Massa porta la F1 a processo e chiede il Mondiale del 2008
- Postato il 26 novembre 2025
- Formula 1
- Di Virgilio.it
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L’Alta Corte di Londra dà ragione a Felipe Massa e respinge l’archiviazione chiesta dalla FIA sul caso che da anni divide i tifosi: il Mondiale 2008, quello deciso all’ultima curva e segnato dal celebre Crashgate di Singapore. Una vicenda che sembrava ormai archiviata, ma che oggi torna a far tremare i piani alti della Formula 1.
Si va a processo
La notizia è clamorosa: la Corte inglese ha stabilito che il caso presentato da Felipe Massa ha basi solide e merita un processo. Tradotto, significa che i giudici hanno riconosciuto la plausibilità della teoria secondo cui FIA, FOM e Bernie Ecclestone avrebbero agito in modo scorretto dopo l’incidente causato volontariamente da Piquet a Singapore, episodio che compromise in maniera decisiva la corsa al titolo. Nella sentenza, lunga 54 pagine, il giudice respinge punto per punto la richiesta di archiviazione sostenuta dalla FIA, confermando che il materiale portato dal team legale di Massa è sufficiente per avviare un procedimento vero e proprio. Il processo che, salvo nuovi colpi di scena, inizierà il prossimo anno.
L’impatto sul mondo della Formula 1 potrebbe essere enorme. Non solo per la portata simbolica ma per i possibili risvolti politici e sportivi. Per la prima volta, infatti, un tribunale civile apre la porta alla possibilità che un Mondiale sia stato influenzato da decisioni prese fuori dalla pista. E in un contesto in cui la FIA è già sotto pressione tra corposi aggiornamenti regolamentari, nuove tecnologie e una Formula 1 sempre più globalizzata, questa riapertura dei casi del 2008 rischia di aprire una ferita che molti pensavano ormai chiusa.
Le parole di Massa
Felipe Massa, da anni convinto di essere stato privato di un titolo, accoglie la decisione con toni soddisfatti e determinati. Le sue dichiarazioni sono un manifesto di rivincita sportiva e personale:
“La Corte ha riconosciuto la solidità del nostro caso e non ha consentito agli imputati di soffocare la verità sul 2008. Quell’incidente deliberato mi è costato un titolo mondiale, e le autorità dell’epoca hanno preferito insabbiare i fatti anziché difendere l’integrità dello sport. Sono più determinato e fiducioso che mai. Quando tutta la verità verrà alla luce, la giustizia sarà fatta: per me, per i brasiliani, per i tifosi, per tutti gli appassionati di motorsport che meritano uno sport leale, e per il futuro stesso della Formula 1”.
È un messaggio potente, che scava nelle radici emotive di quel Mondiale perso per un soffio, nella gara di casa, con Hamilton campione all’ultima curva di Interlagos.
Niente lettera di ammissioni
La Corte, pur riconoscendo la validità del ricorso, ha escluso però una delle richieste più discusse di Massa: una lettera ufficiale di ammissione dell’insabbiamento da parte della FIA. Secondo il giudice, una simile dichiarazione avrebbe dato l’impressione che un tribunale avrebbe potuto riscrivere la classifica, cosa che avrebbe “violato il diritto della FIA a gestire i propri affari”, creando un precedente troppo invasivo nell’autonomia dell’ente federale. Tradotto: il processo si farà, ma senza costringere la Federazione a una confessione formale.
Resta comunque il punto centrale: l’ipotesi che la vittoria del Mondiale 2008 possa essere considerata “compromessa” non è più una calunnia, ma una possibilità concreta. Con, in caso, milioni di risarcimento nei confronti della parte lesa, ovvero Felipe Massa.