“Marte? Gli astronauti ci arriverebbero con lo scheletro di un novantenne. In sei mesi le ossa subirebbero un depauperamento del 25%”: parla Luca Parmitano

  • Postato il 3 giugno 2025
  • Trending News
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

Andare su Marte non è ancora possibile”. A poche ore dal fallimento del lancio dell’ultimo razzo verso Marte firmato SpaceX ovvero Elon Musk, arriva il parere di Luca Parmitano. Come riporta Repubblica, l’astronauta siciliano dell’Agenzia Spaziale Europea è intervenuto a Roma davanti ad una platea di studenti delle superiori e della facoltà di Ingegneria aerospaziale della Sapienza. Parmitano non ha escluso che ci sia la possibilità in un giorno lontano che un essere umano raggiunga il pianeta rosso: “Si tratta di un’idea da fantascienza. Che è ben diverso dal dire impossibile”, ha spiegato l’astronauta italiano; ma ha comunque ammonito Musk dal non farla troppo facile. Il magnate di origine sudafricana ha infatti annunciato che entro il 2026 verranno lanciati in orbita da SpaceX almeno altri sei razzi per giungere all’obiettivo marziano preposto.

“Per arrivarci però avremo bisogno di persone capaci di pensare molto fuori dagli schemi e di concepire idee rivoluzionarie”, ha continuato Parmitano. Sono parecchi, e parecchio insormontabili, gli ostacoli concreti che ci allontanano dal sogno di Musk. Intanto manca la potenza nei motori e la capacità di sollevare carichi in orbita. Infatti per uscire dall’orbita terrestre serve un lancio con un’accelerazione di 8 chilometri al secondo quadrato che per la Luna diventano 15. Per Marte, afferma Parmitano, “servono accelerazioni di 30, 40 o 50 chilometri al secondo”. Insomma la soluzione per questo tipo di problema potrebbe arrivare da “motori atomici o al plasma” oppure da un carburante tutto da inventare.

Del resto “l’allineamento fra Terra e Marte ricorre ogni 18 mesi e richiede comunque un viaggio di sei mesi” e secondo un ingegnere di SpaceX si sta oramai “raggiungendo un limite nella capacità di concentrare energia nei nostri carburanti”. Parmitano spiega che i nuovi razzi sono grandi come grattacieli e che portare in orbita un grattacielo e poi farlo tornare a Terra è una sfida molto complessa. Oltre alla questione carburante altri problemi riguardano la temperatura (“la Stazione Spaziale è sottoposta a escursioni di temperatura fra 150 gradi e 150 gradi sottozero, oscillazioni simili mettono a dura prova i materiali, soprattutto in un ambiente pieno di radiazioni”), e la resistenza, questa sì ad ora impossibile, dell’essere umano.

“In sei mesi le ossa subirebbero un depauperamento del 25%. Gli astronauti arriverebbero su Marte con lo scheletro di un novantenne. La muscolatura può essere mantenuta in esercizio con macchine adattate all’assenza di gravità. Sulla Stazione ci alleniamo due o due ore e mezza al giorno. Ma sono apparecchi grandi e pesanti, non adatti a un veicolo diretto su Marte”. Infine ci sarebbe un problemino non da poco: la radiazioni. “La Stazione Spaziale rientra ancora nella magnetosfera, che assorbe buona parte delle radiazioni pericolose. In 366 giorni trascorsi a bordo ho assorbito una dose che non desta preoccupazioni”; ma gli astronauti sarebbero invece esposti a dosi potenzialmente letali. Insomma, anche qui Parmitano richiama alla creatività e all’innovatività. Infine un consiglio: visto che sarebbe impossibile portare scorte di cibo, acqua e ossigeno per l’essere umano per l’intera missione bisognerà imparare a rinnovarli nel corso del viaggio. “Sulla Stazione Spaziale ricicliamo il 95% dell’acqua che è a bordo, ma siamo lontani dal film The Martian”.

L'articolo “Marte? Gli astronauti ci arriverebbero con lo scheletro di un novantenne. In sei mesi le ossa subirebbero un depauperamento del 25%”: parla Luca Parmitano proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti