scelta dei Collaboratori e perfino e sollevato interrogativi sulla sicurezza nazionale.
Le implicazioni sui rapporti con Trump sono potenzialmente serie. Mandelson era il ponte per evitare tariffe punitive su settori industriali strategici per il Regno Unito e per negoziare su Ucraina, AI e sicurezza. La sua rimozione, a pochi giorni dalla visita di Trump – che ha legami passati con Epstein, tuttora oscuri, e sulla loro pubblicazione si gioca buona parte del proprio consenso – rischia di irritare il presidente, che arriverà a Londra mercoledí prossimo. È probabile che siano in arrivo ulteriori rivelazioni compromettenti, e che lo staff del primo ministro abbia deciso di distanziarsene per evitare che la bomba esploda con Trump già a Londra: un tentativo maldestro ma obbligato di limitare I Danni.
La Casa Bianca ha confermato che la visita procederà con James Roscoe, nominato ad interim al posto di Mandelson ma molto meno esperto, ma diversi analisti segnalano il rischio di un raffreddamento della “special relationship” fra UK e USA. L’impatto sul governo Starmer è pesante. La perdita di Rayner e Mandelson in una settimana, unita al calo nei sondaggi, alimenta accuse di incompetenza e mancanza di risolutezza. La leader Tory Kemi Badenoch ha chiesto la pubblicazione dei documenti del processo di selezione, mentre laburisti come Paula Barker parlano di “erosione della fiducia”. Bell Ribeiro-Addy denuncia “doppi standard”: candidati esclusi per tweet, ma Mandelson promosso nonostante il passato problematico e arcinoto. McSweeney, ex stratega anti-Corbyn e artefice della vittoria 2024, è sotto pressione per aver spinto Mandelson e per il controllo blairita sulle principali decisioni del governo, alcune delle quali poi ritirate con una umiliante marcia indietro, e salgono le voci che ne chiedono le dimissioni.
Le critiche, anche interne, sono feroci. L’episodio è visto come prova di incompetenza: ignorare reportage del 2019 e avvertimenti dell’MI6 suggerisce un clientelismo simile a quello rimproverato ai Conservatori, non merito. Starmer, nonostante la vittoria del 2024, appare debole nella gestione dei collaboratori. In un Labour diviso tra sinistra e centro, questo scivolone rafforza i dubbi sulla sua leadership. La visita di Trump potrebbe salvare le apparenze, ma il danno è fatto: un governo che prometteva competenza inciampa su scandali prevedibili. Per Mandelson, è la terza dimissione dopo 1998 e 2001, probabilmente la pietra tombale sulla sua carriera: ma potrebbe decidere di vendicarsi. Per Starmer, è un campanello d’allarme: senza trasparenza e riforme radicali dei processi di nomine, il rischio sempre più vicino è di implosione interna.
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