Mantovano attacca: “Oggi la magistratura blocca sicurezza, espulsioni, Ilva e lo sviluppo urbanistico di Milano”

  • Postato il 4 novembre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È ancora una volta il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, a inasprire il dibattito in vista del referendum sulla riforma costituzionale della giustizia. Ospite di 10 minuti su Rete4, il breccio destro di Giorgia Meloni si scaglia contro la magistratura: “Oggi c’è il blocco delle espulsioni grazie a decisioni giudiziarie, c’è il blocco della sicurezza, della politica industriale che voglia raggiungere certi obiettivi, si pensi all’Ilva grazie a decisioni giudiziarie. C’è un’invasione di campo che deve essere ricondotta”, attacca Mantovano. Non solo. Nel suo elenco il sottosegretario alla presidenza inserisce anche le inchieste sull’urbanistica nel capoluogo lombardo: “Da due anni lo sviluppo urbanistico di Milano è fermo“.

E lo dice nel giorno in cui anche il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Comune contro la sentenza del Tar che già aveva accolto le ragioni dei pm a proposito del sequestro del cantiere di via Fauché. Anche per i giudici amministrativi, pertanto, è illegittimo costruire in quel modo una palazzina di tre piani dentro un cortile. Nonostante questo, per Montavano il blocco dello sviluppo urbanistico di Milano è da addebitare ai magistrati: fermo “sulla base di una decisione di un gruppo di pubblici ministeri la cui prospettazione è franata al primo vaglio collegiale“. Quindi non solo non cita la decisione del Consiglio di Stato (organo collegiale) ma fa riferimento al Riesame che ha ordinato la scarcerazione di alcuni indagati dell’inchiesta penale. In realtà, come già scritto dal Fatto quotidiano, lo stesso Riesame con altre ordinanze ha ribadito che l’accusa di corruzione permane per tre indagati (Tancredi, Marinoni e Pella): nelle motivazioni i giudice dei Riesame confermano che “il gip nell’ordinanza impugnata ha dato ampiamente conto delle fonti di prova”, “confermando il quadro di gravità indiziaria nei confronti di Tancredi”, dunque “le valutazioni del gip devono essere confermate”, “pur con le precisazioni che si diranno in relazione alla qualificazione giuridica dei fatti” (viene riqualificato il reato, non la corruzione su singoli atti contrari ai doveri d’ufficio, ma la corruzione per l’esercizio della funzione).

Ma la campagna elettorale per il referendum è ormai entrata nel vivo. E Mantovano – anche lui magistrato con una lunga carriera – punta il dito contro i colleghi: il comitato per il no al referendum sulla separazione delle carriere “è stato presentato nell’aula magna della Cassazione che è un luogo civilmente sacrale”, afferma il sottosegretario. “Che in un luogo del genere vi sia un’assemblea così infuocata, ed è un problema di sostanza, quando si usano toni così accesi in un luogo del genere, non so quando ogni cittadino possa percepire in termini di tecnicità, di imparzialità, quella sorta di distanza che deve fare il lavoro del giudice“, insiste Mantovano.

Cosa rispondo ai magistrati che dicono che il governo ce l’ha con loro? “Deponiamo le armi“, replica: “Noi abbiamo fatto un gesto politicamente significativo in primavera ricevendo, con la presidente del Consiglio, l’Anm e lì c’è stato detto ‘la riforma è inemendabile“, attacca ancora. “Io ho una certa frequenza di incontri con i sindacati, non ho mai sentito la Cgil sedersi a un tavolo e dire ‘o così o me ne vado’. Fa la sua prospettazione, fa la sua critica anche aspra, però si attende poi una trattativa“. “Qui la trattativa – continua – non c’è stata perché se la prospettiva è quella che arrivano i quattro angeli dell’Apocalisse, dopo l’Apocalisse non c’è nulla. Immaginiamo che nel referendum gli italiani condividano la riforma, dovremo discutere di una legge attuativa che è importante come la riforma stessa. Se la riforma era inemendabile, vogliamo ritenere contrattabile la legge attuativa? Significa togliere dallo scaffale il libro apocalisse e mettere quello di un confronto civile, anche perché abbiamo bisogno della prospettiva dei magistrati”, aggiunge Mantovano.

“Il referendum”, conclude il sottosegretario alla presidenza, “ha un oggetto particolare” e “l’attenzione degli italiani deve essere concentrata su ciò la riforma propone, tutto il resto appartiene alla dialettica politica e parlamentare quotidiana”. Però tiene a precisare che “se il referendum dovesse bocciare la riforma noi continueremo il nostro lavoro tranquillamente. La sovranità appartiene al popolo, quando il popolo si esprimerà, mi auguro sia rispettato da tutti”.

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Il Fatto Quotidiano

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