“Mascherine Covid pericolose”: ex funzionario delle dogane presenta un esposto per “epidemia dolosa”. Il reato prevede pene fino all’ergastolo

  • Postato il 18 agosto 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un terremoto giudiziario minaccia di travolgere l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) e la gestione dell’emergenza Covid. Miguel Martina, ex responsabile dell’Ufficio Intelligence regionale, ha depositato alla Procura di Roma un esposto in cui accusa un alto dirigente – e chiunque abbia concorso con lui – di epidemia dolosa, frode processuale e depistaggio. Secondo l’ex funzionario, durante i mesi più drammatici della pandemia milioni di dispositivi di protezione individuale furono importati e messi in circolazione benché “insalubri e pericolosi”, a causa delle condotte “scellerate, attive e omissive” dei vertici ADM. Una strategia dettata, denuncia, da interessi privatistici che anteposero profitto e favori illeciti alla salute pubblica.

Martina ha deciso di muoversi ora, anche alla luce della recente sentenza della Cassazione che ha riconosciuto il reato di epidemia colposa per omissione. Nel suo caso, sostiene, non si trattò di colpa ma di dolo. Se l’accusa fosse confermata, le conseguenze sarebbero devastanti: il reato di epidemia dolosa, in presenza di vittime, prevede fino all’ergastolo. L’ex dirigente afferma di aver consegnato prove documentali e registrazioni, con medici, infermieri ed ex colleghi pronti a testimoniare.

La storia parte nel 2019, quando Martina denunciò un tentativo di corruzione ai suoi danni, collaborando con Polizia e Procura fino ad arresti in flagranza. Per questo ottenne una delega di polizia giudiziaria per indagini “delicate” anche interne all’Agenzia. Nel marzo 2020, da capo dell’Ufficio Intelligence regionale (S.A.S.I.), segnalò al suo superiore Gianfranco Brosco il dilagare di certificazioni false sulle mascherine cinesi. Ma il direttore della Dogana di Fiumicino, Davide Miggiano – da cui transitava la maggior parte dei carichi – avrebbe ordinato di non sequestrare i lotti irregolari, arrivando persino a restituirli agli importatori.

Di fronte a questa inerzia, Martina e Brosco si rivolsero ai Carabinieri del NAS di Roma, che interessarono la Procura e all’Inail per le validazioni. Da quel momento parteciparono a sequestri e operazioni congiunte, anche su mascherine già passate indenni da Fiumicino. Il 7 aprile 2020 i due informarono i vertici ADM, incluso il neo direttore generale Marcello Minenna, della gravità della situazione e della pericolosità dei dispositivi destinati persino alla Protezione Civile e al personale sanitario. La risposta fu immediata. L’8 aprile Minenna avrebbe convocato una riunione ordinando l’estromissione di Martina e la ricerca di un “pretesto” penale contro di lui. Il 10 aprile indicò capo ad interim dell’Antifrode Regionale Domenico Cosmo Tallino, uomo vicino a Miggiano, nominato ufficialmente il 14 aprile.

Quel giorno, in un colloquio registrato segretamente, Tallino ammise di essere stato incaricato “su ordine diretto del vertice ADM” e intimò a Martina di fermare ogni indagine. Alle sue obiezioni – “stiamo dando merde ai medici” – rispose minacciando velatamente ritorsioni e spiegando che bloccare le forniture significava interferire in “un affare di Stato che avrebbe stritolato tutti”. Dal giorno dopo Martina fu rimosso. Tallino gli fece consegnare i fascicoli, mai più visti. L’8 maggio, prima ancora del suo trasferimento, gli furono revocati gli accessi informatici “per certezza assoluta della mia sterilizzazione”. Secondo l’esposto, così furono insabbiate indagini e reati, consentendo l’ingresso in Italia di “un quantitativo enorme di DPI insalubri”, con conseguenze pesanti sulla salute pubblica.

Il legale di Martina, Luigi Annunziata, sottolinea che il suo cliente ed ex funzionario ha custodito per oltre cinque anni la registrazione oggi consegnata ai magistrati: “Prova non solo delle pressioni e delle angherie subite, ma soprattutto delle manovre oscure di alte istituzioni deviate in danno della salute pubblica”. A seguito di queste vicende l’amministrazione aprì un procedimento disciplinare a Tallino ritenendo corretta la sua condotta, così come Anac. Quelle condotte verrano vagliate ora anche dalla Procura.

Abbiamo cercato telefonicamente Tallino senza ricevere, al momento della pubblicazione, una risposta. Dopo aver ottenuto riconoscimenti dal Giudice del Lavoro e aver riferito alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione Covid, Martina ha scelto di consegnare la registrazione alla magistratura penale: “Da uomo di Stato – dice il suo legale Annunziata – ha ritenuto doveroso fare piena luce su quella che verrà ricordata come una delle più grandi catastrofi della storia recente italiana”.

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Il Fatto Quotidiano

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