Maria Denisa Adas, indagato anche un avvocato con l’accusa di sequestro di persona

  • Postato il 28 maggio 2025
  • Cronaca Nera
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un avvocato di Reggio Calabria di 44 anni è indagato dalla Procura di Prato per l’ipotesi di sequestro di persona. Il Corriere della Sera e La Repubblica riportano la notizia in riferimento alle indagini sulla scomparsa di Maria Denisa Adas, la 30enne romena svanita nel nulla fra il 15 e il 16 maggio da un residence di Prato. Al professionista è stato notificato un avviso di garanzia in concorso con altri.

Il sospetto è che l’uomo, già citato in precedenza da un’amica della vittima, sia coinvolto direttamente nel presunto rapimento, oppure che disponga di informazioni cruciali su quanto accaduto alla donna. “L’avvocato le ha detto [alla madre di Denisa, ndr] di stare tranquilla perché la figlia è viva anche se ferita. Lui è l’avvocato di un gruppo di romeni che volevano costringere Denisa a lavorare per loro e per questo l’avrebbero picchiata e le avrebbero tolto i denti” le parole – riportate dalla redazione fiorentina del Corriere – dell’amica di Denisa.

La donna si sarebbe presentata dagli inquirenti rivelando una conversazione avuta con la madre dell’amica, Maria Cristina Paun, indagata con accusa di false informazioni al pm. “Mi ha detto – le parole della teste sul Corriere – di aver saputo dall’avvocato che sua figlia è stata presa da un gruppo di romeni che le stavano già addosso quando era a Roma. Non erano riusciti a prenderla perché lì c’erano gli amici e la madre. Hanno aspettato che andasse a Prato da sola”. Sempre secondo la testimonianza dell’amica inoltre, non solo – come già si è detto – il “professionista” avrebbe proposto di difendere “gratuitamente i rapitori in cambio della liberazione di Denisa”, ma, sempre secondo lei, l’avvocato avrebbe inventato la storia del sequestro perché invaghito di Denisa, senza però essere ricambiato.

Dopo le perquisizioni, la Procura ha affidato l’incarico di estrapolazione di Dna e impronte digitali dalla stanza del residence Ferrucci dove Denisa riceveva i clienti su appuntamento, dall’auto della vittima e da oggetti personali custoditi a casa della madre a Roma. I carabinieri di Firenze e Prato stanno anche passando al vaglio le immagini delle telecamere del casello autostradale più vicino.

L’ipotesi è che Denisa, dopo l’ultima chiamata alla madre delle 23.30 il 15 maggio scorso, abbia avuto altre due telefonate a notte fonda, forse con un connazionale. Come emerge dai tabulati telefonici, la sera della scomparsa i cellulari della vittima sono stati riaccesi per qualche minuto permettendo uno scambio di traffico dati sulla rete con almeno altri due dispositivi. Le celle agganciate in quei minuti potrebbero svelare legami con la banda criminale sospettata di voler costringere la donna a lavorare per un giro di prostituzione.

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Il Fatto Quotidiano

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