Massad Boulos: “Così Trump vuole ridisegnare il ruolo degli USA in Africa”

  • Postato il 15 agosto 2025
  • Di Panorama
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È l’inviato americano per l’Africa. E, in questa veste, è stato tra i principali negoziatori dello storico accordo tra Repubblica democratica del Congo e Ruanda, raggiunto lo scorso giugno. Visto il crescente interesse della Casa Bianca per le questioni africane, Massad Boulos sta vedendo aumentare la propria influenza nell’attuale amministrazione americana. Consuocero di Donald Trump, è stato da lui nominato senior advisor a gennaio, mentre ad aprile ha ricevuto le deleghe per l’Africa dal Dipartimento di Stato. In questi mesi, ha effettuato vari viaggi: dalla Libia all’Egitto, passando per la Tunisia. La Verità ha avuto l’opportunità di intervistarlo in esclusiva, per capire quali sono le strategie che il presidente americano ha in mente per il continente africano.

Massad Boulos, lei è stato recentemente in Libia. Come vede la situazione politica del Paese?

“Guidati dai principi della politica estera ‘America First’ del presidente Trump, ci concentriamo sull’approfondimento dei legami con le nazioni africane per sostenere la loro prosperità nel lungo termine. La mia visita a Tripoli e Bengasi si è concentrata sul progresso della cooperazione commerciale tra Stati Uniti e Libia, che promette di portare maggiore prosperità sia al popolo americano che a quello libico. In entrambe le mie tappe ho sentito costantemente il desiderio dei libici di una maggiore partnership con gli Stati Uniti. Siamo stati lieti di vedere che, il 4 agosto, la National Oil Corporation abbia firmato un protocollo d’intesa con ExxonMobil per facilitare l’esplorazione di ulteriori riserve di gas”.

Prosegua pure.

“Il popolo libico gode di un Paese con enormi risorse naturali e vogliamo che ne tragga il massimo beneficio e che si impegni in partnership reciprocamente vantaggiose con gli Stati Uniti. Ciò che i libici mi dicono costantemente di volere sono le stesse cose che vogliamo noi: una Libia forte, sovrana e unita, in grado di gestire la propria sicurezza e di avere partnership produttive con il resto del mondo. La chiave per il raggiungimento di questi obiettivi sarà trovare modi pacifici per far progredire il processo politico della Libia e aumentare la cooperazione tra Est e Ovest con l’obiettivo di rafforzare l’unità del Paese”.

Il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha puntato molto sul Piano Mattei. Come vede questa iniziativa in un’ottica di partnership tra Roma e Washington in Africa?

“Gli Stati Uniti e l’Italia condividono l’impegno a sprigionare l’immenso potenziale delle economie africane e a promuovere la crescita a lungo termine attraverso l’incremento del commercio e degli investimenti. Insieme, stiamo collaborando a iniziative come il Corridoio di Lobito, che creerà un futuro più prospero per americani, italiani e per i nostri partner africani. Accogliamo con favore l’approccio economico pragmatico del presidente del Consiglio Meloni all’impegno in Africa, inclusa l’enfasi dell’Italia nel trattare le nazioni africane come partner alla pari nella costruzione di opportunità condivise e prosperità reciproca”.

Come contrasteranno gli Stati Uniti il terrorismo proveniente dall’Africa?

“Gli Stati Uniti sono risoluti nel loro impegno a combattere il terrorismo e a proteggere la loro sicurezza. In Somalia, siamo particolarmente concentrati sulla minaccia rappresentata dall’Isis somalo, inclusa la sua capacità di reclutamento a livello internazionale e di convogliare finanziamenti verso una rete più ampia. I recenti attacchi aerei di Africom contro gli agenti dell’Isis somalo sottolineano la nostra partnership con il governo della Somalia e il nostro impegno a eliminare le minacce terroristiche. Continueremo a collaborare strettamente con le forze somale e dell’Unione Africana nella lotta contro al-Shabaab e l’Isis”.

Temete attacchi sul suolo statunitense?

I confini porosi della Libia e il vuoto di governance sono terreno fertile affinché ne approfittino attori che cercano di minare gli interessi politici, economici e di sicurezza degli Stati Uniti. Durante la mia visita, ho incoraggiato i leader libici ad adottare misure pacifiche per aumentare l’integrazione delle forze di sicurezza libiche e aumentare la capacità del Paese di affrontare le proprie sfide alla sicurezza. Un apparato politico e di sicurezza unificato sarebbe in grado di proteggere i confini, espellere forze armate e mercenari stranieri e contrastare il terrorismo. Questo obiettivo è realizzabile con un impegno mirato da parte degli Stati Uniti, anche spingendo partner internazionali come l’Egitto a investire nella sicurezza del loro vicino. Limitare la diffusione di gruppi terroristici e attività illecite lungo i confini ridurrà al minimo la possibilità che queste minacce raggiungano i confini statunitensi.

Ritiene possibile un’estensione degli Accordi di Abramo ai Paesi africani?

“Sotto la guida del presidente Trump, nel settembre 2020, i leader di Bahrein, Israele ed Emirati Arabi Uniti hanno firmato gli Accordi di Abramo. Pochi mesi dopo, a dicembre, Israele e Marocco hanno firmato un accordo di normalizzazione che ha ristabilito piene relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Anche il Sudan ha aderito agli Accordi di Abramo nel gennaio 2021. Gli Accordi di Abramo rappresentano un’importante opportunità per promuovere una maggiore stabilità e cooperazione nella regione. La loro estensione ad altri Paesi africani potrebbe contribuire a incoraggiare il tipo di dialogo necessario per trovare soluzioni pacifiche ai conflitti e promuovere opportunità di business e commercio. Anche i Paesi che hanno legami diplomatici esistenti con Israele o che hanno dimostrato interesse per la costruzione della pace potrebbero diventare potenziali candidati all’inclusione. Naturalmente, il raggiungimento di tale estensione richiederà un coinvolgimento diplomatico costante e un impegno verso obiettivi condivisi”.  

Autore
Panorama

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