Marta Bassino si infortuna: quando l’incidente ti butta fuori dal mondiale. Tutti i precedenti sportivi

  • Postato il 24 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Una caduta in allenamento. Tanto è bastato a Marta Bassino per riportare la frattura laterale del piatto tibiale della gamba sinistra. Si tratta probabilmente di un addio ai sogni di gloria olimpici, in programma nel febbraio 2026. L’Italia dello sci, che forse recupererà in extremis la campionessa Federica Brignone, vittima di un gravissimo infortunio nell’aprile scorso, sarà probabilmente orfana della Bassino. Per la sciatrice piemontese sono previsti infatti dai quattro ai sei mesi di stop, con un rientro quasi impossibile proprio a ridosso delle Olimpiadi Milano-Cortina.

È solo l’ultimo di numerosi casi di assenza forzata da eventi sportivi di livello mondiale. Chissà come sarebbe cambiata la storia se questi campioni straordinari non si fossero infortunati proprio sul più bello. Con i se e con i ma non si fa la storia, nemmeno quella dello sport. Eppure è interessante ripercorrere gli incidenti che negli anni hanno impedito ad atleti straordinari di cambiare la propria carriera e arricchire di trofei la bacheca personale e nazionale.

Lindsey Vonn: la caduta degli dei

Restando sempre nell’ambito dello sci, impossibile non ricordare la caduta di Lindsey Vonn nel febbraio 2013 ai mondiali di Schladming. La caduta degli dei, è proprio il caso di dire. Sì, perché stiamo parlando di una delle più grandi sciatrici di tutti i tempi, vincitrice di ben quattro Coppe del Mondo. Quell’incidente le provocò la rottura del legamento crociato anteriore e collaterale del ginocchio destro, e la costrinse a rientrare in pista solamente a dicembre. Appena quindici giorni dopo il suo ritorno, però, un nuovo infortunio al medesimo ginocchio la costrinse a dire addio sia ai Mondiali che ai Giochi Olimpici di Sochi.

Andrew Howe: il salto mancato

Cambiamo sport. Il campione di salto il lungo e velocista italoamericano Andrew Howe, a giugno del 2008, nei 200 metri validi per la Coppa Europa, ha sentito un forte dolore muscolare. Ed è stato costretto a fermarsi. Agli Europei indoor del 2007, si era aggiudicato la medaglia d’oro, saltando al quinto turno 8,30 m. Era dunque tra i favoritissimi per i Giochi Olimpici di Pechino. Howe intraprende una lotta contro il tempo per cercare di partecipare, ma il dolore ha la meglio su di lui. Si presenta in pessime condizioni (solamente nel salto in lungo, non come velocista) e viene eliminato subito, senza riuscire ad accedere alle fasi finali.

Jury Chechi: Il signore degli anelli

Torniamo indietro nel tempo. Alle Olimpiadi di Barcellona 1992, il ginnasta Jury Chechi, grande favorito, si rompe il tendine d’Achille in allenamento, appena un mese prima dei Giochi. Il signore degli anelli, come veniva chiamato, si riprende però la rivincita quattro anni più tardi ad Atlanta, dove conquista l’oro. E chiude la carriera in bellezza, con un bronzo ad Atene nel 2004, a ben 35 anni.

Gianmarco Tamberi: un record amaro

Il campione del salto in alto Gianmarco Tamberi, nel luglio 2016, stabilisce a Montecarlo, il record italiano assoluto nel corso della nona tappa della IAAF Diamond League chiudendo al primo posto. Un salto mozzafiato da 2,39 metri. L’azzurro esce successivamente in barella dalla pedana per un grave infortunio rimediato nel secondo tentativo a 2,41. Si tratta di una lesione del legamento deltoideo, che lo costringe purtroppo ad abbandonare il sogno olimpico di Rio 2016.  

Roberto Baggio: una scelta tecnica

È il 4 febbraio 2002 e in Emilia si gioca la semifinale di Coppa Italia tra il Parma e il Brescia. Roberto Baggio, leggenda del calcio italiano e mondiale, entra dalla panchina, ma la sua partita finisce dopo soli 2 minuti. La diagnosi è impietosa: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Decide di operarsi il giorno dopo, anche se è una follia. Vuole giocare i mondiali per l’Italia a tutti i costi, riscattarsi dopo il rigore sbagliato in finale 1994 contro il Brasile. E il miracolo prende forma. In soli due mesi e mezzo (per un infortunio del genere solitamente si sta fermi un anno), il Divin Codino è di nuovo in campo.

Segna tre gol in in altrettante partite, contribuendo alla permanenza del Brescia in Serie A. Ha dimostrato di stare bene fisicamente e reclama perciò di essere fra i 23 convocati che Trapattoni dovrà portare alla Coppa del Mondo. Invia una lettera al ct della Nazionale, ricordandogli i sacrifici fatti per esserci. Ma Trapattoni, da uomo pragmatico qual è, non si lascia intenerire e convoca Cristiano Doni, più funzionale al suo gioco.

L’Italia esce ai mondiali agli ottavi di finale, complice anche un arbitraggio scandaloso che ancora oggi fa scalpore. Baggio vedrà gli Azzurri vincere finalmente il Mondiale nel 2006, da spettatore, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Una magra consolazione per uno che era disposto a tutto, pur di mettersi al servizio della Nazionale.

Russia e Bielorussia: nazioni e atleti senza bandiera

Questa volta non si tratta di infortuni, ma di scelte politiche. Gli atleti di Russia e Bielorussia non potranno partecipare alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, nemmeno come atleti neutrali. Già nel 2023 il Comitato Olimpico Internazionale (Cio), aveva deciso di far partecipare gli atleti di Russia e Bielorussia come «neutrali e individuali», ovvero senza bandiera, inno e divise ufficiali. Questi incidenti non sono fisici, ma diplomatici. Come si può punire degli atleti per dei crimini di guerra dei quali non sono minimamente responsabili? Non stiamo parlando di militari, ma di atleti. Colpevoli semplicemente di essere russi o bielorussi.

Autore
Panorama

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