Marcia Perugia-Assisi, Pagliarulo (Anpi): “Le piazze di tutto il mondo hanno favorito l’accordo su Gaza. Ora serve una resistenza costituzionale”
- Postato il 11 ottobre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Alla Perugia-Assisi ci andiamo con un gigantesco sospiro di sollievo per questo processo di pace a Gaza che finalmente si sta avviando e che naturalmente bisognerà seguire con attenzione”. Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi, è già a Perugia per le giornate di incontri e iniziative che precedono la tradizionale marcia arcobaleno di domani mattina. “Quest’anno ci sarà una partecipazione straordinaria, forse senza precedenti, che conferma il fermento delle grandi manifestazioni per Gaza di questi giorni”.
Qual è la sua opinione sull’accordo promosso da Trump? Si fida?
Prima di entrare nel merito, ci tengo a dire questo: penso che sia stato condizionato dalla straordinaria mobilitazione mondiale che ha isolato e ripudiato la politica israeliana. La presidente del Consiglio ha detto che la pace si costruisce con la politica e non con le bandierine: ecco, credo non abbia capito molto. La pace è stata possibile anche grazie alla magnifica onda di protesta che si è generata in tutto il mondo. Peraltro l’atteggiamento di Meloni è simmetrico alle sue stesse reazioni rabbiose nei confronti della Flottilla, degli scioperi e delle manifestazioni: non ha mai proposto un punto di vista più alto, si è sempre posta l’obiettivo di irridere e delegittimare l’altro.
Nella mediazione tra Israele e Hamas ci sono le condizioni per costruire una pace stabile?
Questo trattato di pace ipotizza una specie di protettorato a tre teste: Israele, Stati Uniti d’America e Gran Bretagna, visto che è stato riesumato Tony Blair. I risultati sono tutti da vedere. Nel testo c’è la parola “autodeterminazione”, ma il giorno dopo Netanyahu ha affermato che non accetterà mai l’ipotesi “due popoli, due Stati”. La tenuta futura è da costruire.
Torniamo al movimento per la Palestina: milioni di persone in piazza, moltissimi giovani. Che valore hanno? E quali prospettive? In passato abbiamo già visto spegnersi fiammate di partecipazione così belle e numerose.
Intanto bisogna cominciare dalle parole: siamo circondati da un linguaggio bellico veramente impressionante, è il primo a dover essere disarmato. Per me la parola chiave è “resistenza costituzionale”.
Da presidente dell’Anpi, se dice “resistenza”, immagino non lo faccia per caso.
Intendo una resistenza che non si fermi alla tragedia di Gaza, che pure è il segno più terribile del nostro tempo. Resistenza è in primo luogo la questione sociale, cioè l’impoverimento di tutti tranne di una nicchia ristrettissima; in secondo luogo il contrasto alla guerra e al riarmo, un destino che ci viene presentato come inevitabile ma non lo è affatto; in terzo luogo la lotta contro l’autoritarismo di questo governo, dal “decreto sicurezza” in giù. Resistenza costituzionale significa lottare per una vera democrazia.
A rendere speciali le manifestazioni oceaniche per Gaza c’è anche il fatto che siano arrivate in un periodo in cui il popolo, in Italia, fugge dai partiti e dalle urne. Per lei è possibile ricucire questo strappo?
E’ così, c’è e cresce un gigantesco deficit di sovranità popolare, perché la maggioranza assoluta del popolo se n’è andata dalla politica e dalle istituzioni — o, se preferisce, la politica e le istituzioni se ne sono andate dalla maggioranza assoluta del popolo. E c’è da dire che questa maggioranza assoluta è formata nella quasi totalità dai ceti popolari: non solo i ceti emarginati, ma gran parte del mondo del lavoro e dei ceti medi. Il giorno dopo ogni elezione tutti si lamentano dell’astensionismo, poi non succede assolutamente niente. E’ un problema gigantesco: si stanno erodendo le basi di legittimazione popolare della democrazia, ed è una tragedia. In questo scenario, i milioni di persone scesi in piazza cambiano le regole del gioco. C’è una grandissima presenza di giovani e di ragazzi che hanno riportato al centro il valore della solidarietà, dell’umanità e della dignità. Usciamo da un trentennio di individualismo e di competizione: sono convinto che siamo davanti a una svolta.
Il movimento per la Palestina non piace alla stampa e ai media mainstream. La dimostrazione più recente è la campagna di stampa contro Francesca Albanese per le parole su Liliana Segre. Non le chiedo superficialmente “con chi sta” l’Anpi, ma che idea si è fatto della vicenda?
Abbiamo grandissima stima di entrambe. Tutte le opinioni sono legittime e importanti, anche se mi spiace che Albanese abbia usato delle espressioni infelici. Nei suoi confronti resta un’alta considerazione, anche per l’assurdità delle sanzioni e la pressione enorme che gli Stati Uniti hanno imposto sulla sua persona.
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