Marco Fatuzzo, il sindaco che portò Siracusa nel futuro

  • Postato il 1 novembre 2025
  • Attualità
  • Di Paese Italia Press
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di Francesco Mazzarella

Siracusa piange uno dei suoi amministratori più significativi, un uomo che ha saputo unire rigore e umanità, cultura e senso civico, lasciando un’impronta profonda nella vita della sua città.
Marco Fatuzzo, primo sindaco eletto direttamente dai cittadini, si è spento il 31 ottobre 2025 all’età di 80 anni. La sua figura, discreta e solida, rappresenta ancora oggi un modello di politica intesa come servizio, un esempio di come la competenza possa convivere con la sensibilità e il rispetto per la persona.

Nato a Siracusa nel 1945, laureato in Fisica presso l’Università di Catania, Fatuzzo ha portato nel mondo dell’amministrazione la stessa mentalità analitica, la stessa precisione e la stessa passione educativa che avevano caratterizzato la sua lunga carriera nella scuola. Prima di diventare sindaco, infatti, era conosciuto come dirigente scolastico stimato, capace di valorizzare studenti e insegnanti, di promuovere innovazione e senso di comunità nelle istituzioni educative.
Quella vocazione al dialogo e alla formazione umana si sarebbe poi tradotta nella sua visione di città.

Un sindaco eletto dal popolo

Il 1994 fu un anno di svolta per Siracusa e per la politica locale: per la prima volta i cittadini poterono scegliere direttamente il loro sindaco. Marco Fatuzzo vinse quell’elezione e divenne il primo a ricoprire la carica con il mandato diretto della popolazione. Era un segnale chiaro di fiducia e cambiamento. La città cercava un nuovo modo di governare, più vicino alle persone, più trasparente, più autentico. Fatuzzo interpretò quella stagione con sobrietà e fermezza, scegliendo la via della competenza e del servizio.

La sua amministrazione, durata fino al 1998, fu contraddistinta da un equilibrio raro: attenzione ai grandi temi dello sviluppo urbano e allo stesso tempo cura per la dimensione sociale, culturale ed educativa. In anni in cui la politica era spesso segnata da divisioni e personalismi, Fatuzzo parlava di “comunità”, di “partecipazione”, di “cittadinanza attiva”. Il suo linguaggio era nuovo, concreto, rispettoso. La città scoprì in lui un sindaco che preferiva i fatti alle parole, che sapeva ascoltare, ma anche decidere.

Visione e innovazione

Durante il suo mandato introdusse una serie di innovazioni amministrative che, pur in un contesto di risorse limitate, cambiarono il volto di Siracusa.
Fu tra i primi a proporre una digitalizzazione dei processi comunali, quando ancora parlare di pubblica amministrazione online sembrava utopia. Introdusse procedure più trasparenti nella gestione degli uffici e lavorò per semplificare i rapporti tra cittadini e istituzioni.
Sul piano urbanistico, promosse interventi di riqualificazione del centro storico, favorendo la valorizzazione di Ortigia come cuore culturale e identitario della città, anticipando di anni la riscoperta turistica che oggi la caratterizza.

Attento ai temi dell’ambiente e del territorio, Fatuzzo sostenne politiche di tutela delle aree naturalistiche e di miglioramento dei servizi urbani, con l’obiettivo di rendere Siracusa una città moderna ma rispettosa della propria storia.
Per lui innovazione non significava cancellare il passato, ma farlo dialogare con il futuro.

La scuola come cuore della città

L’anima del dirigente scolastico non lo abbandonò mai. Fatuzzo era convinto che la rinascita di una città dovesse partire dall’educazione e dalla formazione delle coscienze.
Promosse iniziative congiunte tra Comune e istituti scolastici per stimolare la partecipazione dei giovani alla vita civica, per rafforzare il legame tra scuola e territorio. La sua idea di amministrazione era profondamente pedagogica: governare significava educare, aiutare le persone a sentirsi parte di una comunità viva e responsabile.

Anche dopo la fine del suo mandato, continuò a lavorare nel mondo dell’istruzione, lasciando tracce di metodo e di stile: valorizzare il merito, rispettare la diversità, costruire fiducia. I colleghi lo ricordano come un dirigente che sapeva motivare senza imporsi, che preferiva la persuasione all’autorità.

Un momento storico: la visita del Papa

Durante il suo mandato, Siracusa visse un evento straordinario: la visita di Papa Giovanni Paolo II nel novembre del 1994, in occasione della consacrazione del Santuario della Madonna delle Lacrime.
Fu una giornata che rimase scolpita nella memoria collettiva e che mise alla prova la capacità organizzativa dell’amministrazione comunale. Fatuzzo seppe gestire l’evento con equilibrio e visione, coordinando le istituzioni civili e religiose in un clima di grande compostezza e unità.
In quell’occasione mostrò la sua qualità più profonda: la capacità di rappresentare tutti, credenti e non credenti, come sindaco di una città intera, non di una parte.

Un amministratore di visione

Dopo la fine del mandato, Marco Fatuzzo non abbandonò il servizio pubblico. Dal 1998 al 2002 fu vicepresidente della Provincia di Siracusa nella giunta di Bruno Marziano.
In quella veste promosse la cooperazione tra enti locali, rafforzando il dialogo tra città e provincia e incoraggiando politiche di rete. Credeva che lo sviluppo del territorio dovesse nascere da un gioco di squadra, e non da rivalità politiche o personalismi.

La sua figura rimane legata all’idea di una politica sobria, competente, concreta. Chi lo ha conosciuto ricorda la sua disponibilità all’ascolto, la capacità di dialogare senza perdere la chiarezza delle proprie convinzioni, la sua naturale propensione a costruire ponti piuttosto che muri.

Un’eredità di etica e umanità

Alla sua morte, la città ha espresso unanime cordoglio. Le parole di chi lo ha ricordato descrivono un uomo “che non ha mai smesso di amare Siracusa, anche quando non la governava più”.
Il suo lascito più grande non è fatto solo di progetti, ma di stile: una maniera diversa di intendere il potere, come esercizio di responsabilità e di servizio.

In tempi di politica gridata, Fatuzzo rappresenta la memoria di una stagione in cui l’impegno civile si coniugava con la misura, la competenza con l’umiltà. La sua eredità morale resta viva in chi oggi, dentro e fuori le istituzioni, crede ancora che la buona politica nasca dall’ascolto e dal rispetto.

Siracusa lo ricorda come il sindaco che portò la città nel futuro senza rinnegare le sue radici, come l’uomo che credette nella forza della conoscenza e nella bellezza del dialogo.
Un amministratore che seppe unire rigore e visione, responsabilità e tenerezza, ragione e cuore.

E forse proprio qui sta il segreto della sua storia: non nell’ambizione di lasciare un monumento, ma nella capacità di lasciare un esempio.

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