Mattia Faraoni dall’eredità di Petrosyan alla laurea, fino al rapporto con Cicalone: “Basta con i cliché sui fighters, servono persone pulite e oneste”
- Postato il 26 novembre 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il campione del mondo di kickboxing, Mattia Faraoni, si prepara a difendere il titolo ISKA a Ostia contro il giapponese Akira Jr. Unemura. Un incontro cruciale che, in caso di vittoria, potrebbe spalancare al fighter romano le porte della fase finale del prestigioso torneo K1 in Giappone. A Faraoni, noto al grande pubblico anche per il successo sui social e le collaborazioni con Cicalone su YouTube, spetta il difficile compito di dare continuità a questo sport a pochi giorni dall’addio alle scene di Giorgio Petrosyan, il più grande di tutti, avvenuto a Milano.
Ora tocca a lei, Faraoni. Come vive questa eredità?
Ha smesso un dio della kickboxing. Un ‘GOAT’ e anche di più. La kickboxing, comunque, continua a far parlare di sé: i palazzetti sono pieni e le TV trasmettono i match. Certo, un altro Petrosyan sarà difficile da trovare nel mondo, anche se di bravi atleti, pure in Italia, ce ne sono.
Come arriva a questo match al Pala Pellicone di Ostia?
Ci arrivo dopo un percorso costruito piano piano. Questo match con il giapponese è determinante per il mio futuro, per tornare a combattere in Giappone e disputare uno dei tornei più prestigiosi. Sono concentrato e determinato al massimo.
Lei è laureato in Tecnica di Radiologia Medica, suo fratello minore Francesco (pugile a un passo dal titolo italiano) in Statistica. Siete la dimostrazione che i fighters non sono i ‘brutti, sporchi e cattivi’ di certi cliché?
Basta con questi cliché! Io e mio fratello andiamo nelle scuole a parlare di bullismo con i ragazzi. I luoghi comuni sui fighters stanno pian piano scomparendo, ma la cultura non cambia in un solo giorno. Siamo comunque sulla strada giusta. Servono persone pulite e oneste. Basta anche con il cliché dell’esaltato che deve redimersi: lo sport va fatto quando hai un obiettivo e il fuoco dentro, un desiderio profondo e dei progetti, proprio come nella vita.
Lei è stato anche campione italiano dei massimi leggeri nella boxe. Tornerà mai nella ‘noble art’?
Mai dire mai, ho una doppia identità. Ma ora sono concentrato nella kickboxing, dove sono più forte, competitivo e con contratti importanti. Mi ha fatto sentire in ‘Serie A’.
E suo fratello Francesco?
Mio fratello è un talento sia tecnicamente che psicologicamente; non gli pongo limiti.
Ha mai provato paura quando ha prodotto per YouTube la serie “Quartieri Criminali” con Simone Cicalone?
Paura no, anche se alcuni contesti erano borderline. È stato bello incontrare ragazzi come noi, di periferia, che vivono in situazioni difficili. Nelle Vele di Scampia, per esempio, abbiamo trovato persone accoglienti e affettuose, impossibile rifiutarsi di prendere un caffè. Abbiamo testimoniato che il bello c’è ovunque, solo che un contesto diverso può portare le persone ad agire in maniera illegale. Un ragazzo che vive in un buco con altre quattro persone, scale pericolanti e magari senza vetri alle finestre cresce con un concetto di bene e male diverso.
Non crede che Cicalone si sia spinto troppo oltre e che la gestione delle questioni di sicurezza debba restare di esclusiva competenza delle Forze dell’Ordine e non di un content creator?
Conosco Cicalone da tantissimi anni. È stato uno dei primi divulgatori a Roma e non solo della boxe e degli sport da contatto, con la sua ‘Scuola di Botte’ dove spiegava il pugilato in modo tecnico, ma anche irriverente. Successivamente, si è specializzato su temi ‘caldi’ della periferia romana, portando all’attenzione di tutti questioni come il degrado e la microcriminalità, aspetti che, ci tengo a sottolinearlo, affliggono purtroppo qualsiasi grande area metropolitana moderna, sia in Italia che all’estero. Il pubblico romano lo segue e lo apprezza. Ho visto di recente che c’è stato un sit-in con centinaia di romani che gli hanno dimostrato vicinanza per quanto ha subito nei giorni scorsi. Detto questo, è chiaro e indiscutibile che gli aspetti di pubblica sicurezza spettano esclusivamente alle Forze dell’Ordine. Su questo non c’è neppure da discutere. Tuttavia, è importante ricordare che anche le Forze dell’Ordine raccolgono segnalazioni di atti criminali da comuni cittadini. Ho notato che Cicalone lo fa sempre, collaborando (come nell’ultimo caso di cronaca con la Polmetro di Ottaviano). Il suo essere uno youtuber di inchiesta non sempre valorizza adeguatamente questo suo impegno civile e la sua collaborazione con le Forze dell’Ordine.
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