Mattarella dal Papa: «Europa più unita per fermare le guerre»

  • Postato il 7 giugno 2025
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Mattarella dal Papa: «Europa più unita per fermare le guerre»

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Colloquio di 40 minuti su Ucraina e Medio Oriente tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Papa Leone XIV: la soluzione è l’Europa più unita


Papa Leone XIV ormai si muove a trecentosessanta gradi, da vero protagonista sulla scena mondiale, per recuperare le speranze di pace in Ucraina e a Gaza che ora appaiono sempre più opache. Archiviata la possibilità di avviare negoziati tra Mosca e Kiev in campo neutro, quello vaticano, a causa del secco “no” della Russia, Prevost chiama a raccolta le forze vive della comunità internazionale quasi per riorganizzare una strategia di accerchiamento nei confronti di chi continua ad alimentare lo scontro armato anziché puntare sulla diplomazia e di chi continua a vedere la logica della vittoria come unica conclusione dei conflitti.

Per il Pontefice c’è in gioco l’urgenza di evitare l’allargamento di un conflitto che sta togliendo energia ad un’Europa, che da sud subisce anche i pericoli della spina velenosa di Gaza. Queste tematiche sono state ieri al centro dell’incontro ufficiale in Vaticano con il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. Leone XIV ha ricevuto l’inquilino del Quirinale vestendo il cosiddetto “abito corale”, quello in mozzetta rossa e pettorale d’oro che si usa nelle udienze ufficiali con capi di Stato e regnanti. Lo scarno comunicato della Sala Stampa vaticana lo conferma: «Durante i cordiali colloqui ci si è soffermati su temi di carattere internazionale, con particolare attenzione ai conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente».

Più loquace il capo dello Stato nel discorso che poche ore dopo ha fatto a Rondine, Cittadella della Pace, vicino Arezzo. Quasi una traduzione del precedente incontro avuto con il Pontefice. Ha parlato di «collaborazione tra i popoli» Mattarella, facendosi quasi portavoce delle intenzioni papali, con un’Unione Europea, veramente unita, che «deve divenire uno dei perni del dialogo nel mondo per un nuovo modello di coesistenza». Parole feconde all’interno dell’esperienza umana e spirituale di Rondine, che ospita tanti giovani provenienti da terre lacerate dalle guerre, che sperimentano «il coraggio della pace, che non si rassegnano alla logica dell’odio e del nemico, né all’inevitabilità della guerra. Vivendo insieme giorno dopo giorno, trasformando l’inimicizia ereditata in amicizia».

Sono i piccoli semi che Leone XIV sta lanciando da un mese a questa parte, parlando di pace e dialogo a destra e a manca a piccoli e grandi. Lo testimonia il contatto telefonico di qualche giorno fa avuto con Putin, segno evidente che Prevost si vuole porre come protagonista nella soluzione delle crisi internazionali, offrendo spunti al dibattito in corso, attualmente troppo costretto in logiche banali, si potrebbe dire, se non si parlasse di guerra. La vicinanza concreta e l’intervento umanitario a favore di chi è dilaniato dagli orrori della violenza armata è fondamentale, ma è altrettanto fondamentale spezzare con una diplomazia intelligente le cause che portano ai conflitti. Il Papa lo sta dicendo con la prudenza e lo stile che gli sono propri. Non è un rivoluzionario, ma ha l’autorevolezza di chi sa che cosa vuole ottenere.

Leone XIV ha affrontato queste tematiche anche con il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, e soprattutto con il rappresentante pontificio in Ucraina, il nunzio apostolico, monsignor Vivaldas Kulbokas, rimasto per troppo tempo voce debole e isolata dalla Santa Sede, affinchè possa promuovere, lui che è a Kiev, azioni efficaci. Sempre ieri Prevost ha rivolto il suo sguardo anche all’Africa, ricevendo in udienza una rappresentanza della Società delle Missioni Africane. Il continente, ha detto il Papa, ha bisogno di guarire dalle ferite, soprattutto quelle causate dai tanti conflitti che colpiscono varie regioni.

Nello spirito di collaborazione e di collegialità promosso da Leone XIV, è stato il ministro degli Esteri vaticano, monsignor Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, a parlare di ricette per la pace a Cuba, in occasione dei 90 anni dei rapporti diplomatici tra Santa Sede e Paese caraibico. «Una pace disarmata e disarmante» come indicato dal Pontefice, si può raggiungere, afferma Gallagher, «individuando alcuni elementi che servono alla diplomazia per diffondere la pace: riconciliazione, verità, dialogo, giustizia, solidarietà e ricerca del disarmo».

Leone non molla, dunque, e cerca di promuovere il dialogo attraverso tutte le strade possibili e immaginabili. Di recente lo ha fatto ribaltando l’approccio al tema, non partendo da appelli a contendenti e mediatori: la pace vera, ha affermato Prevost, si costruisce anche partendo dal basso, dalle cellule più piccole della società e da un rapporto interpersonale virtuoso, in cui gli ex nemici possono diventare amici. “Non possiamo dimenticare – ha ricordato alcuni giorni fa il Papa – l’abbraccio coraggioso fra l’israeliano Maoz Inon, al quale sono stati uccisi i genitori da Hamas, e il palestinese Aziz Sarah, al quale l’esercito israeliano ha ucciso il fratello, e che ora sono amici e collaboratori: quel gesto – ha sottolineato Leone XIV – rimane come testimonianza e segno di speranza”.

Pace e giustizia per il Papa sono aspetti strettamente legati. Ma chi dice che cosa è giusto e che cosa non lo è? La giustizia del vincitore non porta mai ad una vera pace, ma solo all’imposizione degli interessi di chi ha avuto la meglio in un conflitto. E in questo si può leggere un monito a Russia e Israele da parte del Papa il cui slogan rimane: “Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace”.

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