Massoneria, Venzi (Glri): «Collaborammo per scovare Messina Denaro in Brasile»
- Postato il 3 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Massoneria, Venzi (Glri): «Collaborammo per scovare Messina Denaro in Brasile»
Intervista al gran maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, Fabio Venzi sulle infiltrazioni criminali nella massoneria in Calabria e gli aiuti agli inquirenti per scovare Messina Denaro in Brasile.
«Mi sono offerto spontaneamente di collaborare, anche attraverso una complicata ricerca di informazioni all’estero, presso il Grande Oriente del Brasile. Informazioni riguardanti l’appartenenza massonica di un noto latitante». Quel latitante era Matteo Messina Denaro, che si riteneva potesse essere protetto dalla massoneria, in particolare da una loggia in Brasile. A svelarlo, in un’intervista al Quotidiano del Sud, è Fabio Venzi, sociologo e saggista, gran maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia. L’ex boss della provincia trapanese, un’area in cui si registra un numero spropositato di logge rispetto al resto del Paese, avrebbe avuto agganci anche tra i “fratelli” sudamericani. La ricerca, a quanto pare, non portò a nulla.
IPOTESI MESSINA DENARO E LA MASSONERIA BRASILIANA
Ma il dato riferito da Venzi è significativo di un atteggiamento che mira a coadiuvare il lavoro di indagine sugli interessi oscuri che legano mafia, politica, istituzioni. E massoneria. La chiacchierata trae spunto dalla proliferazione di logge in Calabria, una regione con meno di due milioni di abitanti in cui si contano un centinaio di logge (la stima è in difetto perché si basa soltanto su quelle regolari e censite).
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Come valuta l’elevata concentrazione di logge in Calabria, una regione in fondo a tutti gli indicatori economici in cui si registra il primato di affiliati alla massoneria?
«Se da un punto di vista generale il numero è oggettivamente elevato, scendendo nel particolare, ossia in riferimento alla Gran Loggia da me rappresentata, la Gran Loggia Regolare d’Italia, i numeri degli iscritti calabresi sono assolutamente nella media, anzi forse persino sotto la media, rispetto alle altre regioni. Visti i numeri di altre istituzioni massoniche presenti sul territorio, probabilmente la GLRI ha delle caratteristiche che inibiscono gli aspiranti liberi muratori calabresi a entrarvi scegliendo altre realtà. Probabilmente le mie allocuzioni, i miei scritti e la mia interpretazione del percorso libero-muratorio come “integralmente iniziatico” sono troppo noiosi».
Nella Calabria sono le sue radici, quindi ci viene spesso anche per motivi personali. Che idea si è fatto di questa terra e, in particolare, della massoneria calabrese, che spesso ha fatto da camera di compensazione di interessi trasversali?
«Mia madre è di origini calabresi, mio nonno, nato a Laureana di Borrello, è stato maresciallo dei carabinieri in una Stazione in Aspromonte, mia moglie è di Corigliano Calabro, dove scendo spessissimo. Adoro la Calabria, sono legatissimo alle sue tradizioni, alla sua cultura e alle persone meravigliose che ci vivono. Come già accennai in Commissione parlamentare antimafia, negare che ci siano problemi di malaffare legati a commistioni con realtà massoniche significherebbe negare l’evidenza.
Durante l’inchiesta della stessa Commissione, in un documento da me inviato ai gran maestri regionali e ai maestri venerabili della Glri (e ovviamente consegnato alla Commissione, e quindi in possesso dei suoi membri, e soprattutto del presidente Rosy Bindi) affermavo l’opportunità dell’inchiesta sui rapporti tra mafie e massonerie definendolo un fenomeno reale. Un fenomeno che, se sottovalutato, avrebbe potuto nuocere soprattutto ad istituzioni come la GLRI che nella “trasparenza” ha il suo principale connotato. A questo scopo, dopo un lungo e complicato lavoro di ricerca svolto con la collaborazione del nostro rappresentante della Regione Sicilia, fornivo alla Commissione un elenco di Obbedienze irregolari siciliane (decine) comprensivi di siti Internet».
OLTRE MATTEO MESSINA DENARO, GLI ANTIDOTI CONTRO LE INFILTRAZIONI MAFIOSE NELLA MASSONERIA
Mafia e massoneria non sono un unicum ma esistono relazioni tra clan e “fratelli”. Fu la conclusione della Commissione Bindi. La massoneria si è dotata di anticorpi?
«Posso parlare esclusivamente della Gran Loggia da me rappresentata. Gli strumenti da noi utilizzati sono sostanzialmente due, tutto sommato molto semplici e di buon senso. Primo. Evitare la crescita eccessiva dell’intera istituzione, anche in virtù del fatto che un ordine iniziatico, per natura e definizione élitario, divenga pletorico. Sarebbe una contraddizione in termini. Secondo. Regolamenti che risolvano in maniera radicale (depennamento automatico) la criticità una volta manifestatasi. Ribadisco il concetto già formulato e notificato alla stessa Commissione Bindi, ossia il pericolo delle infiltrazioni mafiose nella massoneria (come in tutti i fenomeni associativi assimilabili) esiste.
Ma all’interno dell’universo massoneria vanno fatti i dovuti distinguo. E per fare ciò il fenomeno va studiato e compreso in maniera seria e non approssimativa, ma soprattutto senza preconcetti. Se ciò verrà fatto la massoneria regolare sarà grata alle istituzioni, nelle quali continuiamo ovviamente a credere. La mia disponibilità a collaborare con la Commissione parlamentare antimafia è stata indiscutibile, piena e documentata. Nel corso della mia audizione, nonché nel successivo incontro informale con la presidente Bindi ed il segretario Comparone, ho fornito tutte le informazioni richieste offrendomi spontaneamente di collaborare anche attraverso una complicata ricerca di informazioni all’estero (Grande Oriente del Brasile) riguardanti l’appartenenza massonica di un noto latitante».
Il Quotidiano del Sud.
Massoneria, Venzi (Glri): «Collaborammo per scovare Messina Denaro in Brasile»