Marina Militare, via libera alla nuova nave spia: tecnologia made in Italy e fondi Ue
- Postato il 8 ottobre 2025
- Di Panorama
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Anche l’Italia avrà finalmente una nuova nave per operazioni elettroniche destinata alla Marina Militare. La scorsa settimana il Governo ha comunicato alle Commissioni competenti di Camera e Senato lo schema del decreto ministeriale per l’approvazione del programma A/R SMD 5/2025, sigla con la quale si definisce l’acquisizione della prima delle sue unità navali Joint Maritime Multi Mission System (J3ms) per le missioni di raccolta informativa e intelligence. Dopo uin primo stanziamento di circa 11 milioni fatto tra il 2022 e il 2024, ora l’intero programma ha un valore di 1,6 miliardi di euro, mentre con un budget riservato di 770 milioni di euro sarà realizzata l’unità navale numero uno, curata la sua entrata in servizio e stabilito il supporto logistico per una durata di dieci anni. La cifra sarà ricavata da stanziamenti progressivi che vedranno i primi trenta milioni essere autorizzati nel 2026, quindi la spesa di 55 milioni nell’anno successivo, 115 milioni nel 2028, 110 nel 2029. Successivamente, il programma costerà venti milioni per gli anni 2030 e 2031, cento nel 2032, duecento nel 2033, 85 nel 2034 e 35 nel 2035. La nuova classe di unità navali è destinata ad affiancare nave Elettra in servizio dal 2004, unità oggi indicata come “Auxiliary General Survey (Ags)”. Nella storia della Marina italiana il nome Elettra evoca quello dello Yacht di Guglielmo Marconi, costruito nei primi anni del Novecento e utilizzato anche come nave militare da ricognizione prima di passare sotto la proprietà dello scienziato nel 1921. Il restante denaro necessario per realizzare la seconda nave sarà stanziato con un nuovo decreto in base allo stato della prima costruzione, ma si calcola che avrà un valore di 830 milioni di euro. Una volta varate e in servizio, queste navi eseguiranno missioni di raccolta dati, mappatura dei fondali, protezione delle infrastrutture critiche come gasdotti e cavi per telecomunicazioni, ovvero di tutte quelle installazioni ritenute critiche per la sicurezza nazionale. Le nuove navi avranno la possibilità di operare congiuntamente con elicotteri del tipo NH-90 e di sfruttare droni volanti e subacquei ricoverabili a bordo. La struttura della nave sarà costruita presso Fincantieri, la voluminosa sistemistica elettronica di bordo da Leonardo ma è prevista la collaborazione anche con Elt Group, la statunitense L3Harris e la tedesca Rhode&Shwarz. Si tratterà quindi di navi che per natura nascono come veri concentrati di tecnologia elettronica, piattaforme multi-missione e multi-sensori equipaggiate per la raccolta informativa strategica e la superiorità elettronica, idonee per interagire in quella che oggi viene definita architettura C4I (Comando, Controllo, Comunicazioni, Computer, Intelligence) per la condivisione delle informazioni in diretta con la flotta, ovvero quanto occorre alla nostra Marina per poter restare competitiva con le unità di altri Paesi e interagire con quelle simili degli alleati. Intanto la stampa estera accusa l’Italia di voler utilizzare un trucco contabile ideato dall’Unione europea per aumentare il proprio bilancio della Difesa di 12 miliardi di euro nel tentativo di raggiungere i nuovi e ambiziosi obiettivi di spesa della Nato. Lo scorso anno Bruxelles decise di consentire agli Stati membri di esentare la spesa per la Difesa dal calcolo del deficit annuale, consentendo quindi di aumentare i bilanci per le spese militari senza violare le norme europee sul deficit, assurdamente ancora fissate al di sotto del 3% del Pil, limite oltre il quale si avvia la procedura d’infrazione. La possibilità di utilizzare tale norma era comparsa in un documento di bilancio del Ministero delle Finanze pubblicato qualche settimana fa, nel quale si afferma che potrebbe essere attivata se i prestiti Ue a basso costo per aumentare la spesa per la Difesa del Programma Sade non fossero sufficienti a far sì che l’Italia raggiunga il requisito di spendere il 5% del Pil per la Difesa e la sicurezza entro il 2035 come deciso dall’Alleanza Atlantica. L’Italia ha già richiesto all’UE 14,9 miliardi di euro in prestiti Safe ed entro il 30 novembre dovremo fornire all’Ue un elenco dei prodotti per la Difesa per i quali prevede di spendere i prestiti. Rientreranno in questi anche i fondi necessari per i programmi congiunti con altri Stati membri Ue interessati a sviluppare strategie di difesa in collaborazione con l’Unione Europea. La Commissione europea dovrà quindi dare una risposta entro il 31 dicembre. La nostra spesa per la Difesa è stata di 29,18 miliardi di euro nel 2024, pari all’1,54% del Pil, mentre dovremmo raggiungere il 2% entro la fine del 2025. Per ottenere lo stesso scopo, altre nazioni hanno già fatto ricorso a stratagemmi come classificare le unità della Guardia Costiera come navi militari e l’autorizzazione all’applicazione della clausola di salvaguardia nazionale (Nec) da parte dell’Ue fa parte del programma ReArm 2025 creato per spingere gli Stati membri ad aumentare la prontezza militare alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina.