Manovra, stop a 105 emendamenti. Ammissibili tre proposte di condono edilizio, rottamazione allargata e tassa sull’oro da investimento
- Postato il 26 novembre 2025
- Speciale Legge Di Bilancio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un nuovo vertice di maggioranza sulla manovra è in corso a Palazzo Chigi. L’incontro, con la premier Giorgia Meloni, era stato annunciato al termine della riunione di giovedì scorso con i leader del centrodestra, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il viceministro Maurizio Leo e i capigruppo al Senato. Servirà per decidere quali emendamenti verranno votati dalla commissione Bilancio la prossima settimana. Sul tavolo c’è intanto l’esito della prima selezione sulle 414 proposte segnalate da maggioranza e opposizione. La presidenza ne ha dichiarate inammissibili 105: 18 per estraneità di materia e 87 per assenza di coperture. Le forze politiche avranno 24 ore per sostituire le prime, mentre le seconde potranno essere riformulate per garantire la sostenibilità finanziaria.
Passa in larga parte il pacchetto sulla sanatoria edilizia, con tre emendamenti ammessi e uno bocciato. A cadere, per coperture, è la proposta che imponeva ai Comuni il rilascio obbligatorio dei titoli edilizi in sanatoria entro il 2026. Via libera invece alle altre tre versioni della maggioranza. Sopravvivono al vaglio anche la rottamazione allargata proposta dalla Lega e la tassa sull’oro da investimento, uno dei dossier più delicati nelle trattative interne al centrodestra. Restano in piedi la proposta di Forza Italia – firmata da Maurizio Gasparri – che introduce un’imposta sostitutiva del 13% sulla rivalutazione dell’oro da investimento, a compensazione della soppressione della norma sui dividendi e l’emendamento della Lega che prevede un’aliquota al 12,5%. Via libera poi alla proposta sull’aumento della Tobin Tax e a quella di FdI, a firma di Lucio Malan, che stabilisce che le riserve auree della Banca d’Italia “appartengono allo Stato, in nome del Popolo Italiano”.
Non passa invece l’emendamento della Lega sul Mes, che prevedeva di aumentare di 5 miliardi l’anno dal 2026 al 2028 il Fondo per la riduzione della pressione fiscale finanziando l’operazione con la cessione delle quote italiane nel Meccanismo europeo di stabilità. Una delle battaglie simboliche del senatore Claudio Borghi, che ha anticipato: “Se è un problema di coperture, lo sistemeremo”. Salta anche l’emendamento presentato da Fratelli d’Italia che allargava la detassazione sui rinnovi contrattuali applicandola anche agli accordi sottoscritti nel 2024 e ai redditi fino a 35mila euro. La proposta a prima firma Mancini è stata giudicata inammissibile per problemi di coperture.
Bocciato pure l’emendamento della Lega che riscriveva il Piano Casa, dando priorità ai giovani, alle giovani coppie, ai separati e agli anziani. La proposta a prima firma Romeo stanziava risorse già dal prossimo anno, per complessivi 877 milioni fino al 2030. Le risorse per il 2026 erano attinte per la stragrande maggioranza (100 milioni su 122) dal Fondo per interventi strutturali di politica economica. Allo stesso tempo si prevedeva che sia per il Piano casa che per il contrasto al disagio abitativo potessero essere utilizzate risorse derivanti dalle rimodulazioni del Fondo europeo di sviluppo regionale – Fesr nel ciclo 2021-2027. L’inammissibilità è proprio per assenza di coperture adeguate.
La presidenza ha dichiarato inammissibile anche l’emendamento della senatrice Micaela Biancofiore (Civici d’Italia) che trasferiva la responsabilità civile per i danni ai pazienti direttamente ai medici, al posto delle aziende sanitarie. Cade anche la proposta di Lega e Forza Italia che escludeva dal tetto alle retribuzioni pubbliche i compensi dei manager delle società quotate a controllo statale: per la Commissione si tratta di materia estranea al perimetro della legge di Bilancio.
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